Meno male che Heidi c’è… al Minotauro, venerdì 10 maggio

 
 

“Meno male che Heidi c’è”: non sveleremo qui la bizzarria del titolo, lasciando all’autrice questo compito venerdì 10 maggio alla libreria “Il Minotauro” (via Cappello, ore 18) e nelle pagine del libro, un’indovinata formula di “narrativa didattica” che alterna episodi di vita vissuta da Milena – mamma single, barista, giustamente arrovellata sui punti interrogativi della propria personalità e in cerca di risposte attraverso esperienze e amicizie – e spunti di riflessione che la pedagogista e love writer Barbara Gaiardoni propone, attraverso un linguaggio forbito, senza far perdere agilità di lettura.

La grammatica è materia ormai obsoleta: a quanti importa se è stato usato un punto e virgola invece che un punto? Eppure la scelta ha un suo perché, non fondamentale, ma opportuno. Questo libro è un felice caso, oggi, in cui forma e contenuto sono all’altezza l’una dell’altro, in termini positivi. Nota un po’ tignosa, ma doverosa.

In “Meno male che Heidi c’è” ognuno troverà qualche passaggio particolarmente calzante al proprio carattere, grazie al ricorrente uso di metafore e modi di dire che fanno da ponte tra il linguaggio tecnico e quello quotidiano, tra il piano professionale e quello umano. Il tempo: che inseguimento perenne! Per correre dietro ai figli, a quanto ne rinunciano, di proprio, i genitori? Goran – coach di nuoto di Milena – risolve poeticamente il cruccio dell’allieva, «non si racconta forse che è il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante?».

«Sentirsi amati comporta la libertà di essere davvero ciò che siamo».

«E’ importante ritornare alle cose semplici. Tempo fa davo una misura allo spessore di ciò che mi accadeva: analizzavo il come, il dove, il perché. Poi mi sono accorta che il tutto si coglie semplificando. La complessità ha senso solo se conduce alla semplicità».

«Più chiara è la consapevolezza di ciò che ti serve, più gli eventi, come per incanto, iniziano a combaciare con ciò che desideri. Non mentire a se stessi è il trucco e l’antidoto per non neutralizzare la magia».

Sono, queste, frasi estrapolate per la loro limpida incisività, intessute nei capitoli che raccontano i giorni di Milena e in quelli che focalizzano situazioni e prospettano soluzioni; non si tratta di un manuale per il fai-da-te psicologico, tutt’altro; è un invito a cercare, nell’esigenza, un confronto con un professionista, come spiega Gaiardoni nel prologo (a cui si affianca la prefazione di Alessandro Prisciandaro, presidente nazionale dell’Associazione Pedagogisti ed Educatori Italiani): «tanti, troppi sono coloro che dispensano consigli a ogni pie’ sospinto: il pedagogista questo lo sa. Sa anche che la giusta direzione è educare all’autonomia e non addestrare alla dipendenza: condizioni che hanno costi alti. Non a caso, educare è costoso in tutti i sensi». Quella della pedagogista «è una professione che richiede, oltre a una formazione universitaria ad hoc e una notevole capacità riflessiva, quel coraggio per ammettere che, senza una supervisione, il proprio operare è pura cialtroneria».

Al Minotauro, Lorenza Cristanini Mion leggerà passi dal libro; a tutti i partecipanti verrà dato in omaggio il segnalibro della love writer.

 
 
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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