“Sovrintendente in fuga”. Gasdia non si presenta in Consiglio Comunale

 
 

Invito non concordato o regolarmente spedito come da protocollo è questione di lana caprina, perché quello che conta è che in Sala Gozzi lei non c’era.

Ancora scintille tra lo schieramento del Sindaco Damiano Tommasi e la Sovrintendente di Fondazione Arena Cecilia Gasdia, quest’ultima ritenuta assente ingiustificata in Consiglio Comunale per discutere della Mozione n. 71Con la Città per Fondazione Arena – (primo firmatario: consigliere G. Piva).

Sale lo scontro politico e si incancreniscono ulteriormente le posizioni, nonostante la buona volontà del neo Vescovo Domenico Pompili che aveva cercato di promuovere il dialogo mediante la Via Crucis areniana – Chiamata alla Pace.

Così non si va da nessuna parte, ne sono convinti Assessore Michele Bertucco e Consigliera Comunale Jessica Cugini, capofila della protesta per l’ennesimo allontanamento – questa volta anche fisico – della Sovrintendente in fuga”.

“Non era mai accaduto – sottolineano Bertucco e Cugini neanche nei momenti più bui della storia recente della Fondazione Arena, che una Sovrintendente in carica si negasse alla richiesta di audizione da parte del Consiglio comunale della Città

Perfino Francesco Girondini con l’ex ente lirico sull’orlo del Commissariamento e il Comune dunque ormai esautorato, aveva acconsentito a confrontarsi. Questo atteggiamento ci pare dica molto su come una precisa parte politica si pensi separata rispetto alle dinamiche della città, a cominciare dalle basilari regole della democrazia che il Consiglio comunale incarna e rappresenta. Del resto, il modo a dir poco irrituale con il quale Gasdia è stata eletta e l’ancor più opaca modalità con cui sono stati rinnovati i vertici di Arena di Verona Srl stanno lì a dimostrarlo.

Negli scorsi anni il fallimento della Fondazione Arena è stato evitato grazie ai lavoratori e alle lavoratrici di Fondazione Arena che hanno sacrificato parte del loro stipendio annuale per un risanamento che è stato valorizzato solo in minima parte e dall’attuale management di Fondazione Arena. A metterci il sangue sono stati anche gli stagionali che hanno sofferto prima la crisi e poi il lockdown. In cambio, il management di Fondazione Arena ha offerto dei contratti capestro agli stagionali e un deterioramento senza precedenti delle relazioni sindacali ai fissi.

Quindi bando alle ciance: Fondazione Arena è ancora lontanissima dall’essere l’ente che dialoga con la città intera, e non solo con alcune sue piccole enclave che puntano soltanto a vivere di rendita di posizione”.

 
 

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