Le feste di Natale fanno impennare la spesadegli italiani che quest’anno, a dicembre, raggiungerà il valoredi 24,4 miliardi, vale a dire il 28,3% in più della media annuale. Quasi due terzi degli acquisti, pari a 15,9 miliardi, saranno dedicati ad alimentari e bevande. E’ la previsione elaboratada Confartigianato secondo la quale nei consumi natalizi del 2023 spiccheranno quelli che puntano sulla tipicità, sull’identità territoriale, sull’unicità e qualità di prodotti e servizi.
Un trend che coinvolge 311mila aziende artigiane con 882milaaddetti che operano in 47 settori, dalle specialità alimentariall’oggettistica, dall’abbigliamento ai prodotti per la casa fino aigiocattoli.
I numeri territoriali dipingono una provincia di Verona per laquale, ad ottobre 2023, i prodotti e i regali della “slitta di BabboNatale”, ossia un paniere elaborato da Confartigianato compostoda beni e servizi oggetto di consumo durante le festività o chepossono essere regalati in occasione del Natale e della Befana, registrano un tasso di inflazione medio del 3,6% (+4,9% alivello nazionale, in decelerazione rispetto al 5,9% di settembre, con una dinamica meno accentuata di 1,2 punti rispetto al +6,1% registrato dal normale “carrello della spesa”).
“Scegliere prodotti e servizi realizzati da imprese artigiane e piccole imprese locali vuol dire sostenere l’imprenditore e i suoi dipendenti e quindi le loro famiglie – afferma Roberto Iraci Sareri, Presidente di Confartigianato Imprese Verona –. La scelta contribuisce alla trasmissione della cultura cristallizzata nel sapere artigiano nonché al benessere della comunità, garantendo sia la remunerazione del lavoro e dei fattori produttivi locali sia il gettito fiscale necessario per sostenere il sistema di welfare. Inoltre contrasta l’inflazione dato che, con grande sforzo da parte delle nostre imprese, in provincia, l’inflazione della “slitta di Babbo Natale” è inferiore a quella del “carrello della spesa”.
Nel veronese sono 6.024 le imprese artigiane attive nei registristatistici dell’Istat operanti in 47 settori in cui si realizzano prodottiartigianali e si offrono servizi di qualità che possono essereregalati in occasione del Natale e della Befana; questeimprese danno lavoro a 18.504 addetti.
“A spingere l’acquisto di prodotti artigiani – continua Iraci Sareri – è la sempre più diffusa attenzione alla qualità, all’unicità e alla sostenibilità di prodotti ‘su misura’, personalizzati, tipici del territorio, a basso impatto sull’ambiente. Per questomotivo Confartigianato rilancia anche quest’annola campagna ‘Acquistiamo locale’: un invito a regalare e aregalarsi doni che esprimano il valore artigiano made in Italy, lanostra cultura imprenditoriale, il gusto per il bello, il buono e il benfatto dei tanti, diversi territori del nostro Paese. ‘Acquistiamolocale’ è un modo per valorizzare il lavoro delle imprese, è lascelta consapevole, responsabile e sostenibile per rinsaldare ilrapporto di fiducia tra imprenditori e cittadini nelle comunità”.
A livello regionale, Confartigianato stima che si spenderà di piùin acquisti natalizi in Lombardia con 4,3 miliardi di euro (17,5% del totale nazionale). Seguono il Lazio con 2,4 miliardi, il Veneto(2 miliardi), la Campania (1,9 miliardi), l’Emilia-Romagna (1,9 miliardi), la Sicilia (1,9 miliardi), il Piemonte (1,9 miliardi), laToscana (1,5 miliardi), la Puglia (1,4 miliardi).
In provincia di Verona la stima indica una spesa di 385 milionidi euro, dei quali 237 andranno in alimentari e bevande, aiquali, considerata la rilevanza per il nostro territorio in termini dipeso economico, va dedicato un focus particolare.
Sono 1.076 le imprese artigiane veronesi neisettori alimentare, bevande e ristorazione, per un totaledi 5.067 addetti impiegati.
A livello nazionale, in trentasette casi il peso delle esportazionidell’alimentare sul valore aggiunto è superiore alla media ed inparticolare è almeno due volte la media in quattordici territori: Parma (16,6%), Cuneo (15,3%), Salerno (11,8%), Lodi(10,8%), Verona (8,7%), Ravenna (8,6%), Vercelli e Novara(entrambe con l’8,3%), Cremona e Avellino (entrambe conl’8,0%), Mantova (7,9%), Modena (7,7%), Piacenza (6,8%) eTrieste (6,0%),
In venticinque casi il peso delle esportazioni delle bevande sulvalore aggiunto è superiore alla media ed in particolare è almenodue volte la media in undici territori: Asti (11,4%), Cuneo (7,5%), Siena (6,2%), Verona (4,5%), Treviso (4,2%), Alessandria(3,0%), Trento (2,5%), Venezia e Chieti (entrambe con il 2,1%), Bergamo (2,0%) e Livorno (1,7%).