No ai cibi sintetici e ai vini prodotti in laboratorio

 
 

È una marea gialla quella che ha invaso il 19 marzo il centro di Parma, cuore della food Valley italiana e simbolo di quel made in Italy che tutto il mondo invidia al nostro sistema Paese. Un fiume composto da oltre 20.000 persone, agricoltori e allevatori di tutte le età con le loro famiglie, mobilitatisi nel parmense per manifestare davanti alla sede dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare. 
Un luogo simbolico quello scelto da Coldiretti, organizzatrice della giornata, vista la tematica trattata durante la manifestazione, ovvero la ferma opposizione a qualsiasi procedura autorizzativa che tenda a consentire la produzione di cibi in laboratorio e, ancor peggio, ad equipararli ai cibi naturali agli occhi del consumatore finale.  

Ed è proprio la sicurezza di questi cibi una delle principali preoccupazioni dei produttori italiani, che ora chiedono una moratoria sulle autorizzazioni e soprattutto studi medici approfonditi che ne dimostrino la salubrità. 
Un concetto ripreso dal anche sindaco di Soave, Matteo Pressi, esponente di una delle zone d’Italia maggiormente vocata alla produzione vinicola con i suoi 6000 ettari evitati e gli oltre 47 milioni di bottiglie prodotte ogni anno, anch’egli presente a Parma. 
Secondo Pressi: “L’Unione Europea sta cercando di sdoganare un concetto che dovremmo rifiutare categoricamente, ovvero la possibilità di produrre cibo senza passare dall’agricoltura e senza passare dalla grande capacità dei nostri contadini di realizzare prodotti sicuri, di qualità e che contribuiscono all’economia nazionale”. 
Un problema che, come evidenziato dal sindaco, non riguarda solamente il settore dell’allevamento, con il tema della cosiddetta “carne sintetica”, ma che arriva a toccare anche la catena produttiva vinicola, con il susseguirsi di proposte che tendono ad introdurre sul mercato prodotti similari al vino ma realizzati in laboratorio, senza utilizzare uva ma ricorrendo all’assemblaggio di basi di origine chimica e aromi. 
Sul punto, il sindaco Pressi precisa: “oggi si parla molto di carne sintetica, ma questa è l’anticamera di un ulteriore passaggio, ovvero quella del rilancio dell’idea della produzione di vino ricorrendo alle cosiddette “bustine”. Per questo ho deciso di prendere parte alla manifestazione, a fianco della Coldiretti. Dobbiamo tutelare la capacità produttiva delle nostre aziende, il patrimonio dei nostri agricoltori e la salute dei consumatori”. 
E proprio la salute dei consumatori è al centro di un’altra battaglia che unisce il sindaco di Soave e la Coldiretti, ovvero la richiesta di un intervento urgente della UE per rivedere le norme in materia di “ultima trasformazione”. Come spiega il sindaco Pressi: “oggi in base alla legislazione europea, il Paese di origine di un prodotto dichiarato al consumatore può essere anche quello in cui avviene l’ultima fase della sua lavorazione. Ad esempio, il concentrato di pomodoro cinese, se diluito e confezionato in Italia, può essere immesso sul mercato come prodotto made in Italy. Lo stesso vale per le cosce di suino che arrivano dall’estero ma che vengono lavorate e stagionate in Italia. Tutto questo è ingannevole”, conclude il sindaco.
Per questo, la Coldiretti ha lanciato una petizione online che punta a raccogliere un milione di firme per chiedere alla UE di intervenire su questi temi, petizione che secondo Pressi: “va sostenuta per tutelare un settore fondamentale dell’economia del nostro territorio, già messo a dura prova dalla crisi climatica, dalla frenata del PIL tedesco e, probabilmente, dai nuovi dazi”.