Rapporto ISPRA pesticidi nelle acque: la contaminazione ha raggiunto il 67%

 
 

ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) nel biennio 2015-2016 ha analizzato 35.353 campioni ed effettuato 1.966.912 analisi. Il monitoraggio evidenzia, nel rapporto pubblicato il 10 maggio, una presenza diffusa di pesticidi nelle acque, con un aumento delle sostanze trovate e delle aree interessate. Nel 2016, in particolare, ci sono pesticidi nel 67,0% dei punti delle acque superficiali e nel 33,5% di quelle sotterranee. Sempre più evidente è la presenza di miscele, con un numero medio di circa 5 sostanze e un massimo di 55 sostanze in un singolo campione.

L’ISPRA pubblica ogni anno il rapporto nazionale pesticidi nelle acque nel rispetto dei compiti stabiliti dal decreto 22 gennaio 2014 (Piano di Azione Nazionale, ai sensi dalla direttiva 2009/128/CE sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi DM 35/2014). Il rapporto contiene i risultati del monitoraggio delle acque interne superficiali e sotterranee, e ha tra le finalità quella di rilevare eventuali effetti dei pesticidi non previsti nella fase di autorizzazione e non adeguatamente controllati nella fase di utilizzo. l’Istituto fornisce gli indirizzi tecnico-scientifici per la programmazione del monitoraggio. Le Regioni realizzano il monitoraggio nell’ambito dei programmi di rilevazione previsti dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 [D.Lgs. 152/2006], trasmettono i risultati all’ISPRA, che li elabora e valuta. L’Istituto, inoltre, alimenta gli indicatori individuati dal Piano d’Azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN) [D.M. 172/2015]. I pesticidi, da un punto di vista normativo, comprendono i prodotti fitosanitari [Reg. CE 1107/2009], utilizzati per la protezione delle piante e per la conservazione dei prodotti vegetali, e i biocidi [Reg. UE 528/2012], impiegati in vari campi di attività (disinfettanti, preservanti, pesticidi per uso non agricolo, ecc.). Spesso i due tipi di prodotti utilizzano gli stessi principi attivi. In Italia, in agricoltura si utilizzano circa 130.000 tonnellate all’anno di prodotti fitosanitari [ISTAT, 2015], che contengono circa 400 sostanze diverse. Per i biocidi non si hanno informazioni analoghe sulle quantità e manca un’adeguata conoscenza degli scenari d’uso e della loro distribuzione geografica. Da qui la difficoltà di pianificare un monitoraggio che copre gran parte del territorio nazionale, controlla un grande numero di sostanze e richiede un continuo aggiornamento reso necessario dall’uso di sostanze nuove. Il rapporto contiene i risultati delle indagini svolte nel biennio 2015-2016, in termini di frequenza di ritrovamento dei pesticidi e valori delle concentrazioni. Le concentrazioni misurate sono confrontate con i limiti stabiliti a livello europeo e nazionale: gli Standard di Qualità Ambientale (SQA) per le acque superficiali [Dir. 2008/105/CE, D.Lgs. 152/2006], le norme di qualità ambientale per la protezione delle acque sotterranee [Dir. 2006/118/CE].

Il rapporto esamina in particolare la contaminazione dovuta ad alcune sostanze che per frequenza, diffusione e superamento dei limiti, costituisce un problema, in alcuni casi di dimensione nazionale. Uno spazio è riservato al tema delle miscele, la cui valutazione di rischio nello schema tradizionale considera gli effetti delle singole sostanze e non tiene conto dei possibili effetti delle miscele presenti nell’ambiente. C’è consapevolezza, a livello scientifico e normativo, che il rischio derivante dalle sostanze chimiche sia sottostimato. Per questo è necessaria una particolare cautela anche verso i livelli di concentrazione più bassi. Lo studio dell’evoluzione della contaminazione incontra diverse difficoltà a causa delle disomogeneità dei monitoraggi regionali, con differenze nella rete e nelle frequenze di campionamento, ma anche nel numero delle sostanze controllate e nei limiti di quantificazione analitici.

L’evoluzione della diffusione e della contaminazione è stata analizzata in termini di frequenze di ritrovamento e concentrazione annua media, per tutto l’insieme delle sostanze monitorate e per le sostanze prioritarie della DQA [Dir. 2000/60/CE]. In questa edizione del rapporto è stato definito un indicatore che tiene conto della frequenza di superamento degli SQA, che meglio descrivere il rischio per l’ambiente acquatico. La regolamentazione europea dei pesticidi ha una lunga tradizione ed è fra le più articolate e complete a livello mondiale. È sembrato utile ai tecnici, pertanto, analizzare le diverse norme per cercare di comprendere come esse, o la loro applicazione, non siano sufficienti a impedire una presenza diffusa delle acque.

Le indagini 2016 hanno riguardato 4.683 punti di campionamento e 17.275 campioni dove sono state cercate complessivamente 398 sostanze. Nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 67% dei 1.554 punti di monitoraggio; nelle acque sotterranee nel 33,5% dei 3.129 punti. Le concentrazioni misurate sono in genere frazioni di µg/L (parti per miliardo), ma gli effetti nocivi delle sostanze si possono manifestare anche a concentrazioni molto basse. Il risultato complessivo indica un’ampia diffusione della presenza e contaminazione da pesticidi. In alcune Regioni la presenza dei pesticidi è molto più diffusa del dato nazionale, arrivando a interessare oltre il 90% dei punti delle acque superficiali in Friuli Venezia Giulia, provincia di Bolzano, Piemonte e Veneto, e più dell’80% dei punti in Emilia Romagna e Toscana. Supera il 70% in Lombardia e provincia di Trento. Nelle acque sotterrane la presenza di pesticidi è particolarmente elevata in Friuli 81%, in Piemonte 66% e in Sicilia 60%. Va detto che nelle regioni dove il dato è superiore alla media, c’è stata un’ottimizzazione del monitoraggio, che è diventato più efficace e si è concentrato in modo particolare nelle aree dove è più probabile la contaminazione. Sono state trovate 259 sostanze diverse, a conferma della maggiore efficacia complessiva delle indagini. Gli erbicidi sono ancora le sostanze più rinvenute, soprattutto a causa dell’utilizzo diretto sul suolo, spesso concomitante con i periodi di maggiore piovosità di inizio primavera, che ne determinano un trasporto più rapido nei corpi idrici superficiali e sotterranei. Rispetto al passato è aumentata notevolmente la presenza di fungicidi e insetticidi, soprattutto perché è aumentato il numero di sostanze cercate e la loro scelta è più mirata agli usi su territorio. Nel complesso la contaminazione è più diffusa nella pianura padano-veneta. Come già segnalato, questo dipende anche largamente dal fatto che le indagini sono generalmente più rappresentative nelle regioni del nord.

Nelle acque superficiali, 371 punti di monitoraggio (23,9% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti ambientali. Le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono: gli erbicidi glifosate e il suo metabolita AMPA, metolaclor e il metabolita metolaclor-esa e quinclorac.

Nelle acque sotterranee, 260 punti (il 8,3% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti. Le sostanze più rinvenute sopra il limite sono: gli erbicidi atrazina desetil desisopropil, glifosate e AMPA, bentazone e 2,6-diclorobenzammide, l’insetticida imidacloprid, i fungicidi triadimenol, oxadixil e metalaxil.

È stato definito, inoltre, un nuovo indicatore, basato sulla frequenza di superamento degli standard di qualità ambientale, che tenendo conto dei livelli di tossicità, meglio rappresenta il rischio derivante dall’inquinamento da pesticidi. La frequenza complessiva di pesticidi riferita ai punti di monitoraggio indica un aumento progressivo della diffusione territoriale della loro presenza, nel periodo 2003-2016, con una correlazione diretta all’estensione della rete e al numero delle sostanze cercate. Nelle acque superficiali la percentuale di punti con presenza di pesticidi è aumentata di circa il 20%, in quelle sotterranee di circa il 10%. Dal 2010 la frequenza scende per poi risalire gradualmente negli ultimi anni. Per spiegare l’andamento bisogna tenere conto, tra le altre cose, dei limiti del monitoraggio in molte regioni, del mancato aggiornamento, in generale, per tenere conto delle sostanze nuove e del fatto che molte sostanze sono state vietate in seguito al programma di revisione europeo. Questo, ragionevolmente, ha determinato il calo della frequenza dopo il 2009. Il successivo aumento è correlato all’ampliamento dello sforzo di ricerca negli ultimi anni, soprattutto in termini di sostanze. La frequenza delle sostanze prioritarie della DQA decresce in modo netto dopo il 2007, per poi risalire dopo il 2011. Il trend può spiegarsi col fatto che gran parte dei pesticidi dell’elenco di priorità sono ormai fuori commercio e quella misurata è il residuo di una contaminazione storica, la crescita successiva è dovuta all’aumento della frequenza delle sostanze non revocate (clorpirifos, diuron, isoproturon, aclonifen, bifenox, chinossifen, cipermetrina), alcune inserite nell’elenco di priorità solo nel 2013.

Le vendite di prodotti fitosanitari nel 2015 sono state pari 136.055 tonnellate (63.322 ton. i principi attivi). Si vendono meno prodotti fitosanitari rispetto al massimo del 2002, ma nel periodo 2014-2015 si registra un’inversione di tendenza significativa. Importante è la diminuzione (-36,7%) della vendita di prodotti molto tossici e tossici. Rispetto alla media nazionale delle vendite rispetto alla Superficie Agricola Utilizzata (SAU), pari a 4,6 kg/ha, sono nettamente al di sopra nelle seguenti  regioni: Veneto con oltre 10 kg/ha, Provincia di Trento, Campania ed Emilia-Romagna superano gli 8 kg/ha e Friuli-Venezia Giulia 7,6 kg/ha.

I dati del biennio 2015-2016 evidenziano più che in passato, la presenza di miscele nelle acque. Con un numero medio di circa 5 sostanze e un massimo di 55 sostanze in un singolo campione. La contaminazione da pesticidi, ma il discorso vale per tutte le sostanze chimiche, è un fenomeno complesso e difficile da prevedere, sia per il grande numero di sostanze impiegate, sia per la molteplicità dei percorsi che possono seguire nell’ambiente. Si deve, pertanto, tenere conto che l’uomo e gli altri organismi sono spesso esposti a miscele di sostanze chimiche, di cui a priori non si conosce la composizione, e che lo schema di valutazione basato sulla singola sostanza non è adeguato. È necessario prendere atto di queste evidenze, confermate a livello mondiale, con un approccio più cautelativo in fase di autorizzazione.  C’è uno sfasamento tra lo sforzo di ricerca, ancora concentrato soprattutto su alcuni erbicidi e sui loro principali metaboliti, e le sostanze più frequenti nelle acque, gran parte delle quali non figurano tra le più cercate.

Nelle acque superficiali, il glifosate e il metabolita AMPA, cercati solo in Lombardia, Piemonte, Sicilia, Toscana e Veneto, sono presenti con frequenze complessive rispettivamente del 27,5% e del 49,2%; gli erbicidi metolaclor e metolaclor-esa (20,7 e 38,8%), 2-idrossiatrazina, 2- idrossiterbutilazina, atrazina desetil desisopropil, terbutilazina-desetil e terbutilazina e con frequenze dal 20,5% al 24,8% dei campioni; l’insetticida imidacloprid è ritrovato con una frequenza del 25,2%.

Nelle acque sotterranee il metabolita atrazina desetil-desisopropil, che può avere origine dalla degradazione di atrazina e terbutilazina, è la sostanza più rinvenuta, con una frequenza del 57,6%. La sostanza è stata trovata solo in Friuli Venezia Giulia, a concentrazioni generalmente basse.

Il monitoraggio è tuttora concentrato soprattutto su alcuni erbicidi e sui loro principali metaboliti. Fra le 15 sostanze più trovate gli erbicidi sono solo 5, le altre sono insetticidi e fungicidi.

La presenza di pesticidi nelle acque pone la questione delle possibili ripercussioni negative sull’uomo e sull’ambiente. Il confronto con i limiti stabiliti dalle norme dà indicazioni sulla possibilità di effetti avversi. Il 23,9% dei punti delle acque superficiali e l’8,3% di quelle sotterranee hanno concentrazioni superiori al limite. Il livello di contaminazione viene stabilito facendo riferimento ai limiti ambientali stabiliti dalla normativa di tutela delle acque, che indichiamo sinteticamente come standard di qualità ambientale (SQA).

A livello nazionale su 1.554 punti di monitoraggio delle acque superficiali, 371 (23,9%) hanno livelli di concentrazione superiore agli SQA (figura 6.1). La Lombardia, con il 49,4% dei punti che superano gli SQA, ha il livello più elevato di non conformità. Va detto che le sostanze che determinano il maggior numero di di superamenti dei limiti sono il glifosate e il metabolita AMPA, cercato in modo capillare nella Regione. La percentuale dei punti con livelli di contaminazione superiori ai limiti è elevata in Veneto (36,7%), Provincia Autonoma di Bolzano (29,4%), Toscana (29,3%) e Piemonte (23,9%). Nelle acque sotterranee su 3.129 punti, 260 (8,3%) hanno concentrazioni superiori agli SQA. Il FriuliVenezia Giulia con il 34% dei punti di monitoraggio sopra i limiti è la Regione con la più elevata non conformità.

Nella figura 6.3 sono riportate le sostanze più frequentemente rinvenute sopra agli SQA; in parentesi è indicato il rapporto fra i superamenti e i punti monitorati. Nelle acque superficiali il maggior numero di superamenti è dato dal glifosate e il suo metabolita AMPA, superiori agli SQA rispettivamente nel 24,5% e nel 47,8% dei siti monitorati. Da segnalare per frequenza l’erbicida metolaclor e il suo metabolita metolaclor-esa sopra i limiti nel 7,7% e nel 16% dei siti, nonché dell’erbicida quinclorac superiore ai limiti nel 10,2% dei casi (Tab.6.2a). Nelle acque sotterranee il numero più elevato di casi di non conformità, pari al 30,2%, è dato da atrazina desetil desisopropil, metabolita di atrazina e terbutilazina.

Per alcune sostanze la frequenza di ritrovamento, la diffusione e il superamento dei limiti, pongono un problema, in alcuni casi di dimensione nazionale. Tali evidenze indicano anche la necessità di un’analisi critica delle attuali procedure di autorizzazione delle sostanze, che dovrebbe tenere conto, con valutazioni retrospettive, dei dati di monitoraggio ambientale. Vengono, inoltre, evidenziate alcune sostanze non trovate nelle indagini svolte in passato di cui occorrerà tenere conto in futuro. Per alcune sostanze viene presentata la mappa con i livelli di contaminazione.

Il Glifosate è l’erbicida più utilizzato in Italia e nel mondo ed è uno dei contaminanti principali delle acque. Nel 2016 è presente nel 47,4% dei 458 punti di campionamento delle acque superficiali (39% del 2014), con un superamento degli SQA nel 24,5% dei casi. Il metabolita AMPA è presente nel 68,6% dei punti monitorati nelle acque superficiali (385), si registra un superamento degli SQA nel 47,8% dei siti.

I neonicotinoidi sono la classe di insetticidi più utilizzata a livello mondiale e largamente impiegata anche in Italia. Uno studio condotto a livello mondiale [Systemic Pesticides, 2015] evidenzia come queste sostanze siano tra i principali responsabili della perdita di biodiversità. L’elevata persistenza, la solubilità in acqua e la mobilità, unite al largo impiego, hanno determinato una contaminazione ambientale diffusa. In seguito alla moria di api avvenuta negli scorsi anni, tre di questi insetticidi: clothianidin, thiamethoxam e imidacloprid sono stati vietati nella concia delle sementi e nel trattamento delle coltivazioni attrattive nei confronti delle api [Reg. EU 485/2013].

Gli erbicidi triazinici e alcuni loro metaboliti sono tra le sostanze più rinvenute nelle acque. L’atrazina non più utilizzata dagli anni ’80 è ancora largamente presente, soprattutto nelle acque sotterranee (!!). Nel 2016 è stata trovata nel 11% dei 1.401 siti monitorati nelle acque superficiali ma non si hanno superamenti degli SQA, nelle acque sotterranee è presente nel 6% dei 2.488 punti con 10 superamenti degli SQA.

Oxadixil è un fungicida sistemico non più autorizzato in Europa dal 2002. È presente sia nelle acque superficiali sia in quelle sotterranee (rispettivamente 5% e 6,9% dei punti). I dati indicano 44 casi di superamento degli SQA nelle acque sotterranee.

La presenza di miscele di sostanze nelle acque è uno degli aspetti più critici evidenziato dal monitoraggio. Rispetto al passato è aumentato il numero medio di sostanze nei campioni, e sono state trovate fino a un massimo di 55 sostanze diverse contemporaneamente. La tossicità di una miscela è sempre più alta di quella dei singoli componenti. La valutazione di rischio deve, pertanto, tenere conto che l’uomo e gli altri organismi sono spesso soggetti all’esposizione simultanea a diverse sostanze, mentre lo schema di valutazione usato nell’autorizzazione dei pesticidi, basato sulle singole sostanze, non è sufficientemente cautelativo. Il monitoraggio rileva una presenza diffusa di pesticidi che interessa il 57,5% dei 1.554 punti controllati per le acque superficiali e 29,5% dei 3.129 punti delle acque sotterranee. Un’altra informazione essenziale che ci fornisce per esprimere un giudizio sullo stato della qualità delle acque è la presenza di sostanze diverse nei campioni, e quindi il fatto che gli organismi acquatici sono sottoposti ad esposizione multipla. Dal punto di vista (eco)tossicologico non è più possibile prescindere dallo studio degli effetti dovuti ad una poliesposizione. Dalle mappe riportate in figura 8.1 si evince una generica presenza contemporanea di più pesticidi nei campioni. Nel 53,5% dei punti delle acque superficiali monitorati, infatti, ci sono almeno due sostanze, e nel 9% dei punti ci sono più di 10 sostanze. Nel 19,7% dei punti delle acque sotterranee ci sono almeno 2 sostanze, e nel 2,5% più di 10. Il fenomeno è probabilmente sottostimato, come già evidenziato il numero di sostanze cercate, infatti, è generalmente non abbastanza rappresentativo di tutte quelle usate nel territorio. Analizzando la frequenza di miscele nei campioni (Fig. 8.2), si osserva che nelle acque superficiali, a fronte di una presenza di residui nel 42,7% dei campioni, è stata riscontrata la presenza di almeno due sostanze nel 31,4% dei campioni, con un massimo di 55 sostanze in un singolo campione e una media di 4,7 sostanze. Nelle acque sotterranee residui di pesticidi sono presenti nel 27,8% dei campioni e nel 17,5% sono presenti almeno due sostanze, con un massimo di 54 sostanze in un solo campione, in media si hanno 4,8 sostanze.

Le sostanze più frequenti nelle miscele (Fig. 8.3) sono gli erbicidi, con una presenza significativa, in particolare nelle acque sotterranee, di fungicidi e insetticidi. Questa tendenza è stata riscontrata in entrambi gli anni di monitoraggio, sia nelle acque superficiali sia in quelle sotterranee. I componenti rilevati con maggior frequenza nelle miscele, così come in passato, sono gli erbicidi triazinici e alcuni loro metaboliti (terbutilazina, terbutilazina-desetil, atrazina, atrazina-desetil) e il metolaclor. Si segnala inoltre nei corpi idrici superficiali la presenza degli erbicidi oxadiazon, bentazone, glifosate e AMPA e diuron. L’insetticida imidacloprid è tra i più riscontrati sia nelle acque superficiali sia sotterranee. Notevole ancora la presenza dell’insetticida DDT e i suoi metaboliti. Nelle acque sotterranee è rilevante la presenza di vari fungicidi tra cui metalaxil, carbendazim, oxadixil, dimetomorf, triadimenol e azossistrobina

Le vendite di prodotti fitosanitari sono diminuite sensibilmente a partire dal 2002, per quanto nell’ultimo biennio ci sia una inversione di tendenza. La normativa comunitaria e nazionale, d’altra parte, prevede di minimizzare l’impiego delle sostanze chimiche in agricoltura, con l’adozione di tecniche di difesa fitosanitaria a minore impatto. I dati nazionali di vendita dei prodotti fitosanitari, forniti dall’ISTAT, provengono dalle imprese di commercializzazione. I prodotti sono suddivisi in 4 categorie (fungicidi, insetticidi e acaricidi, erbicidi e vari). Nel 2015 sono stati immessi in commercio circa 136 mila tonnellate di prodotti fitosanitari, con un contenuto di principi attivi pari a circa 63 mila tonnellate. Il 61,4% del totale dei principi attivi contenuti nei prodotti fitosanitari è costituito dai fungicidi (Tab. 12.1 e Fig. 12.1). Nell’ordine seguono gli erbicidi (12,6%), gli insetticidi e acaricidi (9,9%) e i biologici (0,6%).

Riguardo alle classi di tossicità , nel 2015 i prodotti “molto tossici e tossici” sono il 5,1% del totale, i “nocivi” il 26,1% e i “non classificabili” il restante 68,7 % (Fig. 12.3). Le prime due classi sono i prodotti fitosanitari più pericolosi e come tali, soggetti a particolari restrizioni (patentino per l’acquisto, registro di carico e scarico per la vendita, conservazione in locale separato e sotto chiave, ecc.). Nel periodo 2001-2015 la quantità di prodotti molto tossici e tossici si è ridotta del 36,7% e quella dei non classificabili del 23%; viceversa, i prodotti nocivi sono più che raddoppiati (+133%). La diminuzione dei prodotti più pericolosi sembrerebbe evidenziare un loro più cauto impiego in agricoltura. Questo andamento è favorito dagli orientamenti della politica agricola comunitaria e nazionale e dagli incentivi economici concessi in ambito comunitario ai fini dell’adozione di tecniche agricole a basso impatto e della valorizzazione delle produzioni agricole e di qualità.

Alberto Speciale

 

 

 

 
 
Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here