Nuova “fumata grigia”; le distanze tra Fondazione Arena e sindacati sul futuro dell’arte

 
 

Nuovo appuntamento, dentro e soprattutto fuori l’anfiteatro romano; di pochi minuti fa la notizia dell’ennesimo presidio di protesta da parte dei lavoratori della Fondazione Arena, supportati da alcune sigle sindacali.

Insieme hanno prodotto un comunicato stampa che disegna, a loro avviso, lo “stato dell’arte” attualmente vigente. Lo pubblichiamo integralmente:

 

COMUNICATO STAMPA

L’incontro tenutosi stamattina tra la Direzione di Fondazione Arena e le parti sindacali si è concluso con l’ennesimo nulla di fatto su tutte le tematiche contenute nella proclamazione dello sciopero previsto per stasera 25 agosto e si va ad aggiungere all’ormai copiosissimo numero di trattative infruttuose di cui la squadra dirigenziale della Fondazione ha la piena responsabilità.

Durante la riunione, che avrebbe dovuto avere per oggetto la consegna alle parti sindacali della programmazione invernale del Teatro Filarmonico e la definizione di tempi e modi di reclutamento del personale estivo del Festival 2019, a nulla è valso il tentativo agito dal sindacato di pervenire a protocolli di intesa esigibili sulle materie in oggetto.

La programmazione invernale è stata solamente tratteggiata verbalmente, contrariamente a quanto sempre avvenuto (e a quanto tra l’altro contrattualmente previsto da accordi interni) ovvero la consegna di documentazione scritta e dettagliata, in grado di garantire rispetto alla tenuta del modello Fondazione su livelli produttivi, artistici ed occupazionali. 

Cosa ben più grave è, con evidenza indiscutibile, che tale programmazione non si spinge oltre al maggio 2019, di fatto non chiarendo in alcun modo cosa avverrà nell’autunno prossimo, nel quale deve concretizzarsi la continuità produttiva interrotta solamente nel triennio 2016-2018 dall’utilizzo dell’ammortizzatore sociale Fis, previsto solo temporaneamente dal piano di risanamento quale mezzo per riassestare la situazione di crisi della Fondazione provocata dalla gestione precedente. In poche parole nella programmazione oggi descritta non vi è alcuna garanzia sul ritorno  a 12 mesi dell’attività del Teatro.

Hanno destato inoltre la nostra seria preoccupazione altri dettagli di non poca importanza, tra i quali la diminuzione della proposta di titoli d’opera (un titolo, ovvero quattro alzate di sipario in meno) sia rispetto alla proposta storicamente consolidata del Teatro Filarmonico, sia rispetto a quanto in prima battuta annunciato dalla stessa Direzione e il categorico rifiuto di fornire dettagli economici e riscontri dell’attività di budgettizzazione di tale programmazione, in intersezione con la predisposizione del bilancio preventivo 2019, di basilare importanza per la sua reale fattibilità.

Da ultimo la programmazione presentata non comprende alcun titolo di balletto e pertanto non vi sono nemmeno avvisaglie di quanto dichiarato in campagna elettorale, e più volte richiesto da parte sindacale, in ordine al ripristino del Corpo di Ballo stabile, quale elemento irrinunciabile ad assicurare il rilancio artistico di Fondazione Arena.

Riguardo alla stagione estiva 2019, per la quale sono stati prospettati miglioramenti nelle condizioni contrattuali riguardante il personale stagionale, anche su questa materia però è stata categoricamente rifiutata la proposta di addivenire alla formalizzazione scritta quantomeno degli intenti attuali dell’Azienda.

Le parti sindacali, in coda alla riunione, hanno esperito per l’ennesima volta il tentativo di addivenire ad un protocollo d’intesa su quelli che sono innegabilmente i pilastri fondanti del modello Fondazione, dell’integrità del Teatro in tutte le sue componenti, a tutela della sua capacità produttiva e del suo valore artistico, ovvero la garanzia del ritorno a 12 mesi, la negoziazione del contratto integrativo e l’attuazione del meccanismo di tutela salariale previsto dal nuovo CCNL, la discussione della pianta organica e conseguente fase di reclutamento attraverso concorsi internazionali per gli ormai numerosissimi posti vacanti, la definizione delle modalità  e dei tempi di contratto per gli aggiunti estivi, che garantiscano loro pari diritti rispetto ai lavoratori stabili e tempi di prova consoni all’alta qualità che le produzioni areniane devono assicurare, nell’interesse di tutti, dell’immagine della Fondazione, della stessa città di Verona e dell’economia del territorio.

Vanno inoltre garantito e debitamente informato compimento degli obblighi inderogabili di Legge di stralcio del debito pregresso al 2016 con i fornitori e conseguente erogazione di 9 milioni previsti dal Piano Ministeriale;

Abbiamo per l’ennesima volta espresso contrarietà del ricorso a un ennesimo Piano Industriale deciso dal C.d.I., pagato dalla Camera di Commercio, affidato a soggetti esterni   piano che, come presentato alla stampa dal Presidente Riello  faciliterebbe nuovi tagli anziché come da noi richiesto favorire e implementare il rilancio.

Facciamo invece appello responsabilità del Sindaco/Presidente e dell’insieme del Consiglio di indirizzo per garantire che le annunciate migliori entrate del festival 2018, le contribuzioni pubbliche e private dichiarate siano effettivo supporto al piano di risanamento e di  rilancio nello spirito e nella lettera di quanto – con atto straordinario per la riapertura dei termini della legge Bray – il Ministero aveva imposto al fine di evitare la liquidazione amministrativa coatta a cui si era giunti.

Abbiamo richiesto un impegno condiviso per ottenere contributi Comunali certi e pari a quelli degli altri Comuni italiani di simile rilievo, scorporati dalla cifra dei ricavi dell’ extralirica in quanto già ascrivibili come ricavi diretti della Fondazione Arena  e definitiva dsmissione delle spese per il museo AMO.

Assolutamente sorda ai nostri appelli e ai nostri ragionamenti, la Direzione di Fondazione si è ritirata sancendo anche oggi l’infruttuosità del tavolo di trattativa e di ogni possibile percorso di confronto mirato all’obiettivo di garantire il modello Fondazione, rivelando e confermando per l’ennesima volta la propria inadeguatezza rispetto al compito di traghettare Fondazione Arena verso la fase dell’auspicato rilancio.

 
 

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