Dopo otto anni di attesa è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni del 19 giugno il decreto per la certificazione delle competenze dei volontari, che rientra nella Riforma in favore delle persone anziane e riconosce il valore etico, educativo e civico dell’attività di volontariato. La certificazione delle competenze mira a valorizzare il patrimonio di esperienze e abilità sviluppate nel volontariato
«Dopo 8 anni», ha detto la Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci, «le istituzioni riconoscono il valore di chi sceglie gratuitamente di aiutare il prossimo con un semplice, ma anche potente, atto volontario teso alla costruzione del bene comune».
L’intesa è stata sancita, ai sensi dell’articolo 19, c. 2, del D.Lgs. 117/2017 (Codice del Terzo settore), sullo schema di decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’istruzione e del merito, il Ministro dell’università e della ricerca e il Ministro per la pubblica amministrazione, recante la definizione dei criteri per il riconoscimento in ambito scolastico e lavorativo delle competenze acquisite nello svolgimento di attività o percorsi di volontariato (qui Repertorio atto n. 90/CSR).
Come funziona la certificazione. Il decreto definisce le modalità per l’individuazione, validazione e certificazione delle competenze acquisite in contesti non formali e informali consentendo sì alle persone di approcciare al mondo della solidarietà con la logica del sostegno, ma anche di rendere spendibile questo impegno in altri ambiti, come quello del lavoro e dello studio. Tecnicamente, per coloro che si dedicano al volontariato si apre la possibilità di ottenere una certificazione, solo dopo aver effettuato almeno 60 ore durante l’anno, che attesti l’impegno e che sia spendibile sia nel lavoro, anche per i concorsi pubblici. Una misura che fa il paio con il 15% dei posti riservati nei concorsi pubblici a coloro che abbiano concluso con successo il percorso di operatori volontari del Servizio Civile Universale.
Le università potranno riconoscere crediti formativi universitari per attività svolte presso organizzazioni di volontariato (Odv) o enti del Terzo settore (Ets). Gli enti preposti, come i centri DU-NA (associazioni professionali, enti di formazione accreditati e Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti – CPIA), collaborano con il Ministero del Lavoro per garantire standard uniformi a livello nazionale.
Il ruolo dei CSV e degli ETS. Un aspetto particolarmente innovativo introdotto dal decreto, come ha spiegato il Viceministro Bellucci, è il ruolo centrale degli Enti del Terzo Settore, che diventano soggetti attivi nel processo di individuazione delle competenze. Gli ETS avranno infatti il compito di garantire un accesso equo al servizio, predisporre progetti personalizzati condivisi con i volontari e accompagnarli attraverso la figura di un tutor. Al termine del percorso, sarà rilasciato un “documento di trasparenza” che descrive le attività svolte, e se almeno il 75% delle ore è stato completato, si potrà ottenere l’attestazione ufficiale delle competenze acquisite.
Centri di Servizio per il Volontariato (CSV) e le reti associative del Terzo Settore come il CSVnet, offriranno supporto tecnico e formativo per accompagnare i volontari in questo percorso di certificazione.
Alla notizia della tanto attesa approvazione delle competenze fa eco quella della disponibilità online della Guida agli standard europei di qualità nella validazione delle competenze dal volontariato, uno strumento innovativo pensato per valorizzare l’esperienza volontaria e facilitarne il riconoscimento in ambito formativo e professionale.
La guida è il principale risultato del progetto europeo eQval – European quality standards in validation of the learning from volunteering cofinanziato dal programma Erasmus+ e avviato nel 2023 su iniziativa della Piattaforma del volontariato spagnolo, con il coinvolgimento di CSVnet, l’associazione dei 49 Centri di servizio per il volontariato italiani (Csv) e di altri partner europei: Cesur (Spagna), Munster Technological University (Irlanda), Centro europeo per il volontariato – CEV (Belgio), Confederazione portoghese del volontariato (Portogallo) e Psitest (Romania).
Il documento, disponibile in sei lingue e scaricabile gratuitamente sul sito del progetto, propone un quadro di riferimento condiviso per l’identificazione, la documentazione e la validazione delle competenze maturate nell’ambito del volontariato. Un obiettivo ambizioso che punta a rafforzare il riconoscimento formale del contributo di volontarie e volontari nei diversi contesti educativi e occupazionali. La guida fornisce indicazioni pratiche, modelli operativi ed esempi reali, con l’obiettivo di facilitare l’integrazione delle competenze acquisite attraverso il volontariato nei curricula formativi, nei processi di selezione del personale e nei sistemi di riconoscimento dell’apprendimento non formale.
Alberto Speciale
Qui video intervista “Settore Terzo – Intervista al viceministro Maria Teresa Bellucci” con Gianluca Abbate (notaio, già consigliere Nazionale del Notariato con delega al Sociale e al Terzo Settore), Maria Teresa Bellucci (vice ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Fratelli d’Italia). L’intervista è stata registrata giovedì 19 giugno 2025