“L’immagine che più di ogni altra esemplifica la stasi in cui da oltre un decennio si trova ad operare Amia è data dai rifiuti abbandonati ai piedi dei cassonetti intelligenti a causa di un regolamento inadeguato che non ha incentivato gli abitanti dei quartieri interessati alla sperimentazione a ritirare la tessera elettronica che consente l’apertura dei contenitori”.
L’accusa è del gruppo consiliare comunale Pd Verona che lunga il dito sulle precedenti amministrazioni di centrodestra.
“Altra grave carenza che si trascina da decenni riguarda il numero insufficiente di isole ecologiche: la città di Brescia con 200 mila abitanti ne ha ben cinque, mentre da noi a Verona tutta la zona Ovest e Nord sono ancora completamente scoperte.
Si aggiungano la stasi del porta a porta e i furbetti dei rifiuti che vanno ad oberare le aree della città dove il cassonetto è ancora libero. Questi comportamenti si diffondo anche perché dietro alla pratica della raccolta differenziata non c’è una alcuna visione di un vantaggio individuale (magari in termini di riduzione della tariffa) e collettivo (quartieri più ordinati e puliti).
Per oltre un decennio non si è fatto altro che discutere di in house sì o no, trascurando il dato fondamentale che Verona deve crescere in efficacia ed efficienza nel sistema di raccolta dei rifiuti”.