In Fondazione Arena, Sindacati ancora sul piede di guerra. Dopo l’inizio posticipato della Carmen lo scorso nove agosto, SLC CGIL UILCOM UIL FIALS CISAL ribadiscono ed incrementano i punti della loro battaglia, sintetizzabili in:
– messa in sicurezza del contratto integrativo e tutela salariale legata all’applicazione della traslazione economica del contratto ai sensi dell’art. 47/bis del CCNL;
– programmazione a 12 mesi, tesa anche a valorizzare il ballo come parte del Teatro;
– discussione seria sulla pianta organica, quale vero elemento di rilancio del Teatro;
– tempi e modi di lavoro del Personale aggiunto nelle prossime stagioni e il modello produttivo delle stesse;
– definitivo chiarimento degli aspetti istituzionali ed economici con il Comune di Verona, con particolare riferimento al museo Amo e ai contributi comunali recentemente stornati per sostenerne l’affitto con ulteriore pregiudizio sulla tenuta del bilancio;
– informazioni certe e trasparenti circa l’operazione saldo/stralcio del debito da cui dipende l’acquisizione dei 9 milioni del fondo previsto dalla Legge Bray.
Chiarimenti ad oggi non arrivati, che si tramutano con un’altra ora di ritardo sulla recita della Carmen di sabato prossimo.
Stupisce che in merito alle rivendicazioni riportate, si sia sfilata la CISL, clamorosamente assente dal fronte comune di tutte le altre sigle.
In riferimento all’ora di sciopero, i Sindacati precisano che “i miglioramenti annunciati sull’incremento di pubblico e della biglietteria, unitamente alle numerose sponsorizzazioni che si sono aggiunte negli ultimi tempi, non siano stata occasione almeno per un segnale concreto e tangibile di rilancio, come da tempo chiediamo, dopo che i lavoratori hanno pagato in questi anni le condizioni del salvataggio tramite il pesante taglio salariale dovuto alla sospensione per gli stabili, la riduzione della programmazione invernale del Teatro e l’adozione di forme contrattuali vessatorie per gli aggiunti”.
“Il gruppo dirigente del Teatro – concludono SLC CGIL UILCOM UIL FIALS CISAL – è assolutamente elusivo e lascia il sapore di un tentativo, neanche tanto nascosto, di introdurre elementi divisivi tra i lavoratori, nascondendo così la vera realtà che potrebbe emergere, a teatro chiuso, con il redigendo Piano Industriale, tanto sbandierato, ma i cui contorni restano ignoti. Piano industriale – affidato ad esterni – che, per le forme in cui è stato presentato, non può che indurre alla preoccupazione e al dissenso che i lavoratori e le lavoratrici hanno già espresso”.