L’allestimento veronese “I Capuleti e i Montecchi” arriva al Verdi di Trieste

 
 

Presentato l’arrivo sul palcoscenico del teatro Verdi di Trieste, a dieci anni dal suo debutto, l’opera “I Capuleti e i Montecchi” di Bellini firmata del musicista e regista francese Arnaud Bernard.

L’allestimento è della Fondazione Arena di Verona in coproduzione con la fondazione teatro La Fenice di Venezia e con la Greek National Opera.

Sul podio il trevigiano Enrico Calesso, direttore di solida carriera internazionale e un cast vocale giovane, perfetto per incarnare una storia romantica con Caterina Sala e Olga Dyadiv per Giulietta e con i mezzosoprani Laura Verrecchia e Sofia Koberidze nel ruolo di Romeo.  

Composta da Bellini solo in un mese e mezzo per il Carnevale veneziano del 1830, I Capuleti e Montecchi sono un’opera in cui, quasi come in un pastiche settecentesco, trovarono nuova vita arie provenienti da precedenti lavori meno fortunati, ma in una sapiente organizzazione del materiale musicale che già preludeva alla futura, breve stagione dei grandi capolavori. 

Nonostante la bellezza e ricchezza indiscutibile della partitura, Capuleti e Montecchi sia nell’800 sche nel ‘900 subirono importanti cambiamenti. 

La scelta belliniana del mezzosoprano “en travesti”, per dare invece al ruolo di Romeo una connotazione più credibilmente adolescenziale, fu ripresa a partire dagli ’80 ed a Trieste verrà proposta con i mezzosoprani Laura Verrecchia, ultima discendente molisana del celebre tenore Mario Lanza, e la georgiana Sofia Koberidze nel ruolo di Romeo. 

E’ noto a pochi il legame che unisce il titolo a Trieste, se è vera l’ipotesi che la malattia che portò Bellini precocemente alla morte, fu proprio contratta nel 1830, anno di composizione dell’opera, e proprio da Trieste partì l’idea della traslazione delle sue spoglie dal Père Lachaise di Parigi a Catania. A Trieste viveva e lavorava il barone catanese Rosario Currò, primo mecenate di Bellini ed artefice del suo ultimo viaggio, come testimonia la preziosa collezione teatrale del Museo Schmidl. 

L’allestimento sofisticato, volutamente estetizzante e coltissimo di Bernard, secondo regista-musicista nel cuore della stagione triestina dopo Brockhaus, parte dalla sensazione di contrasto tra la passione narrata dalla musica e la scrittura del libretto

Racconta così Arnaud Bernard: “Nel concepire la mia drammaturgia mi trovavo a confrontarmi con un ‘oggetto teatrale’ insolito: sospeso tra la pochezza del libretto e la pienezza della musica. Mi sentivo a disagio di fronte ad un’opera che mi commuoveva senza coinvolgermi pienamente.” E quindi: “Un giorno, improvvisamente, ho trovato la definizione giusta per qualificare l’oggetto: un’opera da museo. La partitura dei Capuleti mi è apparsa come un’opera d’arte protetta da una teca, un’opera che possiamo contemplare ma non riusciamo a toccare”.

Enrico Calesso, bacchetta di solidità e fama internazionale, da Vienna a Monaco, ma anche alla Fenice e al Maggio Musicale Fiorentino, condurrà il giovane cast che con la sua freschezza invererà i ruoli pur in una cornice di puro Bel Canto.

Tra i cantanti spicca l’enfant prodige comasca Caterina Sala, già sul palco della Scala e che a soli 21 anni ha debuttato nel ruolo di Adina al Donizetti Opera Festival. Oggi, a 23 anni, la Sala è considerata fuori da ogni dubbio una delle voci più interessanti e non solo nella sua generazione. D’altra parte Caterina racconta:La musica ha sempre fatto parte della mia vita. Nella mia famiglia siamo tutti musicisti. Cinque figli, più ovviamente i miei genitori, con i quali, tutt’insieme, abbiamo formato un gruppo vocale, esibendoci in numerosissimi concerti. Questo da quando io avevo cinque anni. Inoltre mio padre lavora nel Coro del Teatro alla Scala di Milano, mentre mia madre è una musicologa. Quindi per me è sempre stato naturale e familiare essere in contatto con la musica. Poi mio padre oltre ad esercitare la professione di cantate, nel Coro della Scala, come dicevo, è anche pianista e preparatore di numerosissimi cantati. Quindi ho avuto modo, oltre che studiare canto con lui, anche di seguire le sue lezioni ad artisti che si accingevano a debuttare ruoli importanti, facendo tesoro di quei momenti.”

Inizia così una piccola enclave nella stagione triestina dedicata ai celebri e giovani amanti veronesi, che proseguirà a marzo con il balletto Romeo e Giulietta di Prokofiev a firma del Maestro Renato Zanella, protagonista indiscusso degli anni d’oro del balletto di Vienna, con l’eccellente corpo di ballo di Ljubljana, proponendo quindi a breve distanza la possibilità di un confronto sulla diversa interpretazione musicale di sentimenti potenti ed universali attraverso il tempo, lo spazio e le diverse sensibilità culturali. 

La tragedia lirica andrà in scena da venerdì 24 febbraio a domenica 5 (ore 16.00).

Questo il Cast: Giulietta: Caterina Sala (24, 26/II – 3, 5/III) – Olga Dyadiv (25/II – 4/III) – Romeo: Laura Verrecchia  (24, 26/II – 3, 5/III) – Sofia Koberidze (25/II – 4/III)- Tebaldo: Marco Ciaponi- Capellio: Paolo Battaglia (24, 26/II – 3, 5/III) – Viktor Shevchenko (25/II – 4/III) – Lorenzo: Emanuele Cordaro

Le scene sono di Alessandro Camera e i costumi di Carla Ricotti

 
 
Classe 1959. Sono iscritto all’ordine dei giornalisti dal 1983. Sono stato il responsabile dell’ufficio stampa di Amia per oltre trent’anni. Appassionato di storia e cultura veronese ho fondato la rivista Civiltà veronese e una casa editrice che ha pubblicato importati volumi, tra cui alcuni racconti inediti di Emilio Salgari e “Le invenzioni del cerusico coltelli di Berto Barbarani”. Appassionato di storia religiosa ho pubblicato oltre mille schede biografiche di santi, beati, venerabili e servi di Dio. Dopo aver fatto il parlamentare, il sindaco e il consigliere comunale, da pensionato voglio torno ad occuparmi di quanto mi appassiona.

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