Sara Gini: «Violenza tra i giovani, serve più educazione non divieti»

 
 

«Siamo tutti chiamati a intervenire di fronte all’aumento di episodi di violenza tra i giovani. A partire dalla scuola, luogo di formazione e crescita, che oggi più che mai ha il compito di educare non solo alla conoscenza, ma anche alla convivenza civile, al rispetto reciproco e alla gestione delle emozioni». A dirlo è Sara Gini, avvocata e candidata al Consiglio regionale del Veneto, che interviene sul tema della violenza giovanile. 

Secondo Gini, «occorre chiedere con forza l’attivazione di percorsi strutturati di sensibilizzazione contro la violenza, da integrare stabilmente nei programmi scolastici perché investire nella prevenzione significa costruire una società più consapevole, empatica e sicura. Significa dare ai nostri ragazzi gli strumenti per affrontare il disagio, per esprimere il conflitto in modo sano, per riconoscere e rispettare l’altro». Un orientamento che, sottolinea Gini, va in direzione opposta rispetto alle ipotesi avanzate dal Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di vietare l’insegnamento dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole medie. 

Per Sara Gini la sicurezza non può essere disgiunta dalla prevenzione e dall’educazione: «Praticare la prevenzione in questi termini significa agire in modo efficace anche sulla sicurezza. È necessario ampliare l’offerta educativa anche al tempo libero, proponendo attività formative, culturali e sportive che coinvolgano i ragazzi in modo positivo e costruttivo».

Gini propone un piano articolato di interventi: «Servono programmi scolastici di educazione emotiva e relazionale, campagne contro il bullismo e la violenza, spazi di ascolto e supporto psicologico. Ma anche laboratori artistici e tecnologici, sport di squadra, progetti di cittadinanza attiva e volontariato».

L’obiettivo, conclude, è creare una rete tra scuola, famiglia e territorio: «Solo attraverso un approccio integrato possiamo offrire ai nostri ragazzi alternative concrete alla rabbia e alla solitudine, costruendo insieme una società più empatica, sicura e consapevole».