Presentata la biografia di Artemisia, eroina della battaglia di Salamina

 
 

Non solo guerriera, bensì capitana di mare al fianco del Gran Re di Persia, e vincitrice morale della storia battaglia greco-persiana di Salamina (480 a.C.).

Una storia tutta da (ri)leggere quella di Artemisia, regina di Alicarnasso, che grazie agli studi dello storico e grecista Lorenzo Braccesi, rivive in un’opera fresca di stampa, contenente la prima vera biografia dell’impavida eroina, la quale «si compiaceva persino di fare atti di pirateria cambiando le insegne delle sue navi (le attuali bandiere) per confondere l’avversario (in questo, un personaggio salgariano, per certi versi)», ha raccontato dalla sua viva voce, l’autore di “Artemisia, la regina corsara” (Salerno Editrice), recentemente ospite dell’incontro promosso dal Soroptimist International Club di Verona, in collaborazione con la Feltrinelli.

«Non si era mai vista una “carta di identità” di Artemisia come quella stilata con competenza e passione dal prof. Braccesi», hanno commentato Giovanna De Finis, presidente del Soroptimist International Club di Verona e Benedetta Rossignoli, dirigente scolastica dell’IC di Vigasio, durante il dialogo con l’autore, un Erodoto dei nostri tempi. 

E in effetti il volume, presentato a un pubblico numeroso e attento, «risulta particolarmente stimolante perché rompe un silenzio di secoli attorno a questa eccezionale donna, troppo ignorata dalla storia. Di lei riferisce con correttezza e ammirazione, ma in pochi capitoli, il grande Erodoto e, successivamente, qualche altro autore di età classica ne dà brevissimi flash, non sempre veritieri e benevoli…Perché?». 

L’accurato studio di Braccesi, già ordinario di Storia greca nelle Università di Torino, Venezia e Padova, ci fa scoprire una figura femminile assolutamente eccezionale, di grande statura e lungimiranza, che può agevolmente competere per personalità e meriti con gli assai più noti “grandi uomini” del suo tempo. 

Regina dotata di energia guerriera, ma anche saggezza politica, Artemisia a 20 anni era già luogotenente del padre, signore di Alicarnasso. Fedele vassalla di Serse, fu, durante le guerre greco-persiane, indomita e spregiudicata donna d’armi, ma anche saggia consigliera del suo signore. E, caso assolutamente unico non solo nell’antichità ma fino ai nostri giorni, fu “donna di mare”, armatrice e capitana di una piccola ma efficientissima flotta di triremi, con la quale si distinse nella sanguinosa battaglia di Salamina. Di cui, tuttavia, la signora di Alicarnasso fu vincitrice morale, distinguendosi fra tutti gli altri capitani di parte persiana per l’abilità ed il coraggio con cui condusse le sue veloci navi, suscitando l’elogio ammirato del Gran Re, che dal colle Egaleo osservava la battaglia (esclamando: “Gli uomini mi sono diventati donne e le donne uomini”). Vittoria morale sottoscritta anche da Erodoto (“Degli altri capitani non faccio menzione, ma soltanto di Artemisia; moltissimo l’ammiro per aver partecipato, pur essendo donna, alla spedizione contro la Grecia….spinta dal suo coraggio e da virile audacia, pur non essendovi obbligata”). 

Quale allora, il motivo del suo oblio, non avendo avuto, il personaggio, fortuna, nemmeno a livello teatrale o figurativo? «La storia non l’ha celebrata perché, pure a quell’epoca, le donne dovevano fare la calzetta. Se impugnavano le armi venivano vituperate – ha raccontato Braccesi -.In più, Artemisia si portava dietro la condanna maschilista di essere capitana di mare, spazio di retaggio maschile ancor più di altri. Basti pensare che la stessa Marina Italiana ha ammesso allieve ufficiali all’Accademia di Livorno solo dagli anni 2000».

 
 

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