Pass sanitario: un tempo lo garantiva San Zeno

 
 

I certificati verdi digitali sono in primo piano ora, collegati alla possibilità di ritornare a viaggiare all’interno dell’Europa. Piermario Vescovo, direttore artistico del Teatro Stabile di Verona e studioso del teatro del ‘500-‘600-‘700, interviene coltamente, riportandoci nella Verona d’inizio Settecento, per raccontare della necessità di avere parimenti dei pass per circolare, autenticati dalla rassicurante immagine di San Zeno.

«Dopo qualche settimana – spiega Vescovodalla riapertura dei teatri e dei luoghi di spettacolo, tra norme di sicurezza e attese, e nel giorno di San Zeno, ci sembra di buon augurio parlare di questo patentino riemerso dall’Archivio di Stato di Dresda. A trovarlo è stata Tatiana Korneeva – autrice dello scatto in copertina NdA – nel corso di una ricerca dedicata al teatro italiano di Sassonia nel XVIII secolo. Tomaso e Caterina Ristori, attori di professione, sono il padre e la madre di Giovanni Alberto, celebre musicista che opera a Dresda dal 1715. Tommaso e Caterina partono da Verona per la Sassonia. Lui ha cinquantaquattro anni, la sua statura viene definita “ordinaria” e per il colore dei capelli si registra “perrucca”. Caterina (che era appena quindicenne quando partorì Giovanni Alberto) di anni ne ha trentotto e il figlio Mario diciotto. I provveditori alla Sanità di Verona, rilasciando il certificato che permette loro di viaggiare in Europa, sottolineano “si partono da questa Magnifica Città (per l’Iddio grazia) libera d’ogni sospetto di mal contagioso”».

Con l’ausilio dell’esimia Treccani, scopriamo di più su Giovanni Alberto, nato probabilmente a Vienna nel 1693, dato che “da Vienna” e ventiduenne lo dichiara un passaporto rilasciato a Dresda il 28 dicembre 1715. Perchè “probabilmente”? Per assenza di prove documentarie e stante il mestiere del padre, capocomico d’una compagnia itinerante; con il genitore, Ristori era arrivato in quel dicembre, aggregato come musicista alla compagnia teatrale che, nel febbraio 1716, venne inviata a Varsavia dal re Augusto II il Forte, che firmò il decreto di nomina a compositeur de la musique italienne. Ristori operò dunque come compositore e maestro della Cappella polacca di dodici elementi, costituita nel 1717 per intrattenere il re nei soggiorni a Varsavia.

Venuto a mancare nel 1729 il maestro della cappella reale Johann David Heinichen, Ristori si candidò a succedergli, senza successo; alla fine del 1730 partì coi comici italiani diretti dal padre per Mosca, ove rimase tutto l’anno per intrattenere la zarina Anna, preziosa alleata di Dresda. Il suo “Calandro” fu così la prima opera italiana rappresentata in terra russa.

Finanziato dalla corte, nel 1738 Ristori – anche per trovare migliori condizioni economiche – raggiunse con la moglie Napoli, dove era andata sposa a re Carlo di Borbone la principessa sassone Maria Amalia, già dal 1733 sua allieva, come anche le sue cinque sorelle minori. Al seguito della neoregina apparteneva, nel ruolo di terza camerista, Cecilia, figlia diciottenne del musicista, che dalla stessa Maria Amalia ricevette la dote per il matrimonio col giovane conte Bernardino Bolza, unione peraltro avversata, per la disparità di rango, dai genitori di entrambi gli sposi e dalla corte di Dresda.

Dopo il difficile biennio napoletano, si aprì un progressivo miglioramento della posizione di Ristori a Dresda: reintegrato come maestro delle principesse, istruttore delle voci bianche, nel 1746 venne nominato con Johann Michael Breunich compositore di musica da chiesa, con l’incarico della direzione della Cappella di corte. In quella città morì nel 1753; la sua produzione oggi si conserva principalmente ivi, a Berlino e Praga, mentre è quasi nulla nelle biblioteche italiane.

 

 

 
 
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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