L’Italia in esilio. La migrazione degli intellettuali italiani dopo il 1938

 
 

Convegno internazionale di studi in programma il 5 a 6 febbraio al polo Zanotto

Dalla genesi delle leggi antiebraiche del 1938 al loro impatto sulla comunità scientifica italiana, dall’esilio intellettuale e politico in Europa alle esperienze di confino negli Stati Uniti e in America Latina. Questi i temi del convegno internazionale di studi “L’Italia in esilio. La migrazione degli intellettuali italiani dopo il 1938”, in programma il 5 e 6 febbraio, nell’aula T.1 del polo Zanotto, dedicato alla Giornata della memoria.

L’iniziativa si inserisce all’interno di Memoria Memorie, appuntamenti per non dimenticare, promossi dall’università di Verona e inaugurati il 31 gennaio con la presentazione del libro di Liliana Picciotto “Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah. 1943-1945”. Oltre alla due giorni di convegno, dedicata agli italiani in esilio, è in programma, martedì 5 febbraio, alle 21, nell’aula T.3 del polo Zanotto, “Diorama per Ferdinando Valletti” a cura di Eadem Produzioni. Gli spettatori potranno assistere alla proiezione del docufilm “Deportato I 57633, voglia di non morire, 2010”, del regista Mauro Vittorio Quattrina, dedicato alla figura di Valletti.

Il convegno. Nella giornata di martedì 5 febbraio, alle 9.30, dopo i saluti istituzionali, Renato Camurri, coordinatore scientifico del progetto, introdurrà la prima sessione di interventi sul tema “Le leggi antiebraiche del 1938: genesi, caratteri e conseguenze”, che spazierà dall’ “Eugenetica e razzismo scientifico nell’Italia fascista: problemi metodologici e storiografici” a “L’impatto delle leggi del 1938 sulla comunità scientifica italiana”.  Nel pomeriggio, dalle 15, avrà inizio la seconda sessione dal titolo “Esilio intellettuale, esilio ebraico ed esilio politico”. Tra i temi discussi, “Idee in movimento: percorsi dell’esilio intellettuale tra Europa e Stati Uniti”, “L’esilio inglese di Gaetano Salvemini e la costruzione di un network antifascista transnazionale” e “Le rotte transatlantiche dell’esilio spagnolo: 1939-1945”.

Anche l’appuntamento di mercoledì 6 febbraio sarà strutturato in due sessioni, una mattutina a partire dalle 9 intitolata “Spazi e esperienze dell’esilio: Europa e Stati Uniti” e una pomeridiana, dalle 15, dal titolo “Verso l’America Latina”.  La giornata sarà incentrata sui profili di singole personalità, alcune note al grande pubblico e altre meno conosciute ma altrettanto rilevanti per tracciare la storia di una generazione. Tra queste, la figura di Antonello Gerbi, un professionista che lavorava nel mondo bancario e che troverà rifugio in Perù, divenendo autore di saggi tutt’oggi riconosciuti come fonti importante per gli studi sull’America Latina tra il Cinquecento e il Seicento, dell’architetto Bruno Zevi, esule negli Stati Uniti e con una prestigiosa carriera in varie università americane, che rientrò in Italia per partecipare alla lotta antifascista, oppure la figura di Costantino Nivola, grande artista di origine sarda, che fu colpito dalle leggi antiebraiche a causa del matrimonio con una donna ebrea e che si trasferì negli Stati Uniti ottenendo una fama mondiale.

“L’Italia in esilio. La migrazione degli intellettuali italiani dopo il 1938 riflette sul tema dell’esilio a tutto tondo – spiega Reato Camurri – tenendo conto non solo del caso ebraico ma anche di altre due dimensioni, ovvero l’esilio intellettuale e quello politico. Le conseguenze che le leggi antiebraiche del 1938 ebbero sulla comunità scientifica e culturale italiana costrinsero molti scienziati, artisti e intellettuali italiani a scegliere la via dell’esilio per sfuggire all’impatto di questi provvedimenti e potersi ricostruire una vita e una carriera, finendo spesso per rifugiarsi oltreoceano”.

 
 

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