Il Governo non riesce a dare garanzie di lavoro agli specializzandi

 
 

LETTERE ALLA REDAZIONE

C’eravamo anche noi questa mattina ad ascoltare i “camici grigi” che manifestavano oggi in piazza Bra giustamente contro il pasticcio combinato dal Ministero dell’Università e della Ricerca che ritarda l’ingresso in corsia di nuovi medici e li mette in grave difficoltà ed incertezza.

Ancora una volta, e nonostante proprio la Sanità debba essere la priorità in piena pandemia, il Governo si contraddistingue per inefficienza e confusione.

La situazione delle assegnazioni delle borse di specializzazione di medicina quest’anno è stata una vera vergogna: Azione dentro e fuori il Parlamento sta seguendo la vicenda da maggio e ancora prima con “Operazione Sanità” da novembre scorso (pre-Covid) per far comprendere la gravità del fenomeno dell’imbuto formativo per le professioni sanitarie.

Ieri il Ministro Manfredi ha assicurato che il 15 gennaio 14.500 specializzandi entreranno in corsia, tralasciando il fatto che altri 10mila medici in più sarebbero potuti entrare già da quest’anno in ospedale se solo si fossero bandite tutte le borse di studio come chiediamo da mesi.

Da luglio ad oggi si sono susseguiti una serie di ritardi e rimandi inaccettabili che hanno visto annunci di cambio tempistiche il giorno stesso delle scadenze (anche alle 22:00 di sera). Da maggio si sapeva che ci sarebbero state difficoltà di tipo giuridico a causa dei ricorsi e non si è comunque riusciti a gestire la situazione in maniera dignitosa.

Basta parlare con uno qualsiasi dei tanti “camici grigi” di Verona in attesa della borsa di specializzazione, per avere conferma che i disagi sono stati e continuano ad essere molti: cambio di posizione in graduatoria (ancora provvisoria) 4 volte, impossibilità di accettare un lavoro (sostituzione o guardia medica) causa limite di tempo dei giorni di preavviso per interrompere il servizio, difficoltà nel trovare una casa nel giro di pochi giorni (per giunta durante le feste natalizie e con tutte le limitazioni in essere causa Covid).

Quello che chiedono è semplicemente dignità e rispetto per il loro diritto di lavorare e continuare a formarsi. Come Verona in Azione abbiamo dato la nostra disponibilità a sostenere la mobilitazione dei giovani medici, che hanno fatto il concorso e aspettano di sapere come organizzare la loro vita. Continueremo a Verona e a Roma la nostra battaglia in sostegno loro e di tutto il Servizio Sanitario Nazionale che si trova con sempre meno risorse a dover fronteggiare enormi difficoltà (anche in periodo di non pandemia), basti pensare che già prima di marzo scorso in Italia ci volevano otto mesi per una visita oncologica e tredici per una mammografia. Per tutte queste ragioni per noi il tema della sanità resterà

Azione Verona

 
 

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