L’insegnante dietro la telecamera

 
 

Videoriprese dei bimbi e degli insegnanti impegnati a scuola durante la giornata educativa come strumento prezioso per gli stessi educatori, per conoscere e accompagnare il bambino in tutte le sue dimensioni di sviluppo. Sarà proprio il metodo osservativo messo a punto negli ultimi anni il fil rouge della Giornata pedagogica di avvio anno che Fism Verona, la Federazione italiana scuole materne che associa le 175 scuole paritarie di ispirazione cattolica tra la città e la provincia, ha in programma per domani sabato 9 novembre dalle 9 alle 12.30 all’Auditorium Calzedonia di via Monte Baldo, 20 a Dossobuono (Verona) davanti a 1.200 persone. Un pubblico composto dai rappresentanti degli oltre mille genitori e volontari che gestiscono le scuole e delle 1.230 fra coordinatrici, insegnanti ed educatrici che ogni giorno a Verona accolgono quasi 15mila bambini tra zero e sei anni.

IL PROGRAMMA. La mattinata, dal titolo «L’appartenenza nell’essere: l’osservazione», prenderà l’avvio con i saluti delle autorità e l’intervento del vescovo monsignor Giuseppe Zenti e del presidente Ugo Brentegani. Seguirà il racconto di due progetti cui Fism Verona ha aderito: «Real Food – Protagonisti della sostenibilità alimentare» che, grazie alla Cooperativa Panta Rei e in collaborazione con Fondazione Cattolica, coinvolgerà bambini, genitori e personale in dieci scuole; e quello promosso dall’Associazione What if grazie al contributo di Fondazione San Zeno, che prevede di dare nuova vita, attraverso i lavori di manipolazione realizzati dai bimbi, ai materiali tessili non utilizzati messi a disposizione dal Gruppo Calzedonia. Dopo un intermezzo con una fiaba in musica grazie a un gruppo di insegnanti del corso Sviluppo dei fondamenti di educazione musicale 0-6, tenuto dai maestri Roberto Martinelli e Ilaria Sansoni, prenderanno la parola Francesca Balli, vicepresidente Fism e referente per il coordinamento pedagogico ZeroSei, e Laura Campagnari, dell’équipe centrale. Con alcune coordinatrici presenteranno il libro che dà il titolo al convegno, che raccoglie il lavoro di formazione predisposto negli anni da Fism Verona e declinato nell’osservazione descrittiva, la videoregistrazione e l’Icf-cy, strumento elaborato dall’Oms per descrivere e misurare la salute e la disabilità di bimbi e adolescenti.

«Nel tempo, all’interno delle nostre scuole, l’osservazione ha accompagnato la quotidianità della relazione, inizialmente narrata in diari personali o di sezione e successivamente elaborata attraverso l’osservazione descrittiva fino a completarla con il profilo individuale del bambino», spiegano Balli e Campagnari. «In un secondo momento le videoriprese, non tanto del bambino ma piuttosto dell’esperienza educativa, hanno favorito una lettura meticolosa di ogni istante immortalato dalla telecamera, attraverso la quale l’insegnante, rivedendo il video in maniera individuale o collegiale, può cogliere, di sé o del bambino, postura, tono di voce, espressioni del viso, stili comunicativi e comportamentali, evoluzione di competenze, interazione con spazi e materiali».

LE SFIDE. Diverse, intanto, sono le sfide che attendono per l’anno pedagogico 2019/2020 le scuole Fism, che nel Veronese sono 175 (di cui 70 con nido integrato) e rappresentano il 70 per cento circa delle scuole dell’infanzia della provincia. «Molte di loro, nell’ultimo anno, hanno concluso il processo di trasformazione in associazioni con personalità giuridica, suggerito per alleggerire i gestori dalla responsabilità personale che finora era connaturata al loro ruolo e agevolare così il ricambio», spiega il presidente Brentegani. «Prossimo passo sarà arrivare entro il 2021 a una valorizzazione della qualità di tutte le nostre scuole, che ne confermi gli standard pedagogico-qualitativi-amministrativi elevati. Nel frattempo, speriamo che a livello governativo si trovi una soluzione per ovviare al problema legato al titolo abilitante per le nostre insegnanti della scuola dell’infanzia, la laurea in scienze della formazione primaria. Il numero chiuso, infatti, non è più adeguato alle reali necessità di queste figure, soprattutto ora che il decreto dignità ha aggravato il quadro, costringendo a un ricambio più frequente del personale, già dopo al massimo 24 mesi di contratto a tempo determinato. Una situazione che rischia davvero di penalizzarci».

 
 

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