Tappa veronese per il pluripremiato “Circo Americano” dei Togni – Intervista

 
 

Il “Circo Americano” della famiglia Togni, torna a Verona (San Giovanni Lupatoto, via Cesare Battisti, zona centro commerciale Verona Uno), dal 22 febbraio al 4 marzo, sola tappa in Veneto per l’unico circo del mondo a 3 piste: una città viaggiante composta da 50 animali di 4 specie diverse e oltre 100 persone, tra artisti, tecnici e personale specializzato nell’installazione dell’enorme chapiteau, una tensostruttura di duemila metri quadrati che ospita 2000 posti a sedere e per il cui montaggio sono necessari quattro giorni di lavoro.

Lo spettacolo – Il nuovo spettacolo si intitola “Extraordinary” e propone attrazioni internazionali, parate, animali da quattro continenti, giocolieri, talentuosi acrobati, esilaranti clown, professionisti del brivido e del mentalismo e premiati al Festival Internazionale del Circo di Monte Carlo.

Flavio Togni – Artista più premiato nel Principato di Monaco, Flavio Togni, grazie al rapporto instaurato con i suoi animali, ha ricevuto l’Oscar del Circo, un Clown d’Oro e tre Clown d’Argento. E proprio dal Festival di Monte Carlo è reduce, invitato dalla principessa Stephanie nel mese di gennaio a far parte della giuria tecnica internazionale in rappresentanza dell’Italia e dell’Europa. Togni nella sua carriera ha addestrato oltre 500 animali (tra elefanti, cavalli e tigri) e sarà protagonista di uno spettacolare carosello equestre sulle tre piste, insieme a Bruno e Cristina Togni, amazzone della famiglia, che avrà l’onore del numero centrale con cavalli in libertà.

Gli artisti – Sulle tre piste si assisterà ad un confronto fra tre diverse tecniche di giocoleria, affidate ad altrettanti maestri: Alessandro Togni giocoliere a cavallo, Bruno Togni esponente della cosiddetta giocoleria “in bouncing” e Glenn Folco con le racchette da tennis, esibizione con cui ha ottenuto i famosi quattro “sì” dai giudici di “Tu si que vales”. Dall’Ucraina gli acrobati Atlantis (premiati con la Medaglia d’Oro al Festival Mondiale del Circo di Parigi) propongono una performance di straordinaria tecnica e intensità; gli Elastonauti saranno protagonisti di una spettacolare coreografia aerea al buio, creata dal coreografo Claude Lergenmuller e utilizzata anche per la cerimonia di apertura dei giochi Olimpici invernali di Albertville. Ivan Makay, straordinario escapologo, si metterà in gioco con una sfida che mancava dalla pista del Circo Americano da oltre quarant’anni: appeso per i piedi alla sommità del tendone con una corda infuocata, avrà 1 minuto per liberarsi dalle catene e dalla camicia di forza con cui è legato, prima che la corda possa spezzarsi, facendolo precipitare su fiamme altre oltre due metri.

 

L’anniversario – Quest’anno ricorrono i 250 anni dalla nascita del circo equestre per opera del sergente britannico Philip Astley il quale, nel 1767, diede vita a Londra ai primi spettacoli di circo. In omaggio, la famiglia Togni porterà in scena un ricco campionario di esibizioni come la giocoleria a cavallo e i cavalli in libertà: quadri di grande spettacolarità che rivelano la confidenza tra uomo e animale. La dimostrazione più eloquente in tal senso viene fornita da Bruno Togni che, a soli 21 anni, ha appena debuttato con un maestoso gruppo composto da sei tigri del bengala nate in casa Togni, cresciute e addestrate amorevolmente da lui stesso. Nelle tre piste si alterneranno anche elefanti e cammelli.

I Togni – Oltre ai citati, in pista scenderanno tre generazioni della famiglia Togni: tra i più giovani, Claudio ed Enis, eccentrici saltatori al trampolino elastico, Ilaria acrobata dell’aria, Adriana e Sarah protagoniste di un suggestivo tango al doppio trapezio anch’esse laureate al Festival di Monte Carlo. Le risate sono compito di Joy Costa, giovane clown portoghese reduce da una fortunata tournée nei paesi dell’Est. E, per finire, contorsionisti, 15 ballerine, giochi pirotecnici nello stile dei grandi show di Las Vegas a cura di Maria Grazia Sarandrea, coreografa e danzatrice di fama internazionale.

L’intervista – Risponde Dario Duranti, il portavoce della comunicazione Togni e grande appassionato del mondo circense. Una comunità viaggiante: come si configura il quotidiano? “Il circo è forse una delle poche realtà in cui non vi è distinzione tra tempo libero e tempo di lavoro e in cui la vita domestica coincide con il luogo in cui si lavora. I tempi sono scanditi dai ritmi del circo: ci sono i giorni in cui si viaggia, in cui si monta, in cui si presentano gli spettacoli, in cui si smonta, in cui si carica il materiale sul treno, e in cui si viaggia nuovamente verso la nuova città. I giovani della famiglia Togni hanno avuto l’opportunità di ricevere una istruzione scolastica all’Accademia di Verona dove, oltre alla formazione tecnico-professionale, hanno seguito le scuole dell’obbligo, ma questo non vale per tutti i circhi; in numerosi complessi, al mattino i bambini vanno a scuola cambiando di volta in volta a seconda di quella più vicina a dove è installato il circo. Magari, per limitare i cambiamenti per alcune settimane si riesce a seguire la stessa scuola, ma quando il circo si allontana troppo diventa necessario cambiando anche istituto. Tutti contribuiscono all’allestimento del tendone: gli uomini ovviamente svolgono le mansioni più pesanti, le donne contribuiscono all’allestimento e disallestimento dei decori interni della struttura. Queste operazioni coinvolgono sia gli operai – ossia il personale addetto alle operazioni di montaggio/montaggio – che gli artisti che, per contratto, hanno comunque in genere anche alcune mansioni legate alla vita pratico/organizzativa delle strutture. A guidare i mezzi che vanno per strada (perché solo alcuni mezzi e materiali possono viaggiare in ferrovia) sono preposti gli uomini, ma può capitare, ed è frequente, che anche le donne munite di patente idonea svolgano questa mansione. Le donne, inoltre, sono responsabili dell’allestimento e disallestimento delle roulotte/carovane che, di piazza in piazza, vengono aperte e allestite per la permanenza, mentre durante i viaggi devono essere chiuse, affinchè i beni in esse contenute non subiscano danneggiamenti durante i viaggi. Tendenzialmente, al di là dei trasferimenti, al mattino si provano i numeri, si allenano gli acrobati e i giocolieri e si provano i numeri di animali che sono tenuti in costante allenamento, si spazzolano i cavalli, si puliscono le gabbie, si limano le unghie agli elefanti, li si lava, si porta l’acqua. Si provano sia i numeri già “finiti”, sia le nuove creazioni. Al pomeriggio e sera ci sono gli spettacoli. Circa un’ora prima degli spettacoli gli artisti devono essere pronti: bisogna truccarsi, prepararsi, controllare le attrezzature, sistemare i finimenti degli animali etc.; nelle giornate di spettacolo l’impegno è costante. E anche dopo, occorre ripristinare la sala (tendone), in modo che il giorno dopo sia pronta e pulita. La domenica sera, quando l’ultimo spettacolo è alle 18.15, intorno alle 21 gli artisti si possono concedere una pausa, una pizza o un film al cinema. Per il resto i ritmi sono serrati. E mentre gli artisti pensano al loro lavoro quotidiano, negli uffici si risolve una quantità immensa di pratiche amministrative, concessioni legate alla piazza successiva, documentazione per gli artisti stranieri, incassi di biglietteria, pratiche siae. Questo è uno spaccato minimo della quotidianità, ma la complessità della vita del circo è molto maggiore, con approvvigionamenti per animali, mensa del personale, ordine del materiale pubblicitario, ritiro presso la tipografia, operazioni di affissione, distribuzione di materiale pubblicitario nei negozi, controlli veterinari“.

Si sente la mancanza di “radici”? “Lo escluderei. Il circo porta con se il proprio passato: i nonni viaggiano con il circo, la famiglia si muove unita e compatta e questo è la forza dei circensi. I cancelli che li separano dall’esterno sono una difesa e una protezione del loro passato e della loro cultura. Il Circo Americano è stato creato nel 1963 da una società tra vari imprese circense europee tra cui appunto la famiglia Togni nella persona di Ferdinando Togni e dei figli Enis, Willy, Bruno e Adriana Togni. Enis Togni è mancato lo scorso anno, ma fino al giorno prima era il direttore in pectore del Circo Americano. Non ha mai abbandonato la vita del circo ma è stato il maestro e insegnante dei figli e nipoti. Questa è la vita del circo: le radici le porta con sè. Viaggiare di continuo consente di incontrare e rincontrare persone in occasioni diverse: gli artisti passano di circo in circo, di scrittura in scrittura. Ci si incontra magari ad un festival, ad un battesimo, ad un matrimonio o ad un funerale. Magari per un mese circhi diversi sono in concorrenza in una stessa città e dopo lo spettacolo gli artisti si trovano. Oppure per un periodo due circhi si uniscono in occasione di una tournée. Queste occasioni generano incontro, fidanzamenti, matrimoni, o semplice occasioni di confronto, crescita, e opportunità di lavoro“.

Animali sì, animali no: la querelle è sempre in primo piano… “La querelle purtroppo è in genere affrontata con tanta superficialità e porta con sè disinformazione e pregiudizi. Per fare chiarezza: gli animali non sono strappati alla natura, ma sono quasi tutti nati e cresciuti nel circo. Quelli che non sono nati lì (da generazioni!) provengono comunque da zoo e allevamenti e sono dunque nati in cattività. Chi dice liberiamo gli animali del circo, rimettiamoli in libertà, dice una castroneria: sono animali che non sarebbero in grado di sopravvivere al di fuori del contesto circo. Chi dice che gli animali fanno esercizi innaturali rischia pure di dire cose inesatte: le tigri si arrampicano sugli alberi, gli elefanti salgono regolarmente l’uno sulla schiena dell’altra (già solo per la riproduzione…). I movimenti sono gli stessi che farebbero anche in natura. Il rapporto che lega l’animale al suo addestratore non è diverso da quello che posso avere io con il mio cane che abituo a fare “rotola”, “seduto”, “zampa”, premiandolo con le carezze o col il bocconcino. E’ il sistema del “rinforzo positivo”: se l’animale fa l’esercizio corretto, lo premio. Il benessere degli animali nei circhi è testato di piazza in piazza da veterinari e asl che, prima del debutto in ogni città, visitano i circhi, misurano gli alloggiamenti affinchè i recinti e gli spazi a disposizione sia conformi con le normative europee vigenti. E l’animale che stava bene ieri a Vicenza, facilmente starà bene oggi a Verona e domani a Bassano del Grappa. Gli animali del circo sono seguiti da veterinari specializzati (curare un elefante o una giraffa non è come curare un cane o un gatto, o comunque, anche se i problemi sono paragonabili, le figure professionali sono più rare e specializzate). Gli animali al circo si riproducono, sono tonici, si allenano regolarmente con attività fisica che li stimola fisicamente e intellettualmente. Un animale impigrito o sofferente non si riproduce, non si muove, è restio ad allenarsi e smette di nutrirsi. Gli animali del circo si possono visitare, così come le prove sono aperte al pubblico: non c’è nulla di nascosto, il circo non ha nulla da nascondere. Gli animali del circo hanno un valore economico importante: oltre ad essere compagni di vita e di gioco (pensiamo ad un bimbo che nasce nel circo e il suo primo contatto non è con un cagnolino, bensì con un elefante o con un cavallo) sono compagni di lavoro: perché mai un circense dovrebbe trascurare o trattare male un animale che è parte integrante del proprio spettacolo e della propria vita? È un controsenso! Gli animali nel circo vivono più che in natura, sono nutriti regolarmente e correttamente, curati, monitorati. In natura gli elefanti e i rinoceronti sono a rischio estinzione, ne sono rimasti pochissimi. I cavalli lavorano con l’uomo e per l’uomo da sempre dai quando esiste l’aratro. I cavalli corrono nelle gare, si esibiscono nei pali, aiutano i disabili nella pet terapy: perché il problema della società deve dunque essere la presenza degli animali del circo, che ormai sono davvero poche centinaia di esemplari (gli elefanti nei circhi italiani sono circa una ventina e tra qualche anno non ve ne saranno più)?

Altre realtà, co ilme Cirque du Soleil, sono concorrenza o solo un altro aspetto artistico del circo? “Il Cirque du Soleil è sovente preso impropriamente ad esempio di un nuovo circo che la gente vuole vedere a dispetto dell’ormai desueto circo tradizionale. Vi sono una serie di precisazioni importanti da fare. Il Cirque du Soleil è una vera e propria multinazionale dello spettacolo, probabilmente seconda solo alla Disney, al pari della Nestlè e della Coca Cola per quanto riguarda l’alimentazione. Da piccolo gruppo di artisti di strada canadesi, ora è una multinazionale che ha ceduto ai cinesi una parte importante delle propri quote. Tutti ne parlano, ma probabilmente pochi l’hanno visto. Non so se ha mai fatto date in Veneto e in tante altre regioni italiane: dal 2004 a oggi è venuto solo 3 volte con il proprio chapiteau in Italia e solo a Milano e Roma. Le altre volte sono venute nei palazzetti dello sport delle produzioni molto datate, nate sotto tendone e per convenienza economiche. I prezzi del Soleil (per esempio la prossima produzione che verrà a Torino ad aprile) vanno dai 44 agli 87 euro: cifre da concerto di una rockband internazionale. Il Cirque du Soleil NON è uno spettacolo per famiglie e non è uno spettacolo per bambini, sia per i costi che scoraggerebbero qualsiasi famiglia, sia per il tipo di spettacolo, poco adatto per ritmi e gusti. Dunque il circo tradizionale e il Soleil non possono essere considerati concorrenti; il primo è da sempre lo spettacolo popolare per eccellenza, non ha bisogno di “spiegazioni”, non trasmette messaggi, ma fa intrattenimento, svago, divertimento, senza parole, con un linguaggio universale e internazionale. Il Circo Americano, praticamente senza adattamenti (se non per la presenza di uno speaker madrelingua) ha viaggiato in Belgio, Francia, Olanda, Germania, ex-Jugoslavia, Polonia. I prezzi sono accessibili, grazie alla forza dei grandi numeri e per venire incontro alle famiglie numerose, regolarmente viene proposto il “Family Day” con un prezzo ulteriormente più accessibile. La politica del brand Cirque du Soleil è di dare visibilità solo al marchio, l’artista è spersonalizzato. Diverso il caso per il circo tradizionale in cui gli artisti vengono presentati, sono riconoscibili. E sono il punto di forza dello spettacolo che porta con se una forte componente di artigianalità. Mio padre ricorda di quando Darix Togni appariva in scena o in televisione: oggi puoi andare al Circo Americano o in altro complesso e conoscere il giovane Bruno Togni che porta avanti un’arte di famiglia, o il padre Flavio Togni che ha scritto pagine importanti di storia del circo. Il mito del Cirque su Soleil è un po’ da sfatare: di fatto in Italia non ha mercato, può venire per qualche giorno nei palazzetti di Torino, Milano e Roma, ma non potrebbe fare una tournée perché il pubblico italiano non se lo può permettere o forse non è davvero così interessato. Certo, ora dire “Cirque du Soleil” è molto cool, fa tendenza, ma è una moda che potrebbe passare. Non è un caso che in questi ultimi anni si stiano diffondendo produzioni che usano in maniera fuorviante il marchio canadese (sul confine della legalità) scrivendo in grande “con i migliori artisti del Cirque du Soleil”, ma sono prodotto italiani che scritturano artisti che hanno lavorato con Soleil per qualche anno, sempre che sia vero“.

Quale può essere il futuro del circo tradizionale? “Sta sicuramente attraversando periodi non facili, ma c’è dell’eroismo a viaggiare oggi, portando al seguito elefanti, cavalli, cammelli e tigri, cambiando città ogni due o tre settimane, talvolta ogni settimana, battendosi contro l’ostilità dell’animalismo imperante, che sbarra la strada nei comuni, contro l’ostilità della burocrazia che non dà risposte nei tempi che servono a un circo per organizzare una tournée, contro la discrezionalità dei sindaci che disattendono la legge nazionale che “riconosce la funzione sociale del circo equestre” e di fatto imporrebbe a tutte le città d’Italia di mettere a disposizione almeno 1 piazza idonea e attrezzata per ospitare il circo equestre, ma che in realtà (disattendendo la legge nazionale!), oltre a non mettere a disposizione aree idonee, non le concedono o, addirittura, vietano l’attendamento dei circhi con animali, compiendo illeciti amministrativi. Ogni volta il circo denuncia ai vari Tar e ne derivano sanzioni a spese dei contribuenti, perché ad oggi l’esercizio dell’arte circense con animali è riconosciuto dalla legge e tutelato“.

Biglietti – Da 10 a 35 € a seconda degli ordini di posto, in vendita alla biglietteria del Circo. Debutto 22 febbraio ore 21.00. Lunedì, martedì e mercoledì spettacoli ore 17.30; giovedì, venerdì e sabato ore 17.30 e 21.00; domenica ore 16.00 e 18.30. Giovedì 1° marzo “Family Day”: tutti pagano 9 € su tutti gli ordini di posti, sino a esaurimento. Informazioni www.americancircus.it

 

 
 
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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