L’input del Sindaco al congresso provinciale CGIL è il dialogo

 
 

Il sindaco Damiano Tommasi è intervenuto questa mattina in Fiera a Verona al congresso provinciale della CGIL Verona, momento conclusivo del percorso congressuale iniziato a fine settembre 2022 in vista del XIX Congresso della CGIL nazionale che si terrà a Rimini dal 15 al 18 marzo 2023.

Durante il percorso, caratterizzato da assemblee e congressi su tutto il territorio nazionale, si sono discusse le linee programmatiche per i prossimi anni, definendo 5 azioni prioritarie: aumentare i salari e riformare il fisco; stop alla precarietà e riduzione degli orari di lavoro; lotta per la legalità e per la sicurezza sul lavoro; promuovere un nuovo stato sociale e politiche di sviluppo; nuovo intervento pubblico.

“Il tema del lavoro, del dialogo e della responsabilità delle organizzazioni di rappresentanza lo sento molto oggi come sindaco della città, così come quando gestivo un’organizzazione sindacale come l’Associazione Calciatori. Una grande responsabilità, perché ci troviamo come amministrazione ad avere e ad alimentare tante aspettative su questi temi, visto anche il messaggio che nel recente passato è purtroppo spesso uscito da Verona in maniera distorta.

Un segnale importante a tal proposito si è registrato sabato scorso in occasione dell’evento “La pace può vincere la guerra”, e personalmente mi stupisce che abbia suscitato stupore il grande successo della manifestazione. Sono convito che Verona sia rappresentata da quella sala piena e, come ho sottolineato in quell’occasione, che la nostra amministrazione, o comunque le persone che compongono oggi l’organo amministrativo, abbiano solo lasciato aperte le porte.

Verona ha sempre dimostrato in tanti ambiti di avere sicuramente qualcosa di diverso rispetto a quello che si è sedimentato nell’immaginario collettivo fuori dalle nostre mura, ma spesso anche dentro le nostre mura. Il nostro primo obiettivo riguardo al tema del lavoro è che dobbiamo guardare in casa nostra, come condiviso anche con gli assessori Michele Bertucco, Jacopo Buffolo e con tutti quelli con cui affrontiamo l’argomento all’interno dell’amministrazione.

Abbiamo situazioni che si sono trascinate troppo a lungo, penso alla Fondazione Arena, all’Istituto Assistenza Anziani e alla nostra Polizia locale. Questioni che sicuramente dobbiamo affrontare e io credo molto che, alla base di qualsiasi situazione di rappresentanza, il fondamento sia il dialogo. Spesso si interpreta il dialogo come “devono sentire quello che devo dire” oppure “devono sentire le mie ragioni”, ma raramente si interpreta il dialogo come ascolto.

Non ho mai visto situazioni irrisolvibili. Ho sempre visto situazioni che purtroppo si incancreniscono perché strumentalizzate. Dopo il mio insediamento come sindaco, ho sempre dato indicazioni fin da subito per poter risolvere i vari temi, affrontandoli dialogando, ovviamente su posizioni che possono essere diverse ma non irrisolvibili. Credo che, per essere credibili parlando all’esterno di lavoro, dobbiamo dare noi il primo esempio. All’interno della nostra organizzazione non c’è soltanto il datore di lavoro, i lavoratori e le lavoratrici, la struttura comunale è una cartina di tornasole dell’amministrazione, di quello che è la parte pubblica, che è la casa di tutti, il Comune della città che siamo chiamati a governare. Quindi anche dialogando con i nostri uffici e con i nostri dirigenti, perché ho sempre detto che qualsiasi azione esca dal Comune, è rappresentata ed è rappresentativa di quella che è l’impostazione di questa amministrazione su questi temi.

In tema di diritti e di doveri credo che la parola dialogo sia la premessa di qualsiasi nostra attività, sia per i nostri quasi 2000 dipendenti, ma anche per quelli all’interno delle nostre partecipate delle nostre società in cui siamo presenti e ci si riconosce come amministrazione.

Mi è piaciuto il riferimento che ha fatto durante il proprio intervento la segretaria generale Francesca Tornieri riguardo agli ultimi due anni trascorsi. Su quanto le lavoratrici e i lavoratori abbiano retto l’urto, portando avanti i loro doveri professionali, devo dire che in tante situazioni è emersa anche la collaborazione con il datore di lavoro, con le aziende e con tutti noi che ci siamo trovati ad affrontare un momento in cui veramente fare squadra ha rappresentato la soluzione. Sono altrettanto convinto che ne siamo usciti probabilmente collettivamente forse peggiorati, ma credo che individualmente siamo cambiati molto. Ognuno di noi ha messo in fila le proprie priorità della vita che negli anni si erano sovvertite; non nego che probabilmente questo mio stesso ruolo è figlio anche di riflessioni che ho fatto, e che come famiglia ci siamo trovati a fare in quel determinato momento.

Credo che la capacità di resilienza delle nostre comunità e delle nostre organizzazioni abbia dimostrato, un po’ come al convegno di sabato scorso, che ci sono dei valori e delle qualità che spesso sono nascoste o spesso non vengono riconosciute. Mi riferisco sopratutto a quell’immaginario collettivo secondo cui il pubblico non funziona perché i lavoratori e le lavoratrici non funzionano, non è così vero.

Lo stiamo constatando in questi primi mesi di amministrazione. Ci sono tante persone e tante qualità da valorizzare. Il nostro compito è quello di essere prima di tutto un esempio in questo, cercando appunto di accendere quel motore che spesso rischia di spegnersi. In questo congresso c’è una tavola rotonda “Lavorare meno, vivere meglio”, un titolo che mi ha colpito, perché credo che sia un obiettivo di qualsiasi organizzazione sindacale.

E mi colpisce anche come il lavoro, purtroppo, ancora oggi sia vissuto per tanti, troppi, come un dovere che bisogna fare e subire spesso, da difendere e tutelare, quando invece dovremmo sperare e auspicare che il lavoro sia costruire la propria famiglia, generare il proprio futuro e costruire i nostri sogni.

Purtroppo però mi accorgo che, anche magari in organizzazioni come queste, la quotidianità travolge i pensieri, e rischia di non far più sognare, di non far guardare a lungo. Un po’ come la quotidianità dell’amministrazione pubblica rischia di tarpare le ali ai nostri progetti, che spesso e volentieri hanno una visione che va oltre il nostro mandato, oltre il nostro ruolo, ma che qualcuno deve portare avanti.

Momenti come questi, che sono di riflessione oltre che di incontro, servono a ricaricare le batterie e fare un’analisi di quello che sono stati gli ultimi anni, sono anche l’occasione per ricordarci tutti che è il lavoro che crea il futuro, come sottolinea il titolo del congresso.

E’ attraverso la nostra attività quotidiana, ognuno con il proprio ruolo, che ci costruiamo il nostro futuro. Da amministratore ritengo che, tutti dovremmo mettere al centro della nostro impegno anche l’orgoglio di far parte di una comunità che si chiama Verona, che ha una sua rappresentanza politica, ma che di fatto ha 260mila ambassador in giro per il mondo che ci rendono orgogliosi.

Il nostro obiettivo è quello di ridare voce alla Verona che c’è, la Verona che sicuramente è sempre pronta, che ha dimostrato negli anni la propria resilienza, ma soprattutto i propri valori. Per troppi anni probabilmente si è fatta raccontare da altri, e credo che sia giusto e doveroso ridare voce a chi invece è orgoglio della nostra città. Siamo sicuramente più di quelli che pensiamo”.

 
 

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