«In questi giorni abbiamo assistito a comuni del Veronese che hanno bloccato l’implementazione di antenne 5G sul loro territorio invocando il principio di precauzione. Principio sacrosanto, ma che deve essere fondato su basi scientifiche, non seguire le “sensazioni” dei sindaci, perché se passa questo messaggio rischiamo un cortocircuito istituzionale»
Così Tommaso Ferrari, ingegnere ambientale e consigliere comunale di Traguardi, che spiega: «La normativa italiana è estremamente restrittiva e impone precauzioni e verifiche extra rispetto a quella europea, già severa: grazie a questo nel nostro Paese non è possibile installare tecnologie delle quali non siano note le caratteristiche e le conseguenze dal punto di vista scientifico, così come non sarà mai possibile, per fortuna, oltrepassare i limiti delle normative che tutelano la salute dei cittadini. Su questo bisogna essere chiari, pena la sfiducia dei cittadini e l’incitamento al complottismo: se una tecnologia viene autorizzata è perché è stata prima validata da tutte le autorità mediche e scientifiche.»
«L’elettromagnetismo è un fenomeno studiato da più di 20 anni – prosegue Massimo Valsecchi, medico esperto di prevenzione – e possiamo contare su una letteratura scientifica ricca e consultabile, con ricerche italiane e internazionali. Si tratta, oltretutto, di un fenomeno peculiare, perché ad esso è esposta una popolazione totale di oltre 1 miliardo di persone, che consente di raccogliere grandi quantità di dati e di elaborare studi su larga scala. Conosciamo i rischi, dunque, e sappiamo che l’intensità delle onde elettromagnetiche prodotte dalla tecnologia 5G (come quelle che usiamo adesso con il 4G, o le precedenti) è troppo bassa per rappresentare un rischio per la nostra salute. In Italia, tra l’altro, da questo punto di vista godiamo di una legislazione molto più restrittiva che nel resto d’Europa per esposizione a campi elettromagnetici, legislazione che è basata proprio sul principio di precauzione: una tecnologia non viene autorizzata fintanto che non si è certi della sua sicurezza, e i limiti imposti dalle leggi non sono derogabili»
«I cittadini possono stare tranquilli – conclude Ferrari – la loro salute è protetta e tutelata. E la politica farebbe bene a ribadirlo, invece di soffiare sul fuoco della paura»
Direi che prima di dichiare totalmente innocuoa la tecnologia 5g (o chi per essa), sarebbe il caso di consultare chi non è in conflitto d’interessi e ha posto la sua attenzione scientifica al caso. In questo link (https://drive.google.com/file/d/19CbWmdGTnnW1iZ9pxlxq1ssAdYl3Eur3/view) sono pubblicati più di 1500 studi scientifici che danno risultato di incontrovertibile dubbio sulla sicurezza del 5g.
Ha ragione il signor Alberto. Il consigliere vada a documentarsi sugli studi scientifici, ma quelli indipendenti però. Non c’è da stare tranquilli affatto, e se centinaia di sindaci si sono appellati al principio di precauzione; migliaia di cittadini, tra cui cinquemila veronesi hanno sottoscritto petizioni e diffide, un motivo c’è.
Tutti i cittadini possono stare tranquilli? E chi lo garantisce, Ferrari? Ci sono punti in cui le concentrazioni di antenne sono tali che c’è poco da star tranquilli! Quando poi scopri che non esiste una vera mappatura di Arpa/Asl, o altro ente, che contempli tutte le installazioni presenti sul territorio e le loro singole emissioni continue/di picco e cumulative, di cosa stiamo parlando?
Viceversa se i dati ci sono, che siano resi pubblici, ma indicando tutte le singole antenne mappate, così il giorno dopo i cittadini potranno smentire inviando le foto di quelle mancanti.
Volete un esempio? Tutte denunciate e regolamentari le antenne presenti sullo stabile Agricenter della Fiera o sulla vicina torre di Telecom (forse di chi sia non si sa)?