Il Maestro Daniel Oren, solidissima bacchetta verdiana stimata in tutto il mondo, dopo il suo impegno a Verona a con Aida e Nabucco, dirige dal 4 novembre sul palcoscenico del Teatro Verdi di Trieste, Otello di Giuseppe Verdi,
Otello è uno dei titoli più significativi e ricorrenti nella storia del teatro triestino, a partire dalla prima esecuzione nel 1889 fino all’ultima nel 2010.
Per l’occasione un cast internazionale d’eccezione in un perfetto equilibrio tra solide star e sicuri, giovani talenti, guidato dall’atteso ritorno di Daniel Oren sul podio, in staffetta con Francesco Ivan Ciampa, e con la regia di Giulio Ciabatti, già autore dell’ultimo allestimento di 12 anni fa.
Oren all’Arena di Verona debutta con la direzione di Tosca di Puccini nel 1984 e da allora è sul podio veronese ogni anno, fino a diventare uno dei direttori più presenti nei cartelloni areniani. Questi titoli verdiani, che ha diretto: diciannove edizioni di Aida dal 1985 al 2021, dieci di Nabucco dal 1989 al 2021, Otello nel 1994, Un Ballo in maschera nel 1998, Il Trovatore nel 2001 e 2016. Inoltre ha diretto le pucciniane Tosca con tre edizioni (1984, 1990 e 2006), Madama Butterfly nel 2004, La Bohème nel 2005, Turandot del 1995, 2009, 2014, 2018. Infine Carmen di Bizet nel 1995, 1996, 2008 e 2019 e Don Giovanni di Mozart nel 2012; oltre ai titoli di opera nel 2013 dirige anche il Gala Domingo-Operalia; nel 2014 la serata Plácido Domingo canta Verdi.
Nel 2015 è sul podio dell’Arena con Roméo et Juliette di Gounod, nel 2016 con Il Trovatore e nel 2017 con la IX Sinfonia di Beethoven. Nel 2019 dirige La Traviata, Aida, Carmen, Tosca e Carmina Burana di Orff.
Queste le parole del maestro Daniel Oren, per la prima di Trieste:“Otello è stato scritto da Verdi dopo 16 anni di assenza di ispirazione, riflessione, composizioni di altro genere come la musica religiosa.
I geni dell’opera sono tanti, ma per me Verdi è il più grande di tutti, così quando arriva questo Otello dopo un mare di silenzio, è una rivoluzione assoluta: non ci sono più i pezzi chiusi, è rivoluzione nei concertati che sono trattati in modo diversissimo a partire da quello celeberrimo del terzo atto che è un capolavoro assoluto di armonia pur nelle infinite differenze di espressione dei singoli. Verdi è sicuramente il genio dei concertati. Otello è davvero un altro mondo ed è davvero difficile da realizzare, a partire dalla tempesta iniziale.
E anche molto difficile, oggi quasi impossibile, trovare le voci giuste a partire proprio da Otello. Forse Gregory Kunde che ho appena diretto in Luisa Miller, nonostante gli anni, può essere un grande Otello. Ma poi altri non ci sono.
Così insieme a Paolo Rodda abbiamo lungamente cercato il nome giusto e questo giovane armeno Arsen Soghomonyan, già voluto da Mehta coi Berliner nel ruolo, ci sembra la scelta migliore a dimostrazione che le voci armene stanno andando davvero forte.
Asen ha il colore scuro giusto per Otello, perché è il colore della voce così raro oggi. Anche la Desdemona di Lianna Haroutounian è eccezionale, anche lei eccellente voce armena di casa nei migliori teatri del mondo. Non abbiamo mai lavorato insieme ed avevamo entrambi grande voglia di fare un bel progetto insieme. E anche il baritono Burdenko è un giovane di grandissimo talento e soprattutto è un vero baritono drammatico e scuro di colore nella voce, merce oggi rarissima. E poi sono molto contento perché si è riaccesa subito questa storia d’amore artistico e musicale con l’orchestra e il coro di Trieste, maestranze eccellentissime che meritano il meglio. E la storia d’amore è rinata anche con la città tutta che io adoro da sempre”.