Terre e rocce da scavo: via libera al nuovo Regolamento. E’ vera semplificazione?

 
 

E’ entrato in vigore il 22 agosto 2017 il nuovo regolamento recante la disciplina “semplificata” della gestione delle terre e rocce da scavo, atteso ormai dal 2014, il relativo D.P.R. 13 giugno 2017 n. 120 è stato infatti pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Cosa cambia dunque «per 150 mila imprese di ogni dimensione», ovvero quelle interessate dal provvedimento secondo il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti?

Il Decreto ha come oggetto: la gestione delle terre e rocce qualificate come sottoprodotti per tutti i cantieri, la disciplina del deposito temporaneo di quelle considerate come rifiuto, la gestione nei siti oggetto di bonifica. Secondo gli auspici del Ministero dell’Ambiente il provvedimento migliorerà la tutela delle risorse naturali grazie al minore smaltimento in discarica e al minor utilizzo di materiale di cava, ma allo stesso tempo darà più forza alle aziende che operano nel rispetto dell’ambiente con lavori nei cantieri più veloci e potenziali minori costi derivanti dall’approvigionamento di materia prima.

Tra i più importanti elementi di «semplificazione» enumerati dal Ministero spiccano «l’eliminazione delle autorizzazioni preventive attraverso la previsione di un modello di controllo ‘ex post’, con l’autocertificazione e il rafforzamento del sistema dei controlli», prevedendo «una procedura più spedita per attestare che le terre e rocce da scavo soddisfino i requisiti nazionali ed europei per essere qualificate come sottoprodotti», e una disciplina specifica le aree oggetto di bonifica, dove «sono individuate procedure uniche per gli scavi come per la caratterizzazione dei terreni generati dalle opere da realizzare».

Al contempo, l’introduzione delle «semplificazioni è bilanciata da un rafforzamento del sistema dei controlli, che prevedono misure dirette a superare anche eventuali casi di inerzia da parte delle Amministrazioni».

Funzionerà? Dal Ministero descrivono in toni entusiasti «un Testo unico, coordinato e coerente, che riguarda tutte le tipologie di cantiere e che finalmente semplifica in modo significativo le diverse e spesso disomogenee normative vigenti fino ad oggi, pienamente allineato anche con l’evoluzione della normativa europea». Lo stesso tono utilizzato in occasione dell’uscita del Testi Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006) con le correlate numerose integrazioni forse perchè adottato a furia delle continue procedure di infrazione comminate dalla U.E. all’Italia.

Un entusiasmo che ricorda anche quello che circondò, poco più di un anno fa, il nuovo Codice degli appalti: l’attesa – e sacrosanta – “semplificazione” sarebbe stata la spinta agli investimenti. Com’è andata a finire lo sappiamo: crollo verticale delle gare pubbliche a causa della forte difficoltà a recepire le nuove regole, corsa alla (nuova) modifica del Codice degli appalti con un Correttivo di 131 articoli per aggiustare il testo originario da 220 articoli. La speranza è che con la “semplificazione” della gestione delle terre e rocce da scavo vada meglio: lo dirà l’esperienza sul campo.

Nel frattempo attendiamo di verificare il “rafforzamento” delle procedure di controllo, atteso che i tagli agli Enti locali (in primis la Provincia di Verona) non fanno ben sperare nemmeno nell’espletamento dei controlli “ordinari” in ambito ambientale.

Alberto Speciale

 

 
 
Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

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