La fotografia scattata dai Centri di Ascolto Caritas è drammatica: quasi 5,694 milioni di persone in povertà assoluta, un numero in costante crescita che sfiora l’emergenza. Famiglie, anziani e “working poor” tra le vittime di un disagio che si fa cronico e cumulativo. A Verona, come nel resto d’Italia, emergono nuove forme di esclusione sociale
Roma/Verona – Dietro i numeri della ripresa economica si nasconde un’Italia parallela, fatta di 5 milioni e 694 mila persone che vivono in povertà assoluta. Un esercito di invisibili che cresce nell’ombra, mentre il paese si racconta attraverso PIL in crescita e indicatori positivi. Il Report statistico nazionale 2025 sulla povertà in Italia, presentato ieri 16 giugno a Roma dalla Caritas, restituisce una fotografia spietata di un’emergenza sociale che non conosce tregua.
I dati, raccolti da 3.341 Centri di ascolto distribuiti in 204 diocesi italiane – tra cui Verona – rappresentano solo la punta dell’iceberg: si tratta infatti della metà delle strutture gestite dalla rete Caritas, eppure i numeri sono già drammatici.
La povertà che si cronicizza. Nel 2024, quasi un italiano su dieci ha vissuto in condizione di povertà assoluta, appartenendo a quelle 2 milioni e 217 mila famiglie che non riescono a soddisfare i bisogni essenziali per una vita dignitosa. Ma il dato più allarmante riguarda la cronicizzazione del fenomeno: oltre un assistito su quattro (26,7%) vive ormai in una condizione di disagio stabile e prolungato. Non si tratta più di emergenze temporanee, spiega chi opera quotidianamente nei centri di ascolto, la povertà si è stabilizzata, è diventata una condizione permanente per migliaia di famiglie che non riescono più a uscirne.
I 277.775 nuclei familiari assistiti dalla Caritas nel 2024 rappresentano un aumento del 3% rispetto al 2023 e del 62,6% rispetto a dieci anni fa. Un trend inesorabile che racconta di un paese incapace di invertire la rotta dell’esclusione sociale.
Lavorare non basta più. Il volto della povertà italiana è cambiato profondamente. Non sono più solo i disoccupati a chiedere aiuto: il 23,5% degli assistiti ha un lavoro che però non costituisce un fattore protettivo contro l’indigenza. Tra i 35-54enni, la percentuale dei “working poor” – coloro che pur lavorando rimangono poveri – supera addirittura il 30%. È l’Italia dei contratti precari, dei part-time involontari, dei salari che non tengono il passo con l’inflazione. Un paese dove avere un lavoro non garantisce più una vita dignitosa, dove la precarietà professionale si trasforma in precarietà esistenziale.
L’età media degli assistiti è salita a 47,8 anni, con un preoccupante aumento degli anziani: dal 7,7% del 2015 al 14,3% attuale (24,3% tra gli italiani). Una generazione che aveva credito verso il futuro e si ritrova invece schiacciata da un presente sempre più difficile.
La casa: lusso per pochi, incubo per molti. Il disagio abitativo emerge come una delle dimensioni più critiche della povertà contemporanea. Mentre l’ISTAT registra che il 5,6% degli italiani vive in grave deprivazione abitativa, tra le persone seguite dalla Caritas la situazione è drammatica: una su tre (33%) manifesta almeno una forma di disagio legata all’abitare. Il 22,7% vive in grave esclusione abitativa – senza casa, senza tetto, ospite nei dormitori o in condizioni inadeguate – mentre il 10,3% fatica a gestire affitti e bollette. In un paese dove il diritto alla casa è sempre più un privilegio, migliaia di famiglie si trovano intrappolate in un limbo abitativo che rende impossibile ogni progetto di vita.
La salute: diritto negato. Il secondo focus del report rivela un’altra faccia nascosta della crisi: la povertà sanitaria. Mentre 6 milioni di italiani rinunciano a prestazioni sanitarie essenziali per costi eccessivi o attese infinite, tra gli assistiti Caritas il 15,7% manifesta vulnerabilità sanitarie gravi. Come emerge dal rapporto, molti non formulano neanche richieste specifiche lasciando presumere che il fenomeno delle rinunce sia ampiamente sottostimato. È l’Italia di chi non va dal medico perché non può permetterselo, di chi raziona i farmaci, di chi convive con il dolore perché curarlo costa troppo.
Il circolo vizioso dell’esclusione. La povertà del 2025 non è più solo economica: il 56,4% delle persone seguite vive almeno due forme di fragilità, il 30% ne sperimenta tre o più. Casa, reddito, salute, istruzione e relazioni si condizionano a vicenda in un circolo vizioso che rende quasi impossibile ogni percorso di uscita. Il profilo di chi ha bisogno si è profondamente trasformato, evidenzia il report, riflettendo una povertà sempre più trasversale, complessa e spesso non intercettata dal welfare.
Verona: specchio di una crisi nazionale. Anche la diocesi di Verona contribuisce a questo drammatico quadro nazionale, confermando come la crisi non risparmi nemmeno i territori tradizionalmente più ricchi del Nord-Est. I centri di ascolto scaligeri registrano le stesse dinamiche nazionali: cronicizzazione della povertà, aumento dei working poor, emergenza abitativa. «Non si tratta solo di numeri, ma di donne e uomini che appartengono alle nostre comunità», sottolinea don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, «i dati ci aiutano a capire, ma non bastano da soli. Ci chiedono di andare oltre una lettura superficiale.» La rete Caritas ha raggiunto circa il 12% delle famiglie in povertà assoluta, un presidio fondamentale ma insufficiente di fronte all’enormità del problema. Il numero medio di incontri annui per persona è quasi raddoppiato dal 2012 (da 4 a 8), segno di bisogni sempre più complessi e persistenti. «Scegliamo di stare sulle soglie, di abitarle, di prenderci cura», conclude Pagniello, «è questa la nostra responsabilità, ma anche la nostra speranza.» (Qui il dato di Verona: ReteCentriascoltoCaritas_dati2024Download)
L’Italia che non vogliamo vedere. Il Report Caritas 2025 ci consegna l’immagine di un paese spaccato, dove la crescita economica convive con l’esclusione sociale, dove il benessere di molti si costruisce sull’invisibilità di troppi. È l’Italia che non vogliamo vedere, quella che attraversa le nostre città senza farsi notare, quella che bussa alle porte dei Centri di ascolto mentre il paese guarda altrove.
Una fotografia che interroga la coscienza collettiva: fino a quando potremo permetterci di ignorare questi 5 milioni e mezzo di concittadini? Fino a quando la solidarietà e il volontariato potranno supplire alle mancanze di un sistema che produce ricchezza ma non riesce a distribuirla efficacemente ai propri cittadini?
La povertà è un problema che riguarda tutti, e solo insieme si possono costruire percorsi di vera rigenerazione.
Alberto Speciale
Da scaricare:
- Il report di Verona: ReteCentriascoltoCaritas_dati2024Download