La Quinta Sinfonia di Mahler inaugura la Stagione al Teatro Filarmonico

 
 

«Una sinfonia deve essere come il mondo: deve contenere tutto», scrisse Gustav Mahler (1860-1911) per spiegare stile e aspirazioni del suo comporre. Se come direttore d’orchestra fu il primo grande divo della bacchetta del ‘900(unico vero rivale del coetaneo Toscanini a New York), come compositore Mahler non fu altrettanto apprezzato, almeno non nel periodo del suo massimo fulgore a Vienna come plenipotenziario dell’Opera, che lui trasformò in tempio “wagneriano” di ascolto e teatro musicale, attento a qualità e innovazione. Nelle estati 1901 e 1902 (periodo cruciale in cui conobbe e sposò Alma Schindler) nacque la Quinta Sinfonia, primo capolavoro di una nuova fase matura, di impronta esclusivamente sinfonica dopo quattro opere pervase dal ricorso alla voce umana solistica o corale e ricche di riferimenti alla produzione liederistica precedente. 

La Quinta, che inizia in tonalità di do diesis minore, esplora le forme della tradizione e le cambia dall’interno: i cinque movimenti sono divisi in tre parti e sembrano tracciare un viaggio tipicamente per aspera ad astra, da una iniziale marcia funebre ad una fine trionfale, ma con tutte le caratteristiche del linguaggio mahleriano. Infatti i primi due tempi giustappongono diversi episodi, tragici o concitati, e sono dominati dal tema della già citata Trauermarsch, corteo viennese da finis Austriaeaperto da un famoso assolo di tromba, citazione esplicita della 100^ Sinfonia di Haydn, proposta da Fondazione Arena in questa stessa stagione. La parte centrale coincide col terzo movimento, un ampio Scherzo in cui il primo corno guida l’orchestra in uno scatenato Ländler, forma di valzer popolare che Mahler utilizzerà fino alle sue ultime composizioni. La terza parte si apre col celeberrimo Adagietto per arpa e archi, filo conduttore del film Morte a Venezia (1971) di Luchino Visconti e in realtà traduzione sinfonica del Lied forse più significativo fra tutti quelli del compositore (Ich bin der Welt abhanden gekommen): il motivo tornerà nel complesso Rondo-Finale, avventura che con il suo tema corale sembra portare, dopo una tormentata notte, la luce dell’alba. 

Opera densa e articolata che Mahler rimaneggiò continuamente dopo la prima esecuzione a Colonia nel 1904, la Quinta racchiude in sé la cifra personalissima dell’autore, che precorre l’espressionismo facendo tesoro del Romanticismo tedesco più acceso. Incompreso all’epoca, come egli stesso profetizzò, a partire dagli anni ’70 finalmente “il suo tempo venne” con un boom di registrazioni in disco e programmazioni in sale da concerto, divenendo colonna sonora dell’umanissima nevrosi post-moderna. A Verona la musica di Mahler, favorita di direttori massimi come Bernstein e Abbado, è stata eseguita di rado e non ancora nella sua interezza: nel caso della Quinta sinfonia si conta solo un concerto del 2006 negli annali di Fondazione Arena. L’attesa è grande, l’occasione è imperdibile: è ancora possibile acquistare biglietti, abbonamenti e i nuovi vantaggiosi mini-carnet da 3, 6 o 9 serate a Teatro al link https://www.arena.it/it/teatro-filarmonico

 
 
Classe 1959. Sono iscritto all’ordine dei giornalisti dal 1983. Sono stato il responsabile dell’ufficio stampa di Amia per oltre trent’anni. Appassionato di storia e cultura veronese ho fondato la rivista Civiltà veronese e una casa editrice che ha pubblicato importati volumi, tra cui alcuni racconti inediti di Emilio Salgari e “Le invenzioni del cerusico coltelli di Berto Barbarani”. Appassionato di storia religiosa ho pubblicato oltre mille schede biografiche di santi, beati, venerabili e servi di Dio. Dopo aver fatto il parlamentare, il sindaco e il consigliere comunale, da pensionato voglio torno ad occuparmi di quanto mi appassiona.

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