I conflitti che stanno paralizzando la nascita dell’Ambito Territoriale Sociale (ATS) di Verona Est non sono un incidente di percorso, ma la diretta conseguenza di una riforma regionale definita “improvvisata e clamorosamente priva di nuovi finanziamenti”.
Secondo Michele Bertucco, candidato al Consiglio regionale del Veneto per Alleanza Verdi e Sinistra, la Regione ha scaricato sui Comuni la responsabilità di organizzarsi, “senza fornire né una chiara direzione strategica né risorse aggiuntive”. Il risultato è che i diversi raggruppamenti comunali procedono in ordine sparso, con effetti paralizzanti sulla programmazione e sull’erogazione dei servizi.
Intanto, le risorse per i servizi essenziali — dall’assistenza domiciliare (SAD) all’integrazione delle rette delle case di riposo, dalla tutela dei minori al sostegno alle persone fragili — restano ferme. E mentre i fondi stagnano, le esigenze sociali crescono: invecchiamento della popolazione, nuove povertà, fragilità familiari e lavorative.
A preoccupare ulteriormente è la possibilità, prevista dalla riforma, di “privatizzare” i rapporti di lavoro di assistenti sociali e operatori dei servizi territoriali. Una scelta che, secondo Bertucco, “inserisce un elemento di destabilizzazione insostenibile, destinato a minare la qualità dei servizi e ad alimentare un contenzioso politico e sindacale permanente”.
“È una riforma da rivedere completamente — afferma Bertucco — ed è impensabile che chi ha creato questi guai possa continuare a governare la Regione e il settore”.
Per il candidato di AVS servono “risorse specifiche e dedicate, garanzie di competenza per il personale e una risposta unitaria ai problemi più urgenti del territorio: non autosufficienza, fragilità delle famiglie monogenitoriali e unipersonali, povertà da precarietà lavorativa e disabilità”.







































