Madre Natura

 
 

Che c’è di più bello della Natura? Del suo essere libera, sempre in evoluzione e mai uguale a sé stessa.

Nel tempo molti hanno cercato di descriverla, di narrarla con parole, segni, opere e idee. Forse il segreto sta proprio nel non dare una forma definita a ciò che ci circonda ma semplicemente viverlo appieno dentro di noi.

Questo è ciò che si percepisce nelle opere di Gino Bogoni e Anna Raglewska in mostra in questi giorni e sino all’8 luglio alla Galleria Giustizia Vecchia (Chiesa di Santa Maria della Giustizia Vecchia) in piazza San Zeno a Verona.

Il primo, scomparso ormai da diversi anni ci ha lasciato, con le sue sculture, qualcosa di incredibilmente vivo, talmente reale che l’autore sembra essere presente nell’istante stesso in cui noi ci avviciniamo ad esse.

Toccarle significa viverle, vedere e sentire la sua presenza. La nuora ci suggerisce che si potrebbe “vederle” al buio. Sembra un paradosso ed invece nulla di più reale che usare il tatto e non la vista per godere appieno delle sculture del grande maestro.

È un continuo fluire di vita ed energia che le sue sculture trasmettono ai nostri sensi. Certo la vista toglie molto all’immaginazione ed ecco allora che in soccorso viene la mente stimolata dal nostro tatto, ognuno con la sua sensazione e le sue emozioni, rigenera l’artista intento a creare.

E su questo schema s’innesta anche l’opera pittorica di Anna Raglewska: le sue nuvole, lo spazio infinito. La linea del cielo che non è tale perché la visione non è sul piano orizzontale. I suoi quadri in verticale tagliano e spezzano il quotidiano.

Le tele traspirano di istintività. La sua vera anima vaga nel solco dei suoi pensieri che slegati dal corpo possono volare.

Orizzonti mobili”, questo il suo schema, se di schema possiamo parlare, visto che non c’è nulla di più indefinito del pensiero della nostra artista. Nel nostro colloquiare è scaturita una specie di seconda identità dell’autrice.

Un alter ego che la conduce verso spazi sospesi nel tempo e nello spazio. La mente non è più logica e razionale, il pensiero si fa astratto ma lucido, irrazionale ma perfettamente in sintonia con la sua anima: questa è libertà allo stato puro.

Ecco che i due artisti, seppur distanti temporalmente, sono talmente vicini da dar vita a opere che hanno in sé il germe di quella sana follia che la Natura stessa trasmette.

Nulla è mai uguale a sé stesso. Ogni cosa cambia, la luce muta, da vita a momenti di estasi e incontrollata pazzia che portano i due autori ad essere molti simili tra loro.

Le Terra, in fondo, mutata nel tempo, ci insegna a non uniformarci, a pensare senza raziocinio perché nulla è più razionale che l’irrazionale bellezza di ciò che ci circonda.

Tutto questo, nelle opere di Gino ed Anna, si traspira, si sente e si vive. Questo, forse, è il vero senso della vita: lasciarsi andare e cullare da tutto quello che ci sta intorno e forse, anche noi, vivremmo un po’ meglio.

 
 
Sono di Verona, nato il 15 gennaio, quindi Capricorno. Ho un temperamento deciso ma anche la giusta allegria per le origini senesi del nonno paterno. Ho una laurea magistrale in editoria e giornalismo conseguita con il massimo dei voti. Iscritto All’ODG del Veneto, nel tempo libero sono istruttore minibasket a Lugagnano. Scrivo per il Corriere dello Sport. Credo neello sport per tutti. Nel 2014 la mia passione mi ha portato a Sochi per seguire i Giochi Paralimpici Invernali. Amo il Teatro: Shakespeare in particolare. Mi piace il nuoto e quando posso vado in mountain bike. Sono sincero: dico sempre quello che penso. Sempre di corsa ma mi piace così.

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