ISPRA: pubblicato il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque. Veneto la regione con il più alto utilizzo di fitosanitari

 
 

Il monitoraggio ambientale evidenzia criticità che dovrebbero essere prese in considerazione dalle attuali procedure di autorizzazione delle sostanze, mediante valutazioni retrospettive dei dati. Il risultato complessivo indica un’ampia diffusione della presenza di pesticidi che pone la questione delle possibili ripercussioni negative sull’uomo e sull’ambiente. L’atrazina non più utilizzata in Italia dagli anni ’90 è ancora largamente presente, soprattutto nelle acque sotterranee. Il risultato complessivo indica un’ampia diffusione della presenza di pesticidi.


Il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque, dati 2017-2018, pubblicato e presentato da ISPRA il 23 dicembre ha lo scopo di illustrare lo stato di contaminazione delle acque superficiali e sotterranee derivante dall’uso dei pesticidi, sia in termini di diffusione territoriale, sia in termini di evoluzione temporale. Indirettamente il rapporto consente, pertanto, di verificare l’efficacia delle misure per la tutela dell’ambiente acquatico previste nella fase di autorizzazione e di utilizzo di tali sostanze.

Le informazioni di base del Rapporto provengono dal monitoraggio svolto dalle Regioni e dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, realizzato nell’ambito dei programmi di rilevazione previsti dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.

I pesticidi, da un punto di vista normativo, comprendono i prodotti fitosanitari, utilizzati per la protezione delle piante e per la conservazione dei prodotti vegetali, e i biocidi, impiegati in vari campi di attività (disinfettanti, preservanti, pesticidi per uso non agricolo, ecc.). Spesso i due tipi di prodotti utilizzano gli stessi principi attivi.

Il Rapporto presenta i risultati delle indagini svolte nel biennio 2017-2018, in termini di frequenza di ritrovamento dei pesticidi, livelli di concentrazioni, diffusione territoriale della contaminazione e analisi delle tendenze temporali. Le concentrazioni misurate sono confrontate con i limiti stabiliti a livello europeo e nazionale: gli Standard di Qualità Ambientale (SQA) per le acque superficiali, le norme di qualità ambientale per la protezione delle acque sotterranee.

Nel Rapporto è inoltre presa in considerazione la tematica delle miscele. La valutazione di rischio, infatti, nello schema tradizionale considera gli effetti delle singole sostanze e non tiene conto dei possibili effetti delle miscele presenti nell’ambiente. Anche a causa della presenza di miscele, c’è consapevolezza, a livello scientifico e normativo, che il rischio derivante dalle sostanze chimiche sia sottostimato.

Le informazioni non inserite nel Rapporto per necessità di sintesi, sono disponibili sul portale pesticidi dell’Istituto, dove sono presenti le tabelle nazionali e regionali complete
(https://pesticidi.isprambiente.it).

Nel biennio 2017-2018 sono stati analizzati 35.023 campioni per un totale di 2.538.390 misure analitiche, rispetto al biennio precedente, il numero di campioni è costante, ma aumenta del 29% la ricerca analitica. Cresce anche il numero delle sostanze cercate, che nel 2018 sono 426, rispetto alle 398 del 2016. Complessivamente migliora l’efficacia del monitoraggio, permane, tuttavia, una disomogeneità fra le regioni del nord e quelle del centro-sud, dove le indagini sono generalmente meno rappresentative, sia in termini di rete, sia in termini di sostanze controllate.

Le indagini 2018 hanno riguardato 4.775 punti di campionamento e 16.962 campioni. Nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 77,3% dei 1.980 punti di monitoraggio; nelle acque sotterranee nel 32,2% dei 2.795 punti. Le concentrazioni misurate sono in genere frazioni di µg/L (parti per miliardo), ma gli effetti nocivi delle sostanze si possono manifestare anche a concentrazioni molto basse.

Il risultato complessivo indica un’ampia diffusione della presenza di pesticidi.

Sono state trovate 299 sostanze diverse, mentre gli insetticidi sono la classe di sostanze più rinvenute, a differenza di quanto rilevato negli anni precedenti in cui gli erbicidi erano le sostanze più trovate. L’aumentata presenza di insetticidi è principalmente dovuta al maggior numero di sostanze cercate, ma anche a una scelta più mirata agli usi su territorio.

Nel complesso la contaminazione è più diffusa nella pianura padano-veneta. Come già segnalato, questo dipende anche largamente dal fatto che le indagini sono, in generale, più rappresentative nelle regioni del nord.

Nelle acque superficiali, 415 punti di monitoraggio (21% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti ambientali. Le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono: gli erbicidi glifosate e il suo metabolita AMPA, il metolaclor e il metabolita metolaclor-esa e i fungicidi dimetomorf e azossistrobina.

Nelle acque sotterranee, 146 punti (il 5,2% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti. Le sostanze più rinvenute sopra il limite sono: gli erbicidi glifosate e AMPA, il bentazone e i metaboliti atrazina desetil desisopropil, il 2,6-diclorobenzammide e i fungicidi triadimenol, oxadixil e metalaxil.

Le vendite di prodotti fitosanitari nel 2018 sono state pari 114.396 tonnellate (54.156 ton. i principi attivi). Dal 2009 al 2018 si è verificata una sensibile diminuzione delle quantità messe in commercio, indice di un più cauto impiego delle sostanze chimiche in agricoltura, dell’adozione di tecniche di difesa fitosanitaria a minore impatto e dell’aumento dell’agricoltura biologica. Diminuiscono anche le vendite di prodotti fitosanitari per unità di superficie agricola utilizzata (SAU), la media nazionale corrisponde a 4,3 kg/ha. Nettamente al di sopra di questo valore si collocano: Veneto, Trento, Campania, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia.

Nel biennio sono stati analizzati 35.023 campioni per un totale di 2.538.390 determinazioni analitiche (Tab. 4.1). Nel 2018, in particolare, i dati riguardano 4.775 punti di campionamento, 16.962 campioni e 1.291.862 determinazioni analitiche. Si osserva un decremento dei controlli effettuati nelle acque sotterranee rispetto all’anno precedente, che tuttavia non incide sull’andamento generale di crescita osservabile nel tempo.

Sono circa 400 le sostanze attualmente in uso in Italia, a cui vanno aggiunte alcune ormai bandite che possono tuttavia rappresentare ancora criticità a causa della persistenza nell’ambiente. La tabella 4.2 sintetizza lo stato dei controlli nel 2018. Per ogni regione sono riportati i punti di campionamento e la densità territoriale, la frequenza media di campionamento e il numero di sostanze cercate. Il Rapporto evidenzia inoltre come è necessario uno sforzo di armonizzazione delle prestazioni dei laboratori, date le differenze ancora presenti fra le varie regioni.

In tabella 4.3 sono indicate le sostanze classificate pericolose per l’uomo e per l’ambiente attualmente non cercate, che andrebbero incluse, tenendo conto degli usi sul territorio. Tra queste ci sono anche sostanze commercializzate in elevati volumi (maggiori di 1000 tonnellate per anno), quali mancozeb e metam-sodium.

Risultati delle analisi.

Il dato 2018 rileva nelle acque superficiali presenza di pesticidi in 1.530 punti di monitoraggio (77,3% del totale) e in 6.107 campioni (53,6% del totale). Nelle acque sotterranee pesticidi sono presenti in 1.003 punti di monitoraggio (35,9% del totale) e 1.733 campioni (31,2% del totale) (Tab. 5.1). Rispetto al 2017 si osserva un incremento dei ritrovamenti, sebbene nelle acque sotterranee la ricerca sia meno estesa.

Le sostanze cercate complessivamente sono 426: 402 nelle acque superficiali, 404 in quelle sotterranee. Le sostanze trovate sono in totale 299: 278 nelle acque superficiali, 264 in quelle sotterranee. Aumenta sia la ricerca sia il numero delle sostanze trovate, rispetto all’anno precedente.

A differenza di quanto rilevato negli anni precedenti, sono gli insetticidi, nel 2018, la classe di sostanze più trovate. Nelle acque superficiali costituiscono il 44% delle misure positive, nelle acque sotterranee il 43% (Fig. 5.1). Gli erbicidi, che in passato sono sempre stati la classe di sostanze più trovate, costituiscono il 34 e 35% delle misure positive. L’aumentata presenza di insetticidi è principalmente dovuta al maggior numero di sostanze cercate, oltre che all’aumentata efficacia del monitoraggio

Nelle acque superficiali le sostanze più frequentemente riscontrate sono erbicidi; il glifosate e il metabolita AMPA, cercati in 11 regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria, Bolzano, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Sicilia), sono riscontrati, ad eccezione della Valle d’Aosta, con frequenze complessive rispettivamente del 43% e del 66%; l’erbicida metolaclor e il suo metabolita metolaclor-esa hanno frequenze del 19 e 30% (il metabolita è cercato solo in Friuli-Venezia Giulia); i triazinici, 2-idrossiatrazina, terbutilazina, terbutilazina-desetil, 2- idrossiterbutilazina e atrazina desetil desisopropil, sono presenti con frequenze dal 18% al 13% dei campioni; il bentazone è riscontrato nel 10% dei casi. Tra gli insetticidi, l’imidacloprid è ritrovato con una frequenza del 20%, il clorantraniliprolo con l’11%. I fungicidi più frequenti sono boscalid, dimetomorf e metalaxil-M con frequenze dal 14% al 10%.

Anche nelle acque sotterranee gli erbicidi triazinici e i loro metaboliti sono tra le sostanze più rinvenute. Il metabolita atrazina desetil-desisopropil, che può avere origine dalla degradazione di atrazina e terbutilazina, è la sostanza più rinvenuta, con una frequenza del 21%. Il metabolita metolaclor-esa è rinvenuto nel 19% dei campioni. Rilevante la presenza di insetticidi, flonicamid e clorantraniliprolo sono presenti con frequenze del 20 e 10%, gli insetticidi neonicotinoidi imidacloprid, clothianidin e tiametoxam sono presenti con frequenze comprese tra il 9 e 8%. Infine si nota il ritrovamento dei fungicidi carbendazim, fenarimol e triadimenol con frequenze dell’11-8%.

Il monitoraggio è tuttora concentrato soprattutto su alcuni erbicidi e insetticidi inseriti nell’elenco delle sostanze prioritarie. Molte di queste sostanze non sono più in commercio da tempo, tuttavia a causa della loro pericolosità, è prevista la loro ricerca per legge.

Sostanze che superano i limiti.

Nelle acque superficiali il maggior numero di superamenti è dato dal glifosate e dal metabolita AMPA, superiori agli SQA rispettivamente nel 21,7% e nel 54,3% dei siti monitorati. La frequenza di non conformità di queste sostanze è considerevolmente superiore a quella delle altre sostanze. Da segnalare per frequenza l’erbicida metolaclor e il suo metabolita metolaclor-esa sopra i limiti nel 3,3% e nel 5,3% dei siti, nonché dei fungicidi dimetomorf e azossistrobina superiori ai limiti nel 1,7 e 1,4% dei casi.

Nelle acque sotterranee il numero più elevato di casi di non conformità, pari al 3%, è dato dal fungicida carbendazim. Si riscontra, anche nelle acque sotterranee, la presenza di glifosate e AMPA superiori ai limiti nel 2% e nel 1,6% dei casi. Rilevante la presenza dell’erbicida bentazone (1,7%), dei metaboliti di erbicidi atrazina desetil desisopropil (1,4%) e 2,6-diclorobenzammide (1,1%) e dei fungicidi triadimenol, oxadixil e metalaxil superiori ai limiti nello 0,8% dei punti. Tutte sostanze che anche negli anni passati erano tra quelle più spesso superiori ai limiti.

 

Problematiche emerse – Per alcune sostanze la frequenza di ritrovamento, la diffusione e il superamento dei limiti, pongono un problema, in alcuni casi di dimensione nazionale.

Nel capitolo sono descritti i risultati relativi alle sostanze più frequentemente rilevate nelle acque e per le quali è stato riscontrato un maggior numero di superamenti dei limiti previsti dalla norma.

Glifosate: Il Glifosate è l’erbicida più utilizzato in Italia e nel mondo ed è uno dei contaminanti principali delle acque. La sostanza è attualmente approvata in EU. In Italia, dal 2016, ne è stato vietato l’uso nei luoghi pubblici, nel periodo che precede il raccolto e l’impiego non agricolo nelle aree vulnerabili (DM 193/2016). Nel 2018 l’erbicida e il suo metabolita AMPA sono cercati in 11 regioni, con questi risultati: glifosate è presente nel 68,9% dei 605 punti di campionamento delle acque superficiali, sopra agli SQA nel 21,7% dei casi. Nelle acque sotterranee è presente nell’11,7% dei 785 punti, di cui il 2% non conformi. AMPA è la sostanza più frequentemente ritrovata nelle acque superficiali (82,5% dei siti) e che più spesso supera gli SQA (54,3% dei siti). Nelle acque sotterranee è presente nel 7,1% dei siti, con superamenti nell’1,6% dei casi.

Neonicotinoidi: I neonicotinoidi sono la classe di insetticidi più utilizzata a livello mondiale e largamente impiegata anche in Italia. Uno studio (TFSP, 2015) evidenzia come queste sostanze siano tra i principali responsabili della perdita di biodiversità. L’elevata persistenza, la solubilità in acqua e la mobilità, unite al largo impiego, hanno determinato una contaminazione ambientale diffusa. In seguito alla moria di api, per tre di questi insetticidi, clothianidin, thiamethoxam e imidacloprid, nel 2013 è stata vietata la concia delle sementi e il trattamento delle coltivazioni attrattive nei confronti delle api (Reg. UE 485/2013). A febbraio 2018, sulla base di nuovi studi sul rischio per le api, la Commissione ne ha disposto il bando per tutti gli usi esterni alla serra. Attualmente clothianidin e thiamethoxam sono fuori dal mercato, per scadenza dei termini autorizzativi. Un altro neonicotinoide uscito dal mercato, con il recente regolamento del 13 gennaio 2020, è thiacloprid (Reg. EU 2020/23). La sostanza è stata riconosciuta come interferente endocrino. Nel 2015 cinque di queste sostanze sono state inserite dalla UE nell’elenco di controllo (Watch List – WL) tra le sostanze da sottoporre a monitoraggio in quanto sulla base delle informazioni disponibili, potrebbero presentare un rischio significativo per l’ambiente acquatico. I cinque neonicotinoidi inseriti nella WL sono: imidacloprid, thiacloprid, thiamethoxam, clothianidin, acetamiprid. Il mantenimento nell’elenco di controllo è stato confermato nel 2018 (Dec. UE 2018/840). Tutte le sostanze sono state trovate nelle acque, l’imidacloprid anche con superamenti degli SQA.

Triazine: Gli erbicidi triazinici e alcuni loro metaboliti sono tra le sostanze più rinvenute nelle acque. L’atrazina non più utilizzata in Italia dagli anni ’90 è ancora largamente presente, soprattutto nelle acque sotterranee: nell’8,7% dei 2.459 punti con 4 superamenti degli SQA. Frequenti sono i metaboliti dell’atrazina. Si segnala, in particolare, la presenza di atrazina-desetil desisopropil nelle acque sotterranee in 7 casi (1,4%) sopra SQA. Queste sostanze sono tra le più frequenti nelle miscele nelle acque superficiali e sotterranee. La terbutilazina e il metabolita terbutilazina-desetil come in passato sono tra le sostanze più frequenti nelle acque superficiali e sotterranee. Sono presenti in gran parte del territorio nazionale, particolarmente nell’area padano-veneta. La terbutilazina supera gli SQA in 3 e 4 casi nelle acque superficiali e sotterranee. La terbutilazinadesetil supera i limiti normativi in 2 punti delle acque sotterranee. Si registra un superamento nelle acque superficiali anche per il metabolita 2-idrossiterbutilazina.

Clorpirifos e clorpirifos-metile: Clorpirifos e clorpirifos-metile sono insetticidi organofosforici con effetto neurotossico a largo spettro d’azione, inibiscono l’acetilcolinesterasi, un enzima fondamentale per il funzionamento del sistema nervoso. Utilizzati da lungo tempo su un numero considerevole di colture agricole e anche come biocidi, la loro pericolosità per effetti nello sviluppo neurologico dell’uomo è stata messa in evidenza da vari studi scientifici. Sulla base della nuova valutazione EFSA commissionata dalla Commissione europea, le due sostanze sono state recentemente vietate (Reg. 2020/17/EU; Reg. 2020/18/EU). Entrambe le sostanze sono rinvenute nelle acque, il clorpirifos, che appartiene all’elenco delle sostanze prioritarie, anche a concentrazioni superiori agli SQA nelle acque superficiali (0,3% dei siti di monitoraggio). Diffusa è la loro frequenza di ritrovamento in miscela, sia nelle acque superficiali che sotterranee.

Sulcotrione: Erbicida candidato alla sostituzione per i possibili rischi per la salute, è attualmente autorizzato su un’ampia varietà di colture. La sua presenza è frequentemente riscontrata, con superamento dei limiti in 5 stazioni delle acque superficiali (1,4% dei siti di monitoraggio) e in una sotterranea.

Clorantraniliprolo: Insetticida utilizzato per controllare un ampio spettro di parassiti su una serie di colture, tra cui patata e cotone. I dati 2018 confermano la presenza soprattutto nelle acque sotterranee (9,6% dei campioni), si registrano 4 superamento degli SQA e un superamento nelle acque superficiali.

Carbendazim: Il carbendazim è un fungicida non più autorizzato a partire dal 2014, per l’elevato pericolo per la salute dell’uomo. Per via della sua persistenza, è la sostanza che più frequentemente supera gli SQA nelle acque sotterranee, 16 punti di monitoraggio il 3% del totale. Si registra un superamento anche nelle acque superficiali. È presente nel 10,9% dei campioni delle acque sotterranee e nel 6,4% di quelle superficiali.

     La presenza di pesticidi nell’ambiente, oltre a rappresentare un rischio per gli ecosistemi, pone problemi anche per l’uomo. L’uomo può assimilare sostanze chimiche pericolose attraverso gli alimenti e l’acqua, ma anche attraverso le vie respiratorie e la pelle (Fig. 10.1). Sebbene il monitoraggio non sia finalizzato al controllo dello stato di qualità delle acque destinate al consumo umano, la presenza di una contaminazione ambientale può costituire una sorgente di esposizione indiretta per la popolazione.

Un’analisi di rischio per la salute dell’uomo, infatti, considera l’esposizione diretta ai pesticidi, come nel caso degli operatori agricoli, ma anche in conseguenza ai trattamenti effettuati a ridosso di aree frequentate dalla popolazione, e tiene anche conto dell’esposizione indiretta attraverso la contaminazione ambientale. Per valutare il rischio delle sostanze pericolose si confronta la concentrazione a cui l’uomo o l’ambiente sono esposti con quella che può generare un pericolo. I rischi si considerano controllati quando i livelli d’esposizione a una certa sostanza sono inferiori a quelli considerati sicuri.

Residui di pesticidi sono presenti nel 77,3% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 35,9% di quelle sotterranee (capitolo 5). Si analizza il dato in termini di concentrazione massima di pesticidi totali rispetto a determinate soglie di concentrazione (Fig. 10.2 e 10.3), al fine di riflettere sullo stato dei corpi idrici e le possibili ripercussioni ambientali.

Nelle acque superficiali, il 33,2% dei punti di monitoraggio hanno una concentrazione totale inferiore a 0,1 µg/L, nelle sotterranee la percentuale corrisponde a 20,6%. La soglia rappresenta, come noto, il limite di concentrazione delle singole sostanze nelle acque potabili ed è anche il limite generico di qualità ambientale delle acque superficiali, quando non è presente un limite specifico. D’altra parte, spesso, le acque per il consumo umano sono prelevate dagli stessi corpi idrici controllati nel monitoraggio. È necessario perciò tenere presente che la DQA richiede che gli Stati membri provvedano alla protezione dei corpi idrici “al fine di impedire il peggioramento della loro qualità per ridurre il livello della depurazione necessaria alla produzione di acqua potabile.” I punti di monitoraggio, in cui la concentrazione dei pesticidi totali non supera tale valore soglia, sono generalmente conformi ai limiti normativi. Tuttavia, per le numerose incertezze, sia riguardo alla completezza del monitoraggio, sia riguardo alla pericolosità delle sostanze, che può non essere adeguatamente rappresentata da uno SQA generico, si rende opportuno prendere consapevolezza della presenza di una contaminazione indotta dall’uomo e quindi non naturale.

Il limite di 0,5 µg/L è quello stabilito per i pesticidi totali nelle acque potabili. Il 19,6% dei punti delle acque superficiali e l’11,8% delle sotterranee hanno una contaminazione compresa tra 0,1 e 0,5 µg/L. L’eventuale uso dei corpi idrici come fonte di acqua potabile, potrà richiedere almeno per alcune sostanze interventi di abbattimento delle concentrazioni. Nei casi di concentrazioni superiori a 0,5 µg/L l’utilizzo del corpo idrico per l’alimentazione dell’uomo, renderà necessari interventi di potabilizzazione delle acque (24,4% dei punti per le superficiali e 3,5% per le sotterranee).

Il valore di 1 µg/L è il limite ambientale applicabile alla somma dei pesticidi nelle acque superficiali. Nel 16% dei casi la concentrazione misurata è superiore al limite, per le acque sotterranee i punti sono il 2%.

 

Dati di vendita dei prodotti fitosanitari.

Le vendite di prodotti fitosanitari sono in diminuzione, indice di un più cauto impiego delle sostanze chimiche in agricoltura, dell’adozione di tecniche di difesa fitosanitaria a minore impatto e dell’aumento dell’agricoltura biologica.

I dati nazionali di vendita dei prodotti fitosanitari presentati sono forniti dall’ISTAT (ISTAT, 2019) e provengono dalle imprese di commercializzazione. Dal 2009 al 2018 si è verificata una sensibile diminuzione delle quantità messe in commercio (Fig. 12.1), nonostante alcune oscillazioni nel periodo 2013 – 2015. I prodotti fitosanitari sono passati da 147.473 a 114.396 tonnellate (decremento del 22,4%), i principi attivi hanno avuto un calo maggiore, passando da 74.137 a 54.156 tonnellate, (decremento del 27%).

I prodotti fitosanitari sono suddivisi in 5 categorie (fungicidi, insetticidi e acaricidi, erbicidi, vari e biologici). Nel 2018 il 57,8% del totale dei principi attivi è costituito dai fungicidi (Fig. 12.2 e Tab. 12.1).
Nell’ordine seguono i vari (18,6%), gli erbicidi (12,7%), gli insetticidi e acaricidi (9,9%) e i biologici (0,9%).

Per quanto concerne le classi di tossicità, nel 2018 i prodotti “molto tossici e tossici” rappresentano il 4,3% del totale, i “nocivi” il 26,6% e i “non classificabili” il restante 69,1% (Fig. 12.3). Nel periodo 2009-2018 la quantità di prodotti molto tossici e tossici si è ridotta del 5,7% e quella dei non classificabili del 31,1%; viceversa, i prodotti nocivi sono aumentati del 10,2%.
La diminuzione delle vendite dei prodotti più pericolosi sembra evidenziare un’evoluzione
dell’agricoltura verso pratiche più sostenibili. Questo andamento è favorito dagli orientamenti della politica agricola comunitaria e nazionale e dagli incentivi economici concessi in ambito comunitario ai fini dell’adozione di tecniche agricole a basso impatto e della valorizzazione delle produzioni agricole e di qualità.

Tra le sostanze più vendute nel periodo 2016-2018 (Tab. 12.3), oltre ai composti inorganici, ci sono, con quantità in media superiori alle 1.000 tonnellate/anno: glifosate, 1,3 dicloropropene, metam-sodium, mancozeb e fosetil-alluminio.

 

     Sono diminuite anche le vendite nazionali di prodotti fitosanitari per unità di superficie agricola utilizzata (SAU), passando dai 5,8 kg/ha del 2009 ai 4,3 kg/ha del 2018 (Tab.12.2). Le regioni che nel 2018 utilizzano quantità di sostanze per ettaro di SAU superiori al valore nazionale sono: Veneto, Trento, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Bolzano, Sicilia e Piemonte (Fig. 12.4).

 

Conclusioni.

Il monitoraggio ambientale indicato nel Rapporto evidenzia criticità che dovrebbero essere prese in considerazione dalle attuali procedure di autorizzazione delle sostanze, mediante valutazioni retrospettive dei dati.

La presenza di miscele di sostanze nelle acque è uno degli aspetti più critici evidenziati dal monitoraggio. Sono state trovate fino a un massimo di 58 sostanze diverse contemporaneamente. È necessario, inoltre, considerare che spesso nelle acque sono presenti miscele di sostanze, la cui composizione non può essere conosciuta a priori, ancor più se si considera l’elevato numero di sostanze utilizzate e le innumerevoli possibili combinazioni. A questa incertezza vanno aggiunte le lacune conoscitive in tema di effetti cumulativi, soprattutto riguardo alle modalità di azione delle sostanze, come affermato dai comitati scientifici della Commissione Europea (SCHER/SCCS/SCENIHR, 2012).

Il monitoraggio segnala una presenza diffusa di pesticidi nelle acque, con un aumento nel tempo delle frequenze di rilevamento, correlate, tuttavia, all’efficacia del monitoraggio.

Diversi studi attestano le dinamiche estremamente lente con cui i pesticidi si muovono nel suolo e indicano che la contaminazione delle acque sotterranee può avvenire anche a distanza di anni dall’uso, anche quando questo non è più praticato.
Un fattore finora non sufficientemente considerato è, inoltre, la reale persistenza di certe sostanze, che insieme alle dinamiche idrologiche molto lente rende l’inquinamento ambientale difficilmente reversibile.

 

L’inquinamento chimico segue vie complesse e difficili da prevedere, la risposta
dell’ambiente, inoltre, risente della persistenza delle sostanze e delle dinamiche
idrologiche spesso molto lente, specialmente nelle acque sotterranee, che
possono determinare un accumulo di inquinanti, e un difficile ripristino delle
condizioni naturali.

Alberto Speciale

 

 
 
Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here