Conclusi gli scavi archeologici, iniziati nel febbraio 2011, e l’intervento di recupero (su finanziamento della Cassa Padana Bcc di Leno), sarà nuovamente visitabile l’antica cripta della chiesa di San Benedetto al Monte, a Verona, situata nell’omonimo vicolo.
Il cantiere di scavo è terminato nel maggio 2011, il restauro della cripta nel dicembre 2017: la storia del luogo e della riqualifica architettonica sono state raccolte nel libro “La cripta di San Benedetto al Monte in Verona”, che sarà presentato il 10 maggio (ore 11) nella piazzetta di San Benedetto al Monte.
“La volontà di Cassa Padana di riqualificare il complesso architettonico – ha spiegato l’architetto Gioia Bonfanti che ha seguito i lavori – ha permesso di ridare alla città un pezzo di storia, purtroppo dimenticato, nuovo prestigio a una Rettoria non adeguatamente valorizzata e uno spazio di pregio architettonico e materiale in assonanza con il decoro architettonico dell’area su cui insiste e dialoga”.
La scoperta dell’esistenza della cripta risale al 2010, allorché la Cassa si stava accingendo ad aprire una filiale nel capoluogo scaligero, negli spazi della chiesa sconsacrata di San Silvestro, a pochi passi da una cripta benedettina. San Benedetto al Monte era sorta come cappella soggetta al monastero di Leno, diocesi di Brescia, come è documentato a partire dall’806; dell’edificio originario rimane giustappunto solo la cripta, con capitelli lavorati e colonne del IX secolo. Ipogeo a pianta rettangolare, suddiviso in due navate, con abside a sviluppo semicircolare, presenta murature portanti in pietrame misto composto da conci di tufo, pietra calcarea, mattoni in cotto e ciottoli legati con malta di calce; la pavimentazione è in lastre di pietra calcarea.
Forse in seguito al terremoto del 1117, la chiesa superiore fu ricostruita in forme romaniche e rinnovata nelle forme attuali tra 1615 e 1617, chiesa parrocchiale dal XVI sec. e fino al 1805, anno in cui tale stato fu soppresso per decreto napoleonico e venne aggregata a S. Anastasia.
San Silvestro (piazza Arditi) venne eretta tra il XII e il XIV sec. come priorato dell’omonimo monastero benedettino a Nonantola (Modena). Dal 1523 vi si insediarono le monache benedettine di Santa Maria Mater Domini, comunità ospedaliera.
In epoca napoleonica, come sopra, venne soppressa e acquisita dal demanio, riconvertita in magazzino militare. Nel 1810 venne trasformata in Deposito delle Mendicanti, nel 1833 fu acquistata dal sacerdote Marc’Antonio Marchi, che la trasmise in eredità al Seminario vescovile veronese, divenendo convitto aperto fino alla metà degli anni ’90 del secolo scorso. Agli inizi del Novecento subì una profonda ristrutturazione, assumendo l’aspetto odierno.
