L’onda lunga di scelte urbanistiche discutibili

 
 

L’attuale situazione economica, la carenza di domanda e l’eccesso di offerta di cubature edilizie, secondo le più elementari leggi di mercato, dovrebbero sconsigliare investimenti nel settore edilizio. Invece, anche nei recenti strumenti urbanistici di Verona, nonostante una diminuzione della popolazione ed oltre 10.000 appartamenti sfitti, sono stati previsti dal PAT della giunta Tosi 10.900 nuovi alloggi e 750mila metri quadrati di edifici ad uso commerciale, terziario e produttivo.

Così come mi risulta urbanisticamente incomprensibile la scelta di permettere la realizzazione di circa 3.000.000 di mc di commerciale, terziario, alberghiero, ricettivo e direzionale e di oltre  circa 1.000.000 di mc di residenziale, a Verona sud. Scelte derivate dalle “manifestazioni di interesse” inoltrate dagli operatori privati alla Pubblica Amministrazione.

Questa non pianificazione, probabilmente è il prodotto di una cattiva cultura urbanistica e di una mancata attenzione all’equilibrio ed alla salute del territorio. Ma sorge spontanea la domanda: perché investire milioni di euro in centri commerciali e direzionali? Non siamo più negli anni ’50, non abbiamo bisogno di ricostruire la nazione, chi ha ancora convenienza ad investire cifre così alte nel settore edilizio?

E per quali motivi gli strumenti urbanistici attuali, non hanno previsto e favorito gli investimenti nel recupero del patrimonio edilizio esistente e nella riqualificazione e messa in sicurezza del territorio? Dal secondo dopoguerra l’uso del territorio ha rappresentato il settore più redditizio per gli investimenti economici. L’edilizia e la conseguente cementificazione del suolo è stata per decenni la locomotiva dell’economia italiana. A scala nazionale si è costruito tantissimo, il suolo è stato impermeabilizzato per una percentuale che si avvicina all’8%, con la Lombardia, il Veneto e la Campania che variano dall’11% al 13%; l’equilibrio idrogeologico del territorio è stato pesantemente danneggiato da interventi sbagliati e non idonei, che hanno violentato le caratteristiche naturali dei luoghi interessati.

L’assenza di un rapporto oggettivo tra le reali necessità di volumi edilizi e la quantità realizzata, ha provocato l’accumulo di un numero eccessivo di edifici vecchi e nuovi inutilizzati, che occupano suolo prezioso.

Nonostante tutto ciò, si continua a programmare la realizzazione di nuove costruzioni, non per necessità oggettive, ma per soddisfare gli interessi dei due gruppi sociali  che detengono e gestiscono il potere: quello dei politici e quello degli affaristi. A questi due, ultimamente se n’è aggiunto un terzo, il più pericoloso, quello della malavita organizzata. E’ risaputo che   il mondo del mattone è il canale principale per il riciclo del denaro sporco; ed è indispensabile che nelle operazioni di riciclaggio operino imprenditori compiacenti e insospettabili.

Esistono vari modi per ripulire il denaro proveniente da operazioni illecite e/o criminali; uno dei principali è quello della finta vendita di immobili: un’organizzazione criminale acquista un immobile ad un valore molto più basso rispetto la  somma da riciclare. In seguito l’immobile è venduto ad un compratore compiacente al prezzo della somma da riciclare, che è molto maggiore rispetto al prezzo iniziale dell’edificio. L’acquirente compiacente paga con un bonifico bancario e contemporaneamente riceve dall’organizzazione criminale, in denaro liquido, la differenza tra il prezzo reale di mercato e quello che ha corrisposto all’organizzazione. La convenienza per entrambi i soggetti, spiega anche l’eventuale non utilizzo immediato dell’immobile.

Queste operazioni, potrebbero giustificare la costruzione e la pianificazione di nuovi immobili, residenziali, direzionali e commerciali, nonostante vi siano migliaia di appartamenti, capannoni e uffici vuoti e sfitti.  Così come potrebbe essere proprio il denaro fresco delle mafie un importante propulsore di questa finta crescita, che droga l’economia con i guadagni delle attività illecite.

A Reggio Emilia, per esempio, sono stati sequestrati al clan dei Casalesi parecchie partecipazioni in società immobiliari.

Le infiltrazioni mafiose, al Nord, non significano mitra e lupare, ma  opportuni contatti con il potere politico e finanziario, per influenzare le scelte d’uso del territorio.

Come già espresso sopra, l’edilizia e l’urbanistica, grazie alla possibilità di grossi guadagni e di riciclaggio di denaro sporco, risultano essere terreno fertile per le operazioni della cosiddetta malavita organizzata. Il meccanismo prevede che certi soggetti politici, assieme ad operatori economici “puliti” e senza scrupoli, collaborino efficacemente con coloro che posseggono tanti soldi da investire, anche se di dubbia provenienza.

In questi casi gli strumenti urbanistici sono stati ridotti a piattaforme tecniche per garantire la speculazione edilizia; mentre il ruolo degli urbanisti e dei tecnici si limita a tentare di giustificare tecnicamente e con molta difficoltà, scelte urbanistiche inammissibili ed inopportune.

Da considerare e valutare con attenzione anche il sistema del project financing, cioè del finanziamento da parte di privati di un’opera pubblica e, quale contropartita la concessione, per un certo numero di anni, dei servizi a pagamento previsti dal progetto.

Sistema che era stato pensato per la sistemazione della Passalacqua, dell’Arsenale e per la costruzione del traforo.

Andrebbe anche appurato attentamente il consueto allungamento della filiera in edilizia, con una serie lunghissima di subappalti, dove ogni passaggio potrebbe essere a rischio di infiltrazione mafiosa.

Nel solo  2014, la quantità di soldi riciclati in Italia è stata di 2,8 miliardi di Euro.

Giorgio Massignan (VeronaPolis)

 
 

1 COMMENTO

  1. Cattiva cultura…unica risposta. È dimostrato che diventare sindaco o assessore quasi mai è sinonimo di competenza. E su questo la nostra città vanta dei super eroi…purtroppo.

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