La Cultura non riparte. Riaperti solo i musei “che fanno cassa”

 
 

LETTERE ALLA REDAZIONE

Dopo più di un mese dal “via libera” del Governo all’apertura di musei e biblioteche, ancora molte delle più importanti istituzioni culturali della città di Verona restano chiuse. La loro riapertura, infatti, sarà “graduale”, come spiegano dal sito dei Musei Civici. Ma una gradualità tanto lenta da avere pochi paragoni in Italia.

L’anfiteatro Arena è stato il primo ad aprire al pubblico domenica 31 maggio. L’Arena è infatti accessibile limitatamente al numero di posti disponibili, dalle 11 alle 16, ma si consiglia di prenotare online, ovviamente previo pagamento di una prevendita. Quasi a un mese di distanza, sabato 20 giugno ha invece riaperto il museo Casa di Giulietta (il cortile era già accessibile dalla settimana precedente), che seguirà gli stessi orari e modalità di prenotazione. Domani 27 giugno invece aprirà finalmente la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti. Mancano all’appello ancora il Museo di Castelvecchio con la sua Biblioteca, il Museo degli affreschi Cavalcaselle, il Museo Lapidario Maffeiano, il Museo Archeologico al Teatro Romano e il Museo di Storia Naturale.

Ancora nessun segnale dall’amministrazione, che ha pensato bene di riaprire al pubblico solo i luoghi mainstream della città, quelli che fanno cassa, favorendo ancora una volta il turismo di massa a discapito di quello culturale e sostenibile, e negando alla cittadinanza il diritto alla cultura e alla fruizione delle testimonianze di civiltà presenti sul proprio territorio. Così, da ormai quattro mesi gli addetti alla guardiania e gli operatori culturali (sotto)pagati a cottimo si trovano a casa con la speranza di ricominciare a lavorare per la cooperativa a cui sono stati appaltati i servizi. L’amministrazione, che il 29 maggio aveva giustificato il ritardo con le ristrettezze delle misure anti-Covid imposte dal Governo, il costo e il tempo che comporta rispettarle, aveva anche garantito la riapertura dell’intero sistema entro la fine di giugno. Da allora, nessuna ulteriore spiegazione. Come avranno fatto, allora, i Musei Civici di Padova, solo per citare un esempio in regione, ad aprire tempestivamente garantendo, oltretutto, l’ingresso gratuito per un mese intero? Risulta forse troppo oneroso per il Comune di Verona aprire gli altri spazi museali, in assenza di un flusso turistico che possa garantire delle entrate corpose?

Curioso è anche il caso della Biblioteca Civica veronese, che venerdì 15 maggio annunciò entusiasta la riapertura per il lunedì seguente, ma fu costretta, il giorno successivo, a rettificare la notizia e rinviare la data della ripartenza per ben due volte. Sono tutti segnali di un sistema che non concepisce la cultura come un servizio pubblico diretto alla comunità, necessario e imprescindibile per la formazione della consapevolezza dei cittadini, ma come un’azienda che, calcolatrice alla mano, deve far quadrare il bilancio e sacrifica i benefici sociali e il benessere dei lavoratori a favore del profitto di pochi.

Studenti, cittadini e utenti meritano risposte e attenzione da parte dell’amministrazione, dato che queste chiusure a tempo indeterminato stanno creando gravi disagi a tutta la cittadinanza e in particolar modo a chi vive quei luoghi per motivi di studio e lavoro.

Mi Riconosci? sono un professionista dei beni culturali – sezione del Veneto

 
 

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