Martedì 6 “Di’ che ti manda Picone” e vai a teatro

 
 

Dopo “L’avaro”, la rassegna “Divertiamoci a teatro” prosegue (dal 6 al 9 febbraio al
Nuovo con inizio alle 21.00) con “Di’ che ti manda Picone” di Elvio Porta, proposto dalla
Compagnia Enfi Teatro, protagonisti Biagio Izzo e Rocio Muñoz Morales, insieme a Mario Porfito, Lucio Aiello, Agostino Chiummariello, Rosa Miranda, Antonio Romano, Arduino Speranza e Felicia Del Prete, diretti da Giuseppe Miale di Mauro.

La trama – Nel 1984 Nanni Loy girò la fortunata pellicola Mi manda Picone (protagonisti Giancarlo Giannini e Lina Sastri), a narrare la storia di un operaio dell’Italsider di Bagnoli che, per protesta per la chiusura della fabbrica, si dà fuoco in tribunale davanti al figlio piccolo e alla
moglie. Il mondo sotterraneo dell’uomo, fatto di camorra e mazzette, verrà portato a galla da Salvatore, un disoccupato che aiuterà la moglie dell’apparente innocente suicida a chiarire
dei misteri. Nella pièce teatrale ci si chiede che fine abbia fatto il bambino che assistette alla
morte del padre. Elvio Porta, sceneggiatore del film insieme a Loy, ha scritto per il teatro uno
spin-off che immagina dopo trentatré anni il figlio Antonio, ormai adulto, disoccupato,
sposato, forse futuro papà, esaurito e perseguitato da oscuri personaggi. In scena risate,
suoni, rumori, ricordi di una Napoli che fu e che oggi non c’è più. Nel finale, sotto gli occhi
malinconici di Antonio, la canzone “Assaje” di Pino Daniele, cantata da Lina Sastri, esploderà
come un rimpianto, una speranza.

«Nel 1984 – racconta il regista Giuseppe Miale di Mauroavevo nove anni e molto
probabilmente il film non lo vidi nemmeno (l’ho poi recuperato crescendo), ma ricordo
perfettamente che nella mia famiglia, quando c’era da fare qualche incontro importante o
qualche faccenda delicata, si diceva: “Di’ che ti manda Picone”. Per anni mi sono chiesto chi
fosse quel fantomatico Picone, che solo a nominarlo, come faceva Giannini nel film, rilasciava crediti e possibilità; poi con il tempo ho capito cosa voleva dire quella frase. Così, quando mi hanno chiamato per curare la regia di questo testo che, partendo dal film, racconta che fine ha fatto quel bambino che ha visto il padre scomparire inghiottito dalle fiamme, ho fatto un tuffo nella mia infanzia. In quell’universo in cui i bambini si isolano e creano il loro mondo personale. Come Antonio Picone, alias Biagio Izzo, che, ormai adulto, si isola nella vecchia casa di famiglia e vive nel ricordo di un padre andato via troppo presto. Intanto si è fidanzato e ben presto scoprirà che la sua donna aspetta un bambino; ciò vorrà dire assumersi delle responsabilità, diventare adulto. Ma Antonio Picone vuole restare bambino, così convinto che crescere voglia dire solo farsi il sangue amaro e ascoltare verità che non gli piacciono.
Purtroppo per lui, un nugolo di personaggi subdoli e spietati invaderà la casa-isola e lo condurrà nella piaga sociale di una politica fatta di raggiri e inganni. E il bambino, orfano di un martire del lavoro, sarà costretto a diventare adulto e scegliere da che parte stare nel mondo vero. Il percorso che porterà a questa scelta sarà fatto di amore, tante risate, ricordi, esami di coscienza e prese di posizione. Alla fine Antonio farà la sua scelta. E proprio come succedeva nella mia famiglia, anche in questa ci sarà chi gli sussurrerà quella
fatidica frase: “Di’ che ti manda Picone”».

Mercoledì 7 alle ore 18.00, nel foyer Teatro Nuovo, Biagio Izzo, Rocio Muñoz Morales e gli
altri attori della compagnia incontrano il pubblico. Ingresso libero.

 
 
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here