La Regione Veneto apre agli OSS. Insorgono gli Infermieri: “ritirate la Delibera”

 
 

Contestata la Delibera di Giunta Regionale del Veneto che crea l’Operatore Socio Sanitario (OSS) con “Formazione complementare in assistenza sanitaria”. La norma regionale di fatto, ufficializza la nascita dell’Operatore Socio Sanitario con funzioni proprie della professione infermieristica.


La Regione Veneto giustifica l’approvazione del provvedimento destinato prioritariamente agli Operatori Socio-Sanitari in attività presso le strutture extraospedaliere residenziali e semiresidenziali per anziani, pubbliche e private accreditate “al fine di contrastare la carenza di personale dovuta all’emergenza pandemica”.

Nella Delibera di Giunta Regionale n. 305 del 6 marzo 2021, precisamente nell’Allegato A sono indicati i particolari dell’organizzazione didattica e del percorso formativo teorico.

Dopo 17 anni torna l’OSS con Corso di formazione complementare che prevede un percorso formativo teorico per un totale di 150 ore, un percorso formativo di tirocinio pari a 250 ore che deve essere effettuata presso le strutture sanitarie e socio-sanitarie degli Enti del Servizio Sanitario regionale.

Ieri l’Ordine delle Professioni Infermieristiche (OPI) con un un comunicato stampa ha dichiarato che «La Delibera n. 305/2021 della Regione Veneto, che apre alla possibilità di utilizzare gli Operatori sociosanitari (Oss), rispetto ad atti propri dell’assistenza clinica del paziente di competenza esclusiva di medici ed infermieri, è considerata IRRICEVIBILE da parte del Coordinamento degli Ordini delle Professioni Infermieristiche della Regione Veneto, in particolare nei Centri Servizi per anziani, dove i bisogni di salute sono sempre più ad alta valenza sanitaria e quindi necessitano di assistenza infermieristica sempre maggiore».

Il Coordinamento degli Ordini delle professioni infermieristiche della Regione Veneto ha reagito in modo forte alla delibera della Regione che consente agli OSS di eseguire alcune prestazioni sui pazienti, che non ritiene possibili nemmeno nell’emergenza della pandemia e chiede il ritiro della delibera, oppure valuterà “ogni azione necessaria, nelle sedi giurisdizionali più opportune”. Inoltre chiederà un immediato tavolo di confronto con la Regione che ha lasciato deserte le reiterate richieste di incontro dei mesi scorsi.

Il Coordinamento senza nulla togliere al supporto indispensabile e necessario che gli Oss hanno dato e stanno dando rispetto alla migliore condizione generale dei pazienti, evidenzia che la delibera regionale «pone a serio rischio sia la persona assistita, che gli stessi operatori, configurando anche profili di dubbia legittimità e responsabilità professionale».

E’ intervenuto anche Ivan Bernini segretario generale FP Cgil Veneto dichiarando che «Regione Veneto e Regione Toscana avevano già “forzato” in questa direzione tra il 2003 e il 2006 prevedendo i corsi per operatori socio sanitari specializzati: ci sono, da allora e dopo 17 anni, 4.700 lavoratori che, illusi di fronte alle possibili prospettive di carriera professionale, hanno pagato di tasca propria i corsi e si sono formati, senza veder realizzate le proprie aspettative come era ovvio, vista l’assenza di norme legislative e contrattuali.».

Per Bernini nella nuova Delibera quei 4.700 lavoratori con specializzazione non vengono minimamente richiamati e si attiva un corso, che costerà € 357.000, creando aspettative per altri 510 lavoratori, che non si possono al momento realizzare. Mentre è chiaro che tale “apertura” è applicabile esclusivamente nelle strutture residenziali sapendo che le figure professionali sono trasversali al sistema salute e come tale non ci può essere normazione settoriale in materia di professioni.

«Sottolineiamo dal punto di vista sindacale – continua Bernini – che procedere nella direzione della delibera significa esporre i lavoratori a responsabilità, rischi e sanzioni di natura giuridica enormi senza, peraltro, avendone previsto una collocazione giuridico-contrattuale. Perché si chiede agli Operatori Sociosanitari con formazione complementare di fare delle attività sulla quale non c’è normazione giuridica né contrattuale. Si fa finta di non vedere che quelle attività possono determinare, in caso di problemi, denunce al lavoratore per “abuso di professione”. Ed ambiguamente si colma la carenza di infermieri con l’OSS. E si pensa, magari, di poter utilizzare figure diverse dall’infermiere pagandole meno».

«Proprio per queste ragioni conclude Bernini – ci pare opportuno che Regione Veneto ritiri quella delibera, si assuma la responsabilità di spiegare ai datori di lavoro privati che le loro richieste sono irricevibili, e si adoperi, con Stato e altre Regioni a trovare soluzioni univoche. Assieme ai soggetti professionali e contrattuali che vanno necessariamente coinvolti in questi percorsi».

Insomma si profila all’orizzonte esattamente la stessa cosa che è stata fatta nei confronti dei medici col famoso task shifting.
Alberto Speciale

 

 

 
 
Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

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