Quote latte: la Corte Giustizia UE condanna l’Italia

 
 

La Corte di Giustizia Europea con la Sentenza del 24 gennaio 2018 , che arriva dopo due anni di dibattimento, ha condannato l’Italia per il mancato recupero dei pagamenti per il superamento delle quote latte, a carico dei produttori, fra il 1995 e il 2009. Secondo la Commissione europea sono 1,752 miliardi i pagamenti non rimborsati, di cui 1,343 sarebbero ancora esigibili.

Il sistema delle quote latte, che fino al 2015 aveva vincolato il settore lattiero-caseario a un tetto di produzione per evitare l’eccesso di offerta su scala europea, prevedeva che il singolo soggetto che violava la quota dovesse pagare un “prelievo supplementare”, commisurato alle eccedenze. In questo modo, ogni produttore veniva responsabilizzato rispetto alla sua condotta. L’Italia, al contrario, ha pagato all’Europa quanto dovuto per il superamento delle quote latte attingendo il grosso della cifra dai contribuenti e tralasciando buona parte del recupero diretto che gravava sulle spalle dei produttori. Secondo la sentenza della Corte UE, questa condotta ha danneggiato la concorrenza, penalizzando i produttori che hanno rispettato le quote, sia la collettività.

Nonostante l’Italia abbia pagato alla Commissione oltre 2,3 miliardi di euro per il periodo in cui le quote latte erano state violate, la Corte non contesta “il mancato recupero in sé, ma il non avere predisposto, in un lungo arco temporale, i mezzi legislativi ed amministrativi idonei ad assicurare il regolare recupero del prelievo supplementare dai produttori responsabili della sovrapproduzione”. La richiesta della Corte UE, pertanto, è che il pagamento dovuto “sia effettivamente imputato ai produttori che hanno contribuito a ciascun superamento del livello consentito di produzione e sia pagato in tempo utile, dopo notificazione dell’importo dovuto, dagli acquirenti o dai produttori in caso di vendite dirette o, in caso di non pagamento nei termini previsti, sia iscritto a ruolo ed eventualmente recuperato con esecuzione forzata”.

Secondo i conti del Ministero dell’Agricoltura, dei 2,3 miliardi versati dallo Stato all’Europa, il nostro Paese ha riscosso dai produttori 356 milioni, mentre altri 414 milioni sono oggetto di rateizzazione, per un totale di 770 milioni di euro che possono considerarsi incassati. Ma ci sono anche ulteriori 279 milioni di euro da considerarsi ormai irrecuperabili (per fallimenti/incapacità definitiva o per sentenze sfavorevoli all’amministrazione). Mancano all’appello 1,25 miliardi, di cui 800 milioni sono iscritti a ruolo, mentre oltre 400 milioni sono oggetto di contenzioso. Di queste somme, circa 420 milioni di euro riguardano allevatori che hanno sede in Veneto.

Confagricoltura ha così commentato la Sentenza: “Quella delle quote latte in Italia è una pagina non felice della politica che ha creato un notevole danno all’Erario e pesanti distorsioni della concorrenza a discapito degli allevatori onesti, che hanno rispettato le quote di produzione o le hanno acquistate oppure hanno pagato i prelievi sulle eccedenze in caso di superamento dei limiti. Ora non possiamo farci carico di quei pochi che non hanno rispettato i livelli produttivi e la legge. I produttori in difetto, hanno avuto tutte le possibilità di regolarizzare la loro posizione attraverso adeguate rateizzazioni”.

Se l’Italia non dovesse uniformarsi alle indicazioni della sentenza arrivata oggi, recuperando le somme dai responsabili degli sforamenti, si esporrebbe ad una nuova causa da parte della Commissione. In caso di una seconda sentenza per inadempimento, il nostro Paese dovrebbe pagare penali.

 

 
 
Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

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