Istituzione del nuovo toponimo: “Lidia Pöet” 1855-1949. Prima donna iscritta all’albo avvocati

 
 

Il Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Verona ha proposto all’Amministrazione Comunale di Verona l’intitolazione di uno spazio pubblico alla prima
avvocata che riuscì ad iscriversi all’Albo: Lidia Poët.

Questa la sua storia.

Nata da genitori benestanti della Valle Germanasca, trascorse l’infanzia a Traverse di Perrero dove era nata per poi trasferirsi adolescente a Pinerolo presso uno dei fratelli maggiori, Enrico, di professione avvocato. Qui conseguì il diploma di maestra e, dopo un periodo ad Aubonne, sul lago Lemano, per imparare il tedesco e l’inglese, tornò a Pinerolo per iscriversi, nel 1878, alla facoltà di legge dell’Università di Torino. Si laureò in giurisprudenza il 17 giugno 1881 dopo aver discusso una tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne. Nei due anni seguenti fece pratica legale presso l’ufficio dell’avvocato e senatore Cesare Bertea e assistette alle sessioni dei tribunali. Superati gli esami per diventare procuratore legale, chiese di entrare nell’Ordine degli Avvocati di Torino. La richiesta suscitò polemiche, ma non essendoci un divieto specifico, fu accolta a maggioranza: Lidia Poët divenne la prima donna iscritta all’ordine il 9 agosto 1883.

L’iscrizione non piacque al procuratore generale che fece denuncia alla Corte d’appello di Torino.

Nonostante le repliche e gli esempi di donne avvocate in altre nazioni, il procuratore generale ribadì con convinzione il divieto per legge per le donne di entrare nell’ordine. L’11 novembre 1883 la Corte di Appello accolse la richiesta del procuratore con queste parole: “L’avvocheria è un ufficio esercibile soltanto da maschi e nel quale non devono punto immischiarsi le femmine. E anzi, sarebbe stato «disdicevole e brutto veder le donne discendere nella forense palestra, agitarsi in mezzo allo strepito dei pubblici giudizi, accalorarsi in discussioni che facilmente trasmodano, e nelle quali anche, loro malgrado, potrebbero esser tratte oltre ai limiti che al sesso più gentile si conviene di osservare: costrette talvolta a trattare ex professo argomenti dei quali le buone regole della vita civile interdicono agli stessi uomini di fare motto alla presenza di donne oneste”. Lidia Poët presentò un ricorso articolato alla Corte di Cassazione che però confermò tale decisione.

Il dibattito in Italia ebbe un lungo seguito con 25 quotidiani italiani sostenitori dei ruoli pubblici tenuti da donne e solo 3 contrari.

Lidia Poët non poté quindi esercitare a pieno titolo la sua professione, ma collaborò con il fratello Enrico e divenne attiva soprattutto nella difesa dei diritti dei minori, degli emarginati e delle donne. Sostenne la causa del suffragio femminile. Non si sposò e non ebbe figli.

Nel 1883 partecipò al primo Congresso Penitenziario Internazionale che si tenne a Roma e nel 1890 venne invitata come delegata a San Pietroburgo al quarto Congresso Penitenziario Internazionale. Fece quindi parte del Segretariato del Congresso Penitenziario Internazionale, rappresentando l’Italia in molte occasioni quale vicepresidente della sezione di diritto. Il Governo francese, invitandola a Parigi, la nominò Officier d’Académie. Allo scoppio della prima guerra mondiale prestò la sua opera come infermiera dalla Croce Rossa, ricevendo quale riconoscimento una medaglia d’argento.

Al termine del conflitto mondiale una legge, la n. 1179 del 17 luglio 1919 nota come legge Sacchi, abolì l’autorizzazione maritale e autorizzò le donne ad entrare nei pubblici uffici, tranne che nella magistratura, nella politica e in tutti i ruoli militari. Lidia Poët nel 1920, all’età di 65 anni entrò quindi finalmente nell’Ordine, divenendo ufficialmente avvocata.

Nel 1922 divenne la presidente del Comitato pro voto donne.

Morì a Diano Marina all’età di 94 anni il 25 febbraio 1949 e venne sepolta nel cimitero di San Martino, in Val Germanasca.

La Giunta Comunale dopo aver sentito il positivo parere dei componenti della Commissione comunale consultiva per la toponomastica cittadina ha deliberato il 25 maggio 2018 di approvare la proposta di istituzione del nuovo toponimo “Lidia Pöet” 1855-1949,
prima donna iscritta all’Ordine degli Avvocati, individuando nell’area all’interno del
cortile del Tribunale di Verona nella corte Zanconati, il giardino prospiciente la Corte
d’Assise e l’Aula del Tribunale Penale.

Le persone hanno una cosa in comune: sono tutte differenti.

Alberto Speciale

 
 
Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

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