
Valpantena e tetracloroetilene: RGV bocciata per l’ennesima volta, la falda resta inquinata. Il Comune di Verona ha confermato ieri il no al piano di bonifica della tipografia RGV di Marzana. Tetracloroetilene oltre i limiti da oltre un decennio: 91 microgrammi per litro contro un limite di legge molto più basso
La battaglia contro l’inquinamento da tetracloroetilene nella bassa Valpantena continua senza tregua. Con la determina 4222 del 24 settembre 2025, la dirigente settore ambiente del Comune di Verona ha confermato definitivamente la bocciatura del piano di bonifica presentato dalla ditta RGV Riproduzioni Grafiche Veronesi, l’azienda identificata come responsabile della contaminazione che da oltre un decennio avvelena le falde acquifere di Marzana, Quinto e Poiano.
Un inquinamento che dura da 15 anni. La storia inizia nei primi anni 2000, quando vengono rilevate le prime tracce di sostanze contaminanti nelle acque di falda della zona. Nel 2012 la Procura di Verona avvia un procedimento penale e nomina un consulente tecnico per individuare le fonti dell’inquinamento da solventi clorurati, in particolare il tetracloroetilene (PCE), una sostanza chimica utilizzata principalmente nelle lavanderie a secco e nell’industria grafica.
L’indagine tecnica, completata nel gennaio 2014, ha rivelato un quadro preoccupante: evidenziando due tipologie d’inquinamento. Il primo riguarda un inquinamento diffuso, esteso a tutto il territorio, caratterizzato da valori di concentrazioni molto bassi, dovuto ad un inquinamento residuale di contaminazioni che hanno avuto origine negli anni ’90 e che persistono per le caratteristiche del tetracloroetilene, sostanza molto stabile che si degrada in tempi lunghi. Il secondo un inquinamento puntuale, che costituisce l’inquinamento attuale e che si manifesta lungo il centro valle contaminando sia i pozzi ad uso agricolo sia i due pozzi idropotabili di Poiano. La contaminazione è evidenziata dalla conformazione del plume che si sviluppa dalla zona industriale di Marzana fino a circa 2 km a sud dei pozzi di Poiano e si manifesta con valori di concentrazione molto elevati, superiori ai limiti per le acque sotterranee ed a quelli per la potabilità, come è risultato dalle cinque campagne analitiche estese a tutto il territorio. La fonte è stata chiaramente identificata nell’area dello stabilimento RGV, dove il tetracloroetilene veniva utilizzato nel ciclo produttivo.
I numeri che fanno paura. Le analisi più recenti, effettuate nel maggio 2025 dal laboratorio VeronaLab, confermano la gravità della situazione: nel piezometro posto immediatamente a valle della sede RGV sono stati rilevati 91,06 microgrammi per litro di tetracloroetilene, un valore che supera abbondantemente sia i limiti per le acque sotterranee sia quelli per la potabilità.
Il tetracloroetilene è una sostanza particolarmente insidiosa: molto stabile chimicamente, si degrada in tempi estremamente lunghi, persistendo nell’ambiente per decenni. La sua presenza nelle falde acquifere rappresenta un rischio concreto per la salute pubblica e per l’ecosistema locale.
Il fallimento del piano di bonifica. Nel 2014 la Provincia di Verona aveva formalmente diffidato (determinazione n. 1551/14 ) RGV a provvedere alla bonifica secondo quanto previsto dal Decreto Legislativo 152/2006. Tuttavia, dopo oltre un decennio, la situazione rimane bloccata. La documentazione integrativa al piano di caratterizzazione e messa in sicurezza presentata dall’azienda è stata giudicata inadeguata e incompleta da ARPAV, l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto.
Bocciata la documentazione, la bonifica non può procedere. Nonostante i numerosi solleciti, la ditta RGV ha trasmesso una documentazione che, dopo una Conferenza di servizi con gli enti competenti (ARPAV, Provincia, ULSS e Acque Veronesi), è stata giudicata “non adeguata e non completa”. A nulla è valsa la richiesta dell’azienda di un riesame o di una proroga di 90 giorni. Le motivazioni addotte sono state ritenute insufficienti, non apportando contenuti innovativi e, soprattutto, non fornendo la documentazione richiesta per poter avviare la bonifica in sicurezza.
La decisione del Comune di confermare la chiusura negativa della Conferenza di Servizi blocca, di fatto, il procedimento di bonifica del sito. La persistenza della contaminazione rappresenta un problema serio per la salute pubblica e per l’ambiente, rendendo la bonifica un’urgenza non più rimandabile. La determina, firmata dalla dirigente Barbara Likar, è stata trasmessa a tutti gli enti coinvolti per conoscenza e per le eventuali azioni di loro competenza.
Le conseguenze per il territorio. L’inquinamento interessa direttamente i pozzi ad uso agricolo e quelli idropotabili di Poiano, mettendo a rischio non solo l’ambiente ma anche la sicurezza dell’approvvigionamento idrico locale. La contaminazione si manifesta attraverso un “plume” – una nube di inquinamento sotterraneo – che si sviluppa lungo il centro valle per diversi chilometri.
La persistenza del problema dopo 15 anni di accertamenti e procedimenti solleva interrogativi sulla capacità del sistema di controllo ambientale di garantire interventi tempestivi ed efficaci in caso di contaminazioni industriali.
La vicenda evidenzia ancora una volta l’importanza di controlli preventivi rigorosi sulle attività industriali che utilizzano sostanze chimiche pericolose e la necessità di interventi rapidi ed efficaci quando si verificano casi di contaminazione ambientale.
Alberto Speciale
Fonte: Determina n. 4222 del 24/09/2025, Direzione Ambiente e Transizione Ecologica, Comune di Verona









































