Siccità “resuscita” la storia; tesori archeologici negli aridi fiumi veronesi

 
 

La crisi idrica che ha colpito anche la nostra regione fa affiorare tesori archeologici sino ad ora sommersi.

Per monitorare la situazione i Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Venezia insieme al personale del Nucleo Elicotteri Carabinieri di Belluno hanno sorvolato dall’altro la regione facendo scoperte interessanti.

Le risultanze emerse sia a seguito dell’abbassamento del livello dei fiumi e dei laghi, in particolare sui tratti mediani e terminali dei fiumi Brenta, Bacchiglione, Piave e Adige e sul Lago di Garda, e relitti ricompresi nel braccio di mare tra Malamocco ed Eraclea, vengono ora valutati nelle loro attuali condizioni per la loro migliore tutela e valorizzazione.
Particolarmente critica la situazione lungo il fiume Adige, tra Verona e Legnago, dove sono stati documentati resti di strutture verosimilmente appartenenti sia ad età antica che medievale-rinascimentale, oltre a relitti di età moderna.

Per quanto concerne i fiumi Brenta e Piave, le condizioni drastiche di secca non hanno condotto all’emersione di siti strutturati o di relitti ma rimane altissima la probabilità di ritrovamenti di minori dimensioni, in considerazione della vasta antropizzazione del territorio fin dall’età del Bronzo.
Analogamente il corso del Bacchiglione, fra i comuni di Montegalda (Vicenza) e Selvazzano Dentro (Padova) è stato oggetto di monitoraggio per l’alta potenzialità archeologica dell’area, suscettibile di ulteriori disvelamenti nel medio termine in costanza di criticità idrica.

Affioramenti poi sul fiume Adige a Roverchiara ed Albaredo d’Adige e sul fiume Brenta a Limena (Padova).

 
 

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