“Stallo AGSM e AMIA per incapacità o poca volontà?” – Cigolini

 
 

Conferenza stampa ieri mattina in Comune di Flavio Tosi con l’ex direttore generale di Agsm e Amia Giampietro Cigolini.

“C’è una situazione di completo immobilismo sulle strategie delle due partecipate del Comune – ha detto Tosi – e quello che hanno in testa il Sindaco Sboarina, l’Assessore Polato e il Presidente di Agsm Finocchiaro mette a rischio i lavoratori delle aziende. In Agsm Sboarina, Polato e Finocchiaro congelano la fusione con Aim Vicenza e spingono con una sospetta pervicacia per consegnare Agsm alla milanese A2A, talmente più grossa come dimensioni che divorerebbe la nostra multiutility. In Amia l’affidamento in house si sta confermando impraticabile e la gara secca privatizzerebbe l’azienda”.

“Non si capisce – ha sottolineato Cigolini – se questo immobilismo e il non procedere in una direzione di sviluppo sia frutto di incapacità o poca volontà. Fa riflettere però che in un momento di aggregazioni non si valorizzino i propri asset ”.

Tosi ha indicato la direzione: “Se vogliamo il bene di Agsm e dei suoi lavoratori serve deliberare l’aggregazione con Aim Vicenza, preparata sotto la mia amministrazione e pronta da tre anni. Così Agsm sarà più forte e potrà anche confrontarsi con altre realtà compatibili per dimensioni per la ricerca del terzo socio. Quindi non la milanese A2A, ma Mantova, Trento e Bolzano”.

Su Amia – ha continuato Tosi – serve ritornare al project financing del 2015 della mia amministrazione. L’esempio è Agsm Lighting, che grazie al mio project è il ramo di azienda che oggi più corre. La soluzione in house è complicata, il rischio vero è quindi di trovarsi con una gara secca, sarebbe una sciagura, Amia in quel caso verrebbe spolpata da un competitor privato”

Cigolini è entrato nel dettaglio: “Ci sono criticità sia in Agsm che in Amia. Agsm è ferma, immobile, non c’è un piano di investimenti credibile. Il ramo che funziona meglio è Agsm Lighting, grazie al project financing dell’amministrazione Tosi. La stessa procedura che si sarebbe dovuta applicare per Amia”.

Cigolini su Agsm ha continuato: “A2a? Sarebbe un ingresso pericoloso, la multiutility lombarda ne ha dato prova con altre società di multiservizi. A2A appena entra procede a piani di riorganizzazione che incidono negativamente anche sulla forza lavoro”. E sugli asset non valorizzati, Cigolini ha fatto un esempio: “Ca’ del Bue. Sotto l’amministrazione Tosi nel 2015 riuscimmo a far approvare dalla Regione il nostro progetto sul potenziamento della fase di recupero dei materiali, un progetto però rimasto fermo e adesso l’autorizzazione è decaduta senza che ci sia un altro progetto autorizzato o quantificato. Nel frattempo sento che vogliono far ripartire l’inceneritore, ma non a Ca’ del Bue. Noi abbiamo rinunciato all’inceneritore nel 2015 e abbiamo puntato proprio sul recupero dei materiali, dire adesso che serve un inceneritore ma non a Ca’ del Bue sembra quasi voler favorire un ipotesi di aggregazione con chi quell’asset ce l’ha, guarda caso A2A”.

Mentre sull’aggregazione con Aim, ha detto Cigolini, “si è fermi, con Tosi si era arrivati a definire un protocollo di aggregazione. Un’aggregazione assolutamente da farsi. Agsm da sola faticherebbe a difendere il proprio mercato. Solo dopo che ci si è uniti con Aim si può pensare a cercare altri partner, perché si sarebbe più forti. I trentini per una serie di motivi sarebbero i partner più validi come terzo socio. Se ci metti anche gli altoatesini si costituirebbe gruppo da 5-6 miliardi di euro e con una dimensione di tutto rispetto anche a livello nazionale. Si proceda per step, prima ci si unisca con Vicenza e poi ci si guardi attorno per il terzo socio”.

Quanto ad Amia, Cigolini ha ribadito: “Meno male che non è stata ancora deliberata la revoca del project financing di Tosi, che resta la soluzione maestra. Con il project Amia avrebbe la prelazione su tutte le proposte e si garantirebbe il controllo e il mantenimento del servizio per 18 anni, come successo ad Agsm Lighting. L’affidamento in house è tecnicamente molto difficile da ottenere, pure la legge lo ritiene un percorso residuale. Significherebbe ridimensionare Amia, farle rinunciare a commesse e servizi fuori Verona. E questo creerebbe anche un aggravio di costi, perché i costi generali verrebbero spalmati solo sulle commesse di Verona. L’in house non può essere la linea vincente”. Ha concluso Cigolini: “Il rischio è di sottoporre Amia a una gara secca al massimo ribasso, nella quale sarebbe facile incappare in un competitor che aggredisca l’azienda”.

 
 

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