Traguardi sul test anti-droga: “Difendiamo le istituzioni da bassi calcoli politici”

 
 

Accanto alle ragioni che riguardano la privacy e la conseguente attuazione della norma, esistono motivazioni politiche profonde alla base della nostra contrarietà al contenuto della mozione presentata da Fratelli d’Italia che chiedeva un test antidroga su base volontaria per gli eletti. La mozione è puramente strumentale, un mezzo per lanciare una provocazione che non è nostra intenzione raccogliere“.

Così l’incipit del comunicato stampa diffuso dal movimento civico Traguardi, membro della compagine di maggioranza in Sala Gozzi.
Il tema su cui tornano i consiglieri Beatrice Verze, Giacomo Cona e Pietro Trincanato (ché è anche presidente del movimento) è quello relativo al voto contrario al test anti-droga per tutti i neo-eletti (e tecnici) di Palazzo Barbieri su iniziativa della minoranza di Fratelli d’Italia.

Se la condanna delle attività illecite di spaccio è ferma ed inequivocabile – prosegue il comunicato – al pari di qualsiasi altro comportamento illegale che rende non degni di ricoprire ruoli istituzionali, stigmatizzare un comportamento che non definisce né le persone che lo compiono né tantomeno la loro tenuta morale ed etica equivale a svilire il valore dell’attività politica. L’esempio si dà a prescindere da un test, consacrando con il proprio lavoro e impegno giornaliero l’incarico istituzionale che rivestiamo, in virtù di una scelta effettuata dai cittadini che ci hanno eletti come loro rappresentanti. Una mozione che vuole introdurre uno strumento di pressione mediatica come questo è una mozione che alimenta una visione negativa e distorta delle istituzioni, che al contrario è nostro dovere valorizzare e difendere sulla base dei principi fondamentali che definiscono una comunità democratica e liberale come quella in cui viviamo ed in cui abbiamo l’onore e l’onere di rivestire un ruolo di rappresentanza”.

Rappresentare degnamente i cittadini – concludono Verzé, Cona e Trincanato – da quest’aula passa innanzitutto, dal rifiutare l’idea per cui, in virtù di una concezione di stato etico e di bassi calcoli politici, si giudichino come immorali e indegne intere categorie di cittadine e cittadini, anche in ossequio ad un approccio al tema delle droghe che negli ultimi anni è stato declinato soltanto in chiave securitaria e repressiva ma che meriterebbe invece attenzioni particolari, non mozioni ideologiche e strumentali”.

 
 

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