Terremoto in Questura, la nota delle segreterie sindacali

 
 

Le segreterie provinciali sindacali – SIULP SAP SIAP FSP-PDS COISP-MOSAP SILP-CGIL – hanno appreso che, nelle prime ore della giornata odierna, sono stati notificati cinque provvedimenti cautelari emessi dal G.I.P. del Tribunale di Verona nei confronti di altrettanti operatori della Questura, per presunti comportamenti gravemente disallineati dai canoni normativi. Pare poi che nelle prossime ore verranno notificati ulteriori avvisi di garanzia per condotte collaterali.

Si tratterebbe di fatti risalenti ad alcuni mesi addietro, emersi nel corso di un’indagine che vedrebbe coinvolti vari colleghi che, al tempo, presuntivamente nel corso dell’ultimo trimestre dello scorso anno, prestavano servizio alle Volanti.

“Allo stato dell’arte – si legge in una nota -, non avendo un’approfondita conoscenza delle risultanze investigative, le scriventi, in rappresentanza della totalità dei poliziotti veronesi, non possono che limitarsi ad alcune considerazioni necessariamente condizionate dalla genericità delle informazioni a disposizione.
In primo luogo, va evidenziato come l’attività di accertamento sia stata posta in essere dalla stessa Squadra Mobile scaligera, segno eloquente dell’assoluta linea di trasparenza e d’imparzialità che caratterizza le donne e gli uomini che quotidianamente prestano servizio presso la Questura di Verona, e che riflettono il generale approccio culturale di tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato. Tutti gli interessati erano stati trasferiti dalle Volanti già nello scorso mese di dicembre, rendendo palese come questa inopinata decisione non potesse che avere quale presupposto una attività di indagine a loro carico. Attività che ha poi trovato conferma in ulteriori movimenti interni successivamente disposti, sempre con allontanamento dalle Volanti, di altri operatori.
Alla luce di queste disposizioni si è rimosso, in nuce, il potenziale pericolo di inquinamento delle prove ed al contempo anche quello di possibile reiterazione dei reati, atteso che l’incarico a cui sono stati assegnati tutti gli interessati dai provvedimenti restrittivi escludeva, da parte loro, potenziali interferenze.
Sorprende, quindi, non poco prendere atto del trattamento riservato a chi, nei sei mesi successivi, ha continuato a lavorare e ad esercitare le funzioni tipiche degli operatori delle FF.OO. (che, al pari delle restanti helping professions, sono diuturnamente esposte a delicatissime attività che, non di rado, degenerano in loro danno) mantenendo continuamente alto il proprio senso del dovere e di appartenenza alla Polizia di Stato.
Beninteso, non è nostra intenzione invocare alcuna impunità. Confidiamo invero che gli sviluppi processuali possano consentire di individuare e perseguire, laddove siano comprovate, le rispettive responsabilità ed in pari tempo le estraneità alle configurate ipotesi accusatorie, auspicando che nelle more del giudicato si possano evitare processi mediatici che rischiano di infliggere pene e frustrazioni morali che nessuna eventuale assoluzione futura potrà riparare”.

 
 

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