L’Europa voleva etichettare come “nocivo” il vino. Il presidio di Coldiretti

 
 

Non bastavano le fake news a rovinare la reputazione dei prodotti veneti – vedi gli attacchi al Prosecco ad esempio – a momenti anche l’Unione Europea ci metteva lo zampino etichettando il vino nocivo per la salute come già accade per le sigarette.

Il dietrofront di Bruxelles dopo le sollecitazioni di Coldiretti tranquillizza i produttori regionali” – commenta il presidente Daniele Salvagno riportando le rassicurazioni verbali venute dal Vicepresidente della Commissione europea Margaritīs Schinas al Presidente Nazionale Ettore Prandini e in base a quanto spiegato nel “Piano di azione per migliorare la salute dei cittadini europei” approvato in Commissione Ue.

I contenuti riconoscono che è del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol”.

L’impegno della Commissione segue le sollecitazioni di Coldiretti, alla vigilia dell’approvazione del documento, contro il rischio di cancellare i fondi per la promozione di carne, salumi e vino prevedendo addirittura etichette allarmistiche sulle bottiglie come per i pacchetti di sigarette

Buone notizie, dunque, per il vigneto veneto che nel 2020 ha ottenuto una produzione di uva di circa 14,1 milioni di quintali (+6,9% rispetto al 2019) e 11,7 milioni di ettolitri di vino (+7%).
La superficie vitata è salita a 92.804 ettari, con un rialzo annuo del +3,9%. Il 77,1% circa della superficie riguarda aree DOC/DOCG, il 18,4% aree IGT e il restante 4,5% vitigni da tavola e varietali, a conferma dell’altissima qualità raggiunta dal comparto vitivinicolo veneto.

Le parole del Commissario devono ora tradursi in atti concreti che riconoscano la specificità del vino escludendolo dall’ambito di applicazione delle raccomandazioni contenute nel piano ma a preoccupare – sottolinea Coldiretti – sono anche i limiti posti all’attività di promozione per prodotti simbolo del Made in Italy compresi la carne rossa ed i salumi. Il testo prevede che la Commissione “proporrà un’indicazione obbligatoria della lista degli ingredienti e delle indicazioni nutrizionali sulle bevande alcoliche entro la fine del 2022 e degli allarmi salutistici entro la fine del 2023” rivedendo anche la “politica di promozione sulle bevande alcoliche” e su questo – sostiene Coldiretti – vanno ora garantite le opportune esenzioni per vino e birra. Inoltre – continua la Coldiretti – la Commissione vuole modificare la politica di promozione dei prodotti agricoli, “con il passaggio a diete più basate su prodotti vegetali, con meno carne rossa e trasformata”.

Il giusto impegno della Commissione Europea per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate.
L’equilibrio nutrizionale – precisa la Coldiretti – va infatti ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto. Si tratta peraltro di settori già duramente colpiti dall’emergenza COVID19 che ha costretto alla chiusura di osterie e ristoranti che – continua la Coldiretti – rappresentano un luogo privilegiato di consumo di carne, salumi e vini di qualità.

Gli stessi limiti posti all’attività di promozione di carni e salumi rischiano di colpire prodotti dalla tradizione secolare con un impatto devastante sull’economia, sull’occupazione, sulla biodiversità e sul territorio dove quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado. L’Italia – ricorda la Coldiretti – è il Paese più ricco di piccole tipicità tradizionali che hanno bisogno di sostegni per farsi conoscere sul mercato e che senza sostegni alla promozione rischiano invece di essere condannate all’estinzione.

 
 

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