Riforma del catasto, una follia se si traduce in una tassazione maggiore

 
 

Tassare le abitazioni di proprietà, più di quanto non si faccia ora, è davvero una follia. Il risparmio degli italiani, di cui la casa rappresenta una parte rilevante, è stato, nei lunghi mesi del COVID-19, uno dei pochi baluardi che tanti italiani potevano opporre alla disoccupazione e al depauperamento del reddito disponibile. Adesso si parla addirittura di aggravare la tassazione sulle prime case: no, non ci possiamo permettere di massacrare questa che è diventata una delle strutture portanti del Welfare familiare”.

Il Presidente della Regione del Veneto critica le ipotesi che circolano in queste ore sulla riforma del catasto.

“Il 75% degli italiani – continua il Presidente – ha l’abitazione principale di proprietà. Per acquistarla ha pagato, variabilmente, Iva e imposte di registro, ipotecarie e catastali. Per viverci, invece, paga annualmente Irpef o cedolare secca, Imu, Tari e altri piccoli e grandi balzelli che la fantasia impositrice dei Governi ha istituito a tutela dei mille sprechi della Pubblica Amministrazione”.

“Ora si parla di riforma del catasto, – conclude il Presidente – che di per sé sarebbe anche una brillante idea, non fosse che al riordino è sotteso un rincaro fiscale che, nel caso dell’Imu sulla seconda casa, può arrivare oltre il 100 per cento, e nel caso del calcolo Isee sulla prima casa, può sfiorare addirittura 250 per cento. E’ il caso, senza andar troppo lontani, di un capoluogo veneto. Più che una riforma, la definirei un esproprio”.

 
 

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