Abusi su minori per matrimoni combinati e mutilazioni genitali non sono reati distanti dalla realtà veronese. Il fenomeno migratorio ha portato consuetudini, che in Italia si configurano come reati, circoscritti nelle comunità straniere presenti sul territorio.
Gli Invisibili ha da poco allestito un servizio di primo ascolto online gratuito [email protected] da contattare nella totale riservatezza, gestito da professionisti, sessuologi, ginecologi e ostetriche e che si interfaccia con i servizi territoriali e le Forze dell’Ordine.
«Lavorando a contatto con i ragazzi posso testimoniare di casi di matrimoni precoci e mutilazione genitale – ha spiegato la dottoressa Guadagnini –. Questi ultimi sono veri e propri interventi chirurgici fatti in casa con mezzi non idonei, che causano danni permanenti alla salute. Il lavoro sui minorenni che segnalano abusi purtroppo è molto difficoltoso perché vanno coinvolti i familiari che tendono a insabbiare l’accaduto.»
Nigeria, Costa d’avorio, Eritrea e Romania sono le comunità attenzionate sul territorio italiano per la Tratta e lo Sfruttamento. Spiega Pia Cantini: «Non sono mai segnalazioni dirette ma casi di cui veniamo a conoscenza.»
Matrimonio forzato, matrimonio precoce e mutilazione genitale rientrano nell’ambito degli abusi sulla volontà dell’individuo, che generalmente è un minore: «Per tutti e tre questi fenomeni siamo nell’ambito dello sfruttamento, come viene definito dalle Nazioni Unite, in quanto una persona viene utilizzata per trarre vantaggio sociale o economico – ha evidenziato Viviana Coppola –. Azioni che vanno a violare la libertà e i diritti fondamentali dell’uomo e che non hanno conseguenze solo nel presente, dovute alla violenza e agli abusi, ma hanno anche un impatto sullo sviluppo individuale.» Per dare una risposta a questi fenomeni, «è necessario un intervento multilivello, come per lo sportello di ascolto, dove le varie componenti creano una rete, ma fondamentale è anche il lavoro di sensibilizzazione della comunità di appartenenza, un progetto a lungo termine che porterà a risultati sulle future generazioni. Save the Children, infatti, punta a ragionare su un lavoro di consultazione con la comunità di appartenenza con coinvolgimento di madri e padri, sebbene non sia semplice perché si tratta di nuclei molto chiusi. Si deve ragionare con l’attivazione delle associazioni delle varie etnie di riferimento e con il coinvolgimento delle ambasciate per far sì che le adolescenti di oggi in un futuro da madri interrompano questa catena di abusi e mutilazioni». Il consultorio ha un ruolo fondamentale, non solo nella conoscenza dei casi che si presentano, ma anche, utilizzando degli indicatori sociali, affinché si possano scovare tali situazioni. Un ruolo importante è dato alle scuole, alla sanità e a tutti coloro che entrano in relazione con i minori: «Il timore è che se non si agisce in parallelo, facendo maturare una consapevolezza in quelle comunità, i minorenni non si sentano vittime in quanto non percepiscono quell’abuso come una violazione di un diritto».
«Un tema di grande emergenza e attualità in questa Commissione, a pochi giorni dall’approvazione, due anni fa, del Codice Rosso in tema di violenza di genere, che ha inasprito le pene di certi reati e ne ha introdotti altri, come la norma contro i cosiddetti matrimoni forzati, le spose bambine, che può essere applicata anche al di fuori del territorio italiano – è intervenuto il parlamentare della Lega Vito Comencini e consigliere comunale –. Questa fattispecie, infatti viene spesso commessa all’estero, in Paesi dove la pratica è permessa o non vi sono elementi legislativi per contrastarla. Queste consuetudini, spesso tenute nascoste dalle famiglie, fanno emergere come sia ancora fallace una certa politica di integrazione. Come amministratori locali e come società civile si deve con determinazione e coraggio denunciare.»