Riceviamo e pubblichiamo la nota delle attiviste “Non Una di Meno Verona” in merito alla sentenza condanna dell’Avvocato Andrea Bacciga.
“Una vicenda giudiziaria che va fatta risalire a luglio 2018, quando l’allora consigliere comunale di maggioranza Andrea Baccigavenne accusato di avere rivolto il saluto romano ad alcune attiviste di Non Una di Meno Verona presenti nel loggione del consiglio comunale mentre erano in discussione due mozioni per finanziare organizzazioni e progetti legati a movimenti anti-abortisti.
La reazione a quanto accaduto fu subito collettiva, immediata e potente: oltre all’esposto presentato in procura da Non Una di Meno Verona ne seguì un secondo firmato da decine di cittadine e cittadini e da molte associazioni Veronesi.
Tre attiviste di Non Una di Meno, Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) e Anpi (Associazione nazionale Partigiani d’Italia) furono ammesse come parti civili.
Una lunga vicenda giudiziaria che aveva visto l’assoluzione dell’imputato nel 2022, ritenendo allora il gesto non a fini di propaganda e raccolta consensi.
Il 23 ottobre 2025, invece, la prima sezione della Corte d’Appello di Venezia riforma la sentenza assolutoria: Bacciga é condannato a sei mesi e all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, pena sospesa, nonché al risarcimento danni alle parti civili.
Nell’intermezzo di questo tempo abbiamo assistito ad uscite dell’imputato, come nel caso della citazione di Mussolini (rif “Se mi assolvete mi fate un piacere, se mi condannate mi fate un onore”) o a travestimenti “da ancella” da parte dello stesso, riprendendo i panni con cui ci si era presentate al Consiglio a vegliare su discussioni e decisioni che avrebbero avuto ricaduta sui nostri corpi.
Ora la sentenza parla chiaro, nonostante la pena sospesa.
Ed è ciò che ci interessa. Non solo ci preme ancora una volta sottolineare come il saluto romano, simbolo di un sistema dittatoriale e repressivo basato sulla negazione delle libertà, sia avvenuto all’interno di un luogo di rappresentanza democratica nata dalle lotte Partigiane e che l’autore dell’atto fosse un rappresentante delle istituzioni nate dalla resistenza al nazifascismo e nell’esercizio del proprio mandato .
Ma anche che il risarcimento sia stato riconosciuto anche alle attiviste di Nudm: proprio a loro il saluto era stato mandato. E non è un caso. Come é stato sottolineato nel corso delle udienze anche dall’Avvocata Federica Panizzo e dalle trattazioni orali in Corte d’Appello, l’obiettivo era rimettere le donne al loro posto, tornare quindi a reificarle e considerarle mere fattrici, respingendole dalla sfera pubblica, dai luoghi dove si prendono decisioni sui loro stessi corpi e vite. Ciò coerentemente all’ideologia fascista, strutturalmente basata sul modello patriarcale.
Siamo consapevoli che questo modello ancor oggi sarebbe gradito a molti. E ne ritroviamo le conseguenze nelle nostre quotidianità, a volte più palesi, a volte più striscianti.
Questa sentenza però ci riconosce qualcosa, e riguarda tutte. E rimarremo ancora vigili. Nelle aule dei Tribunali, dove si legifera sulle nostre vite, nelle case, nelle strade”.







































