Mostra fotografica “Istinto Urbano. Geometria, Astrazione, Metafisica”

 
 

Sabato 23 marzo alle ore 18:00 presso Sala Birolli inaugura la mostra fotografica “Istinto Urbano. Geometria, Astrazione, Metafisica”.

L’esposizione, ideata e curata da Federico Martinelli dell’Associazione Culturale Quinta Parete di Verona, con il patrocinio del Comune di Verona – Assessorato al Decentramento Marco Padovani – presenta il lavoro di 11 fotografi: Mara Balabio, Marco Bonadonna, Barbara Boni, Elena Campedelli, Stefano Campostrini, Stefano Mazzi, Stefano Rossin, Maria Scarmagnani, Maria Tegazzini, Patrizia Trevisan, Antonella Vecchi e le installazioni artistiche di Alessandro Carone.

Ancora una volta lo spazio dell’ex macello (accesso da Via Filippini e da via Ponte Aleardi all’interno del più ampio complesso del Centro Botteghe Artigiane), ospita un evento multi disciplinare e multi artistico dal momento che la mostra è arricchita da una serie di appuntamenti tra cui incontri, dibattiti, proiezioni fotografiche, conferenze e letture a tema. Partner dell’evento sono Studio Fotografico Ennevi (per la stampa delle fotografie), Benacus Arte, Gioielleria Benetti e La Tigella.

È Martinelli a specificare:

Dopo il successo di “Impronte 4. Istinto Urbano”, assieme ai fotografi, è nato il desiderio di riprendere questo tema così affascinante e ricco di spunti. Ho proposto a ognuno dei fotografi di “osare” ancora più nel racconto del particolare urbano… di realizzare o trovare negli archivi scatti ancor più originali, che facessero leva sulle geometrie insite nel tessuto urbano o, ancora, nel movimento e nel gioco di forme che porta alla dissoluzione dell’immagine.

Ancora una volta, ormai come una sorta di “marchio di fabbrica” dell’Associazione, oltre all’esposizione si terranno una serie di appuntamenti pomeridiani e serali, incontri che talvolta aiuteranno a comprendere la vastità dell’argomento e che talvolta si discosteranno, nell’ottica di una proposta il più possibile ampia ed eterogenea.

Tra i desideri di Quinta Parete, che si sta impegnando intensamente nell’organizzazione di numerose mostre presso l’ex Macello, c’è quello di valorizzare lo spazio espositivo, così capace di “regalare”, specialmente nelle ore notturne luci e ombre di straordinario fascino. Per questo credo che, oltre all’esposizione, ogni incontro rappresenti l’occasione per vedere la mostra sotto punti di vista differenti.

L’inaugurazione si terrà il 23 febbraio alle 18:00 alla presenza del curatore, dei fotografi, delle autorità e del cartomago Fedex. Successivamente, alle 21:00 a inaugurare il ciclo degli incontri complementari si terrà il “Piccolo concerto indiano” di Dejan Tinto che, con il sitār, tipico strumento a corde, è ormai uno degli ospiti fissi più applauditi degli appuntamenti di Quinta Parete.

Conclude Martinelli:

Sono una decina gli appuntamenti, tutti rigorosamente a ingresso libero. Vogliamo continuare a dare stimoli per migliorare e per migliorarci, vogliamo divertire e far conoscere, intrattenere e dare impulsi culturali. Ci auguriamo che la proposta sia motivo per tutti di abbandonare per qualche ora l’incessante ritmo quotidiano per addolcirsi nell’arte. Un binomio, quello tra esposizione e appuntamento culturale che dona ulteriore dinamicità alla fruizione dell’arte, in ogni sua forma.

La mostra è aperta tutti i giorni dal 23 febbraio al 10 marzo 2019. Dal martedì a venerdì dalle 17:00 alle 19:30. Sabato e domenica dalle 10:00 alle 19:30 a eccezione delle giornate nelle quali l’orario sarà prolungato per la concomitanza con gli eventi complementari all’esposizione.

Recensione della mostra

Il Novecento, nel segno dell’innovazione, ha portato gli artisti a vivere nuove emozioni, quelle della nascente civiltà elettrica e industriale. Ai valori dell’operosità e della tradizione agricola campestre – che avevano caratterizzato economia, società, cultura, letteratura e arte – si affiancano quelli della modernità. Dai carri nei campi agli aerei nel cielo il passo è breve e, tutto d’un tratto, l’arte diventa punto di partenza per il racconto di una velocità sempre più frenetica e sincopata.

Da spunti di figurazione legati alla tradizione, gli artisti, testimoni del proprio tempo, osservano un mondo nuovo, crocevia di scambi sempre più rapidi, vettori di una crescita demografica che vede il paesaggio mutare a ritmi incessanti. È il trionfo della città, luogo nella quale si raduna e si agglomera il centro operoso moderno.

Ogni campo dell’arte, sia letteraria che visiva, ne è coinvolto e in pochi anni assistiamo alla nascita di Futurismo, Surrealismo, Metafisica, Dadaismo, Astrattismo, Gestuale, linguaggi nuovi che restituiscono con forza celebrazioni e sconfitte di un secolo così breve per l’intensità dei mutamenti artistici che si sono susseguiti ma altrettanto intenso nel suo vigore espressivo.

In questa esposizione i fotografi delineano l’immagine di una città che, pur facendo propri i nuovi linguaggi artistici, nella celebrazione degli scorci storici, mantiene ben salda la propria essenza. O ancora, nel segno dell’innovazione, gli stessi linguaggi raccontano l’imponenza di architetture che sembrano superare le leggi della fisica e della gravità, metropoli che, nell’incessante e perpetuo rinnovamento, trovano nelle skyline la definizione della loro nuova identità.

Il percorso espositivo – nel racconto del tessuto urbano e delle sue contraddizioni – più o meno volontariamente, rivela il fascino delle geometrie di case e palazzi, del movimento che dissolve cose e oggetti nelle luci della notte o, magicamente, colori e prospettive che meglio della realtà virtuale e dei moderni visori, sembrano trascinarci, come protagonisti, in un film di fantascienza o nei quadri di Hopper, De Chirico, Sironi, Fontana.

 
 

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