Simone: «Stare lontano dalla mia squadra mi toglieva l’aria»

 
 

A stagione quasi conclusa la Fortitudo è quarta in classifica e ha ottenuto con largo anticipo la salvezza, iniziale obbiettivo della società gialloblú. Tanto lavoro ancora da fare ma anche i meritati complimenti per una squadra piccola sulla carta ma grande in campo, capace di stupire con i suoi risultati. Ecco le parole di mister Bragantini.

Sconfitta con la Roma: cosa è stato sbagliato a livello di gioco? Ha influito la stanchezza mentale?

«Bisogna innanzitutto complimentarsi con la Roma. Ho visto un’avversaria bella carica che ha meritato di vincere. Sono state superiori ovunque nel campo. Noi ci siamo scordate della nostra filosofia purtroppo, cioè giocare palla a terra. Le opportunità sono arrivate, abbiamo avuto almeno dieci occasioni da gol, che non sono poche. Noi siamo brave a giocare palla a terra e ci siamo scordate di farlo. Forse il punto di vista mentale a volte è il nostro tallone d’Achille in alcune situazioni, ma noi siamo queste e dobbiamo lavorare per migliorare questo aspetto».

Obbiettivo stagionale, ovvero salvezza, ottenuto con anticipo e Fortitudo provvisoriamente al quarto posto. Un ottimo risultato.

«È come se avessimo vinto lo scudetto. Sicuramente avremmo potuto fare di più, ma la realtà è che dovevamo salvarci e l’abbiamo fatto. Non dimentichiamo che stiamo lottando con grandi società e abbiamo raggiunto la salvezza in maniera fantastica. Siamo migliorate, cresciute costantemente e abbiamo fatto tanto. Matematicamente siamo ancora in corsa per la posta massima e io, per come sono fatto di natura, non mollo finché la serie A non è fuori portata per la matematica. Per certi versi abbiamo fatto un’annata migliore di quella scorsa, perché l’anno scorso sapevamo che avremmo potuto lottare per la serie B, quest’anno invece non lo sapevamo, era un’incognita. Quando rinnovi la squadra per il 50% e sei così competitivo significa che hai fatto grandi cose. La salvezza dopo la vittoria con il Cesena era evidente per me che sarebbe arrivata, peccato che dopo siano arrivate alcune battute d’arresto».

Tirando le somme a stagione quasi finita, possiamo dire tante partite di ottimo livello con qualche caduta?

«Ogni partita deve lasciare qualcosa. Ogni partita è un esame. Ci sono state tante partite che mi hanno fatto capire ancora di più il valore delle ragazze, come la vittoria a Empoli, soprattutto il primo tempo, la vittoria con il Cittadella, la vittoria a Milano con il Milan giusto per citarne alcune. Ci sono state anche partite in cui siamo caduti e non siamo riusciti a fare il salto di qualità definitivo. Abbiamo avuto delle belle strisce vincenti, ma momenti come la gara con l’Inter e il secondo tempo a Empoli hanno fatto vedere che dobbiamo ancora lavorare tanto. Credo poi che il calendario non abbia aiutato perché sarebbe stato meglio giocare più spesso e avere una partita ogni domenica, in modo da trovare la condizione e il ritmo. In ogni caso Empoli e Ravenna provengono dalla serie A, hanno tanta esperienza e se hanno qualche punto in più vuol dire che se lo meritano».

Se il campionato finisse ora cosa diresti alla tua squadra?

«Farei i complimenti alle ragazze. Mi hanno regalato due stagioni importanti e indimenticabili. Due stagioni che per me significano tanto e mi spronano a fare sempre di più. Sono ragazze che ti invogliano a fare e dare il massimo. Gli ho fatto i complimenti prima della partita con la Roma. I complimenti si fanno per un campionato di alto livello e noi fin qui lo abbiamo fatto. Possiamo confermarci tra le prime della classe. Credo che questa sarà una stagione che rimarrà nella storia della Fortitudo, quindi dico brave alle mie giocatrici».

Ti sei da poco ripreso da un problema di salute. È stato difficile star lontano dal campo?

«Di sicuro il momento più difficile della stagione per me, a livello personale, è stato quando non potevo stare con la squadra. Ero tranquillo perché ho Alessandro e, ora, anche Melania, che hanno dato tanto al team. Con Alessandro lavoro da due anni e sono felice di averlo con me. Semplicemente mi sentivo male perché non potevo lavorare con le mie ragazze. Non poter scendere in campo con la tua squadra e non poter fare il tuo lavoro ti toglie l’aria».

Riccardo Cannavaro
Foto: Graziano Zanetti Photographer
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