Perplessità sulla fusione Agsm-Aim-A2A: questione di metodo e trasparenza

 
 

Un’operazione che è opportuno affrontare, però con maggiore trasparenza e attraverso il confronto. In merito alla fusione tra Agsm con Aim Vicenza e il colosso lombardo A2A, preannunciata dalla società multiservizi scaligera e dallo stesso sindaco Federico Sboarina, Apindustria Confimi Verona pone l’accento su alcune osservazioni. Si tratta di perplessità alla luce di ciò che l’Associazione delle Piccole e Medie Imprese rappresenta: 800 aziende che nel territorio veronese si relazionano quotidianamente con Agsm per l’energia e lo smaltimento dei rifiuti.

«L’aggregazione non è di per sé da osteggiare. Anzi, doveva essere affrontata e perseguita da tempo per permettere all’azienda veronese di crescere, di essere protagonista, di avere un primario ruolo sia nella gestione che nell’indirizzo politico dell’operazione. La decisione non va demonizzata, ma alla città devono essere date alcune risposte», evidenzia il presidente di Apindustria Confimi Verona, Renato Della Bella.

Gli interrogativi posti che necessitano di chiarimenti sono molteplici. 

Questa aggregazione è veramente la più conveniente? Ci si è posti il problema delle ricadute per le aziende dell’indotto che ad oggi operano per Agsm? È stata considerata la vocazione di Agsm per le energie rinnovabili e la centralità che potrebbe derivare per Verona da una scelta di politica industriale in prospettiva di economia green? Per evitare sospetti e/o fraintendimenti, perché non sono pubbliche le osservazioni tecniche ed economiche a supporto della scelta verso un partner definito “unico nel panorama nazionale per le caratteristiche intrinseche che possiede”? 

Se questo asse tra Verona, Vicenza e area lombarda è così strategico, non era forse meglio intervenire con la massima trasparenza spiegandone la convenienza alla città? Con quali criteri verrà soppesato il peso specifico e il ruolo tra futuri soci? Verrà assicurato che la valutazione di Agsm comprenderà l’anno 2019, esercizio in cui Agsm dovrebbe far registrare un incremento di fatturato tra il 30% e il 40%? Tale dato avrà effetto nella misurazione del valore aziendale? Nelle ricadute positive per il territorio veronese si è considerato, oltre al puro dividendo, quanto Agsm investe sotto varie forme in iniziative a favore della socialità? 

Dubbi legittimi che necessitano di risposte. Secondo l’associazione delle Pmi scaligere, anche in questa vicenda sembra si ripresentino schemi già visti in altre operazioni di aggregazione che hanno purtroppo marginalizzato il ruolo del socio pubblico veronese: amministratore delegato con pieni poteri e quindi governance al socio privato (di minoranza) e presidente con ruolo meramente politico al socio pubblico.

«Certamente i soci e la stessa Agsm hanno il diritto e il dovere di decidere – prosegue Della Bella –, ma il problema è nel metodo. Apindustria Verona ritiene necessario che i responsabili dell’operazione spieghino ai veronesi perché non è stato fatto un bando di gara a garanzia della trasparenza dopo aver coinvolto, in un reale confronto, le forze sociali veronesi per definire il ruolo che dovrà avere la multiservizi nei confronti della città e per la città. La politica non deve dimenticare che Agsm è patrimonio dei veronesi ai quali, pertanto, deve rendere conto delle scelte che legittimamente intende adottare. L’accelerazione avvenuta in dicembre e la decisione presa senza il reale e pieno coinvolgimento dei vari soggetti economici, fatta eccezione della sola Confindustria, non è un bel segnale». 

La scelta è decisiva, conclude: «Il progetto industriale dovrà essere realmente valutato e non si dovrà scegliere con logiche di schieramento. Bisogna ritornare a fare squadra ponendo al centro di tutto l’interesse per Verona e per il “sistema Verona”. La città ha già perso ruoli importanti e strategici nella finanza e nell’economia, ora si tratta di comprendere cosa sia più utile in materia di servizi, qualità dell’energia e sviluppo territoriale».

Apindustria Verona, richiamando l’impegno dei firmatari dell’intesa siglata lo scorso novembre con la “Carta dei valori”, propone alle forze economiche veronesi di aprire un metodo nuovo di confronto per offrire alla politica veronese, a partire dalla questione Agsm, strumenti e suggerimenti utili alle decisioni da prendere.

“L’uscita di Apindustria mostra che il tema della gara pubblica per la selezione del partner industriale di Agsm non è stato strumentalmente sollevato dalle opposizioni solo per fare polemica. Al contrario, è un tema vero e importante, come abbiamo potuto constatare anche nel recente passato quando, proprio grazie alla gara pubblica, le quote di Atv messe in vendita dalla Provincia avevano spuntato un prezzo superiore di quello richiesto dal bando.

Ma nella scelta di adottare una procedura ad evidenza pubblica dovrebbe pesare anche il dovere e il desiderio di privilegiare quelle procedure che garantiscono la massima trasparenza delle scelte, cosa che al momento non sta avvenendo in quanto tutto è nascosto dietro il fumoso concetto di infungibilità della proposta di A2A.

Siamo a fine febbraio e né il Consiglio né la città hanno avuto elementi sufficienti per valutare l’operazione in corso tra Agsm-Aim e A2A, la quale appare sempre più telecomandata. Valuterò l’opportunità di chiedere l’audizione dei vertici di Apindustria in Commissione comunale: tra chi si oppone a questo modo di procedere non c’è un fronte politico, c’è soltanto la ragionevole richiesta che la fusione tra Agsm e Aim parta nelle migliori condizioni possibili per Agsm”.

Così Michele Bertucco, consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune

 
 

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