Ricordiamo chi è D’Alema

 
 

Nel 1999 il governo presieduto da Massimo D’Alema autorizzò l’uso dello spazio aereo italiano per la guerra della Nato contro la Serbia di Milosevic, scoppiata per la crisi in Kosovo. Anche i nostri aerei andarono a bombardare la Serbia e in particolare la sua capitale Belgrado.

”L’Italia non ha mai smesso di negoziare e anche durante i bombardamenti la nostra ambasciata a Belgrado rimase aperta”.D’Alema  quando seppe che gli Usa volevano tenere fuori l’Italia dal conflitto con i serbi, usando solo le basi, lui che casualmente si era dimenticato di passare dal Parlamento prima di dichiarare guerra ad un Paese europeo, cristiano, mediterraneo, era volato a Washington per rassicurare Clinton della disponibilità italiana e della volontà di partecipare attivamente alle operazioni.

In Italia si commentò: la solita doppiezza togliattiana di D’Alema. Con gli americani fa il falco, in Italia fa credere di voler trattare.
Certo il suo governo era curiosamente assortito: un ministro degli Esteri, Lamberto Dini, filoserbo, quello della Difesa, Carlo Scognamiglio, filoatlantico, poi i comunisti del Pdci, il cui leader Cossutta trattava personalmente con Milosevic e i russi…
Ma non ci fu mai un vero problema politico interno. D’alema mise le cose in chiaro nel Consiglio dei ministri dicendo: “questa è una cosa che io ritengo che si debba fare. Me ne assumo la responsabilità. Se finirà male, mi dimetterò”. Non si votò nè in Consiglio dei ministri, nè in Parlamento.                                                                                                                     

“Durante i tre mesi di bombardamenti di città e villaggi, sono stati uccisi 2.500 civili, tra i quali 89 bambini, 12.500 feriti. In queste cifre non sono comprese le morti di leucemia e di cancro causate dagli effetti delle radiazioni delle bombe ad uranio impoverito”. Queste le parole di Boris Tadic davanti al Consiglio di Sicurezza della Nato, ricordando i 2.300 attacchi aerei che hanno distrutto 148 edifici, 62 ponti, danneggiato 300 scuole, ospedali e istituzioni statali, così come 176 monumenti di interesse culturale e artistico. Molti i danni alle infrastrutture e alle aziende, con un danno di 30 miliardi di dollari, che nessuno è mai stato disposto a riconoscere e a risarcire.

Rosso Fiorentino

 
 

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