Soffio di Primavera, al Filarmonico torna la passione di Werther

 
 

Il richiesto e poliedrico Dmitry Korchak debutta al Filarmonico come protagonista di Werther, ruolo ambìto da tutti i tenori, accanto alle Charlotte di Vasilisa Berzhanskaja e Chiara Tirotta e all’Albert di Gëzim Myshketa Completano il cast artisti emergenti come Granatiero, Park, Mezzaro, Sagona, Guglielmi, Todorovitch e i bimbi del coro di voci bianche A.Li.Ve. diretti da Pasqualetti  Il regista Vizioli guida la narrazione dell’opera in un allestimento potentemente evocativo con le scene di Emanuele Sinisi, i costumi di Anna Maria Heinreich, le luci di Vincenzo Raponi e i contributi video multimediali di Imaginarium Creative studio ∙ Terzo titolo della Stagione Lirica 2023, Werther offre con la musica più toccante di Massenet anche un’occasione imperdibile di ampliamento del repertorio per i complessi di Fondazione Arena e per il pubblico del Teatro Filarmonico 

Già al suo apparire nel 1774, il romanzo epistolare di Goethe destò scalpore in tutta EuropaI dolori del giovane Werther, manifesto dello Sturm und Drang, unisce la consapevolezza dell’uomo illuminista all’urgenza emotiva del venturo Romanticismo, in una storia in grado di avvincere i lettori di ogni epoca anche per i celati ma autentici tratti autobiografici. Avvinse anche Jules Massenet (1842-1912), prolifico operista di punta della scuola francese: il compositore ne accarezzava da anni un adattamento quando decise di unire le forze di tre diversi librettisti (Blau, Miliet, Hartmann). Nel 1887 il suo drame lyriqueera già pronto ma i teatri francesi, ancora feriti dalla sconfitta di Sedan, rifiutarono di mettere in scena un capolavoro nazionale tedesco. Infatti Werther debuttò nel 1892 tradotto in tedesco a Vienna e solo l’anno dopo arrivò a Parigi, iniziando un cammino trionfale in tutto il mondo e diventando subito cavallo di battaglia nel repertorio tenorile: fra gli interpreti più acclamati in 130 anni, De Lucia, Thill, Schipa, Lugo, Tagliavini, Valletti, Gedda, Kraus, Carreras, Domingo, Hadley, Alagna, Villazon, Álvarez, Kaufmann… L’opera fu subito tanto celebre da interessare baritoni come Battistini, per il quale fu adattata dallo stesso autore. 

Il 26 marzo Werther arriva sul palcoscenico del Teatro Filarmonico nella regia dell’apprezzato Stefano Vizioli (uomo di teatro e docente forte di collaborazioni internazionali) prodotta dai Teatri di OperaLombardia nel primo autunno della pandemia, quindi ripensata per norme e recitazione più libere nella recente ripresa a Bari. Un mondo avvincente e di immediata empatia come la musica di Massenet che si ricollega alla fonte letteraria di Goethe in scene, costumi, luci e proiezioni (rispettivamente di Emanuele Sinisi, Anna Maria Heinreich, Vincenzo Raponi e Imaginarium Creative Studio). La realtà esteriore e il rapporto che il protagonista ha con sé, la natura, l’arte, l’amore e l’esplosione di pensieri ed emozioni prendono vita su un grande foglio bianco accartocciato, che è insieme lettera e teatro. 

La consacrazione di Massenet operista a Verona avviene esattamente 100 anni fa, quando Ettore Fagiuoli allestisce in Arena l’esotico Re di Lahore diretto da Panizza per l’estate 1923 (alternato a Norma di Bellini). Nel Festival 1951 arriva Manon (sempre in italiano) con Magda Olivero e Giuseppe Di Stefano diretti da Molinari Pradelli. Da allora, sia in Anfiteatro che al Filarmonico, nonostante la ricorrenza di brani in concerti, balletti, recital e gala, le opere integrali di Massenet sono solo due: nel 1977, Il Ritratto di Manon, breve “sequel” in cui l’autore ritorna al suo più grande successo (protagonista Leo Nucci) e l’anno dopo Werther, un tempo frequentissimo, con Max-René Cosotti e Carmen Gonzales diretti da Giovaninetti. 

Dopo 45 anni, Werther torna a sedurre (nella versione originale in lingua francese) con una musica avvincente in cui alle voci è richiesto molto (si ricordino le due arie di Charlotte, i virtuosismi di Sophie, e i vari difficili assoli del tenore fra cui la celeberrima Pourquoi me réveillere ancora di più all’orchestra, chiamata a svelare i sentimenti dei personaggi con una strumentazione raffinatissima (in cui affiora anche l’allora nuovo saxofono). Ognuno dei quattro atti (gli ultimi due sono legati tra loro quasi cinematograficamente) è introdotto da un preludio orchestrale, occasione di elaborare i diversi Leitmotiv che guidano lo spettatore attraverso l’opera e il suo torrente di emozioni in una trama fatta di piccoli gesti quotidiani che suscitano grandi sconvolgimenti interiori, ben rappresentati dal duetto centrale di Charlotte e Werther, fatto di memorie, poesie di Ossian sfogliate in un libro, baci rubati. 

Oltre che cantanti impavidi, gli interpreti devono essere attori impegnati e credibili: il cast internazionale scelto da Fondazione Arena di Verona ha questa missione. Werther esperto è Dmitry Korchak, tenore lirico già applaudito in Arena che torna al Filarmonico, accanto al mezzosoprano Vasilisa Berzhanskaja, attesa anche nel prossimo Festival areniano, che si alterna con Chiara Tirotta (29/3) per la prima volta nel ruolo di Charlotte. Albert, suo sposo innamorato è il baritono Gëzim Myshketa(anch’egli più volte in Anfiteatro) mentre la sorella Sophie e il padre Bailli sono impersonati dal soprano Veronica Granatiero e dal baritono Youngjun Park. Sono una garanzia Gabriele Sagona e Matteo Mezzaro nei ruoli di fianco degli amici Johann e Schmidt, mentre una scommessa i giovanissimi Maria Giuditta Guglielmi e Pierre Todorovitch come Käthchen e Brühlmann. In scena ci saranno anche gli altri sei più piccoli figli del Borgomastro/Bailli, interpretati dai valorosi solisti del Coro di voci bianche A.Li.Ve. preparato da Paolo Facincani. Orchestra e Tecnici di Fondazione Arenaseguiranno la bacchetta (esordiente a Verona) di Francesco Pasqualetti, maestro apprezzato in Italia e all’estero, che ben conosce questa produzione sin dalla sua prima a Como nel 2020. 

«Quest’opera amatissima apre l’intensa primavera della Fondazione; – dichiara Cecilia Gasdia, Sovrintendente e Direttore Artistico di Fondazione Arena  mentre il Coro si prepara al grande cimento della Messa di Gloria di Rossini, mai eseguita finora, l’Orchestra e i Tecnici realizzano questa produzione che, come il teatro musicale di Massenet, arriva immediatamente allo spettatore ma è frutto di un equilibrio complesso e delicato. Presentiamo con orgoglio un cast di valore ed esperienza internazionale, qui in scena con diversi debutti, confermando il nostro impegno nella valorizzazione dei talenti più giovani».

Werther va in scena domenica 26 marzo (alle 15.30) e replica mercoledì 29 (alle 19), venerdì31 (alle 20) e domenica 2 aprile (alle 15.30). Si ricorda che per l’accesso agli spettacoli non è più obbligatoria la presentazione di certificazione verde né l’uso di mascherina. I biglietti sono disponibili al link https://www.arena.it/it/teatro-filarmonico

L’opera Werther è stata presentata agli studenti dell’Università di Verona lo scorso giovedì 16 marzo in un incontro dedicato con il regista e gli artisti. Parallele alla Stagione Lirica 2023 sono infatti le iniziative di Arena Young, rivolte a studenti e personale di scuole, università, accademie. Fra queste c’è la richiesta Anteprima di Werther, spettacolo riservato a studenti e giovani venerdì 24 marzo alle 16. Dopo il debutto, prosegue la rassegna Ritorno a teatro, un percorso di avvicinamento all’opera e alla musica sinfonica proposto dalla Fondazione Arena di Verona: il mondo della Scuola potrà assistere alle rappresentazioni infrasettimanali in cartellone per la Stagione Artistica 2023 al Teatro Filarmonico, con tariffe speciali e con l’opportunità di partecipare ad un Preludio un’ora prima dello spettacolo, un momento di approccio alla trama, ai personaggi e al linguaggio del teatro in musica, che avrà luogo nella prestigiosa Sala Maffeiana a cura di Fondazione Arena. Per Werther è possibile partecipare al Preludio mercoledì 29 alle ore 18.00e venerdì 31 marzo alle ore 19.00. Info e prenotazioni: Area Formazione e Promozione Scuole [email protected] – tel 045 8051933.

 
 
Classe 1959. Sono iscritto all’ordine dei giornalisti dal 1983. Sono stato il responsabile dell’ufficio stampa di Amia per oltre trent’anni. Appassionato di storia e cultura veronese ho fondato la rivista Civiltà veronese e una casa editrice che ha pubblicato importati volumi, tra cui alcuni racconti inediti di Emilio Salgari e “Le invenzioni del cerusico coltelli di Berto Barbarani”. Appassionato di storia religiosa ho pubblicato oltre mille schede biografiche di santi, beati, venerabili e servi di Dio. Dopo aver fatto il parlamentare, il sindaco e il consigliere comunale, da pensionato voglio torno ad occuparmi di quanto mi appassiona.

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