Riceviamo e pubblichiamo la nota di Michele Bertucco consigliere comunale Verona e Sinistra in Comune
Il tentativo di “rottamare” la Costituzione è fallito. Una larga maggioranza al referendum costituzionale ha impedito questo infausto disegno. La Costituzione è stata difesa dal voto popolare, ora va rispettata e andrebbe, una buona volta, applicata in tutte le sue parti, anche per quanto riguarda le istituzioni elettive previste nell’articolazione autonomistica dello Stato. Nella prospettiva di colpirla e deturparla erano state varate alcune leggi (come la cosiddetta legge Del Rio) che anticipavano i danni da recare all’impianto istituzionale democratico, in modo particolare alle Province, che nel tempo dovevano trasformarsi in una miriade di consorzi e carrozzoni non elettivi di varie dimensioni (provinciali, interprovinciali e infraprovinciali) per la gestione delle varie funzioni, dai trasporti, alle strade, alla viabilità, alla edilizia scolastica, alla tutela dl territorio, ecc.. La Costituzione vigente stabilisce all’art.114 che “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi,con propri statuti,poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione.” Ma la legge del 7 aprile 2014 n. 56, prima del referendum popolare, della dignità costituzionale della Provincia ne fa strame, il Consiglio non si elegge più con voto popolare, ma si affida la sua costituzione alla manovra politica dei partiti e lo fa rappresentare da sindaci, assessori e consiglieri scelti tra i comuni che fanno parte del territorio provinciale.
Così i designati diventano consiglieri provinciali e non hanno da occuparsi solo del loro Comune per il quale sono stati eletti, ma, a tempo perso, debbono svolgere un secondo lavoro in Provincia, con l’aggravante che, per quanto riguarda le funzioni e i compiti urbanistici, i controllati diventano controllori, innescando per legge uno dei più scandalosi conflitti di interesse.
Per la prossima elezione del presidente della Provincia di Verona si fronteggiano due candidati, uno sostenuto dalla Lega e parte del centro destra e l’altro sostenuto da Forza Italia e da altre componenti civiche e politiche. Tra loro si intravvedono alcune differenze e sfumature, ma entrambi sono distanti dal rappresentare una vera alternativa alle politiche di conservazione che in questi ultimi anni ha espresso questo Ente, divenuto un mostro istituzionale privato del voto popolare, ma con l’elezione diversificata di Presidente e Consiglio che così possono risultare espressioni di maggioranze differenti, martoriato da una legislazione (che deve essere prontamente e profondamente riformata) che pur mantenendo pressoché invariate le competenze gli ha ridotto a metà il personale e da uno Stato che gli ha tolto le risorse necessarie per svolgere con efficacia l’importante lavoro che è chiamato a compiere. La coalizione formata da Sinistra e Verona in Comune , non partecipando al voto di mercoledì 31 ottobre, denuncia la natura elitaria di questa competizione amministrativa e ritiene indispensabile, invece, sia restituito, al più presto, il voto ai cittadini per eleggere i propri amministratori provinciali. Restituiamo alla Provincia la confermata dignità costituzionale e la conseguente rappresentanza democratica espressa dal voto popolare”.