Il Catullo non decolla: non è più il momento degli indugi

 
 

Per l’Aeroporto Catullo è finito il tempo degli indugi. Dopo l’emergenza Coronavirus, è il momento di impostare un modello di sviluppo strategico per permettere a Verona con la sua provincia di ripartire. 

Apindustria Confimi Verona s’inserisce nel dibattito sul futuro della città: «Il sindaco Sboarina ha di recente richiamato la classe dirigente scaligera a svolgere il ruolo di motore propulsivo e propositivo per evidenziare soluzioni utili a superare la crisi economica e sociale in atto e gettare le basi per un’immediata ripresa delle attività», spiega il presidente dell’Associazione delle piccole e medie imprese, Renato Della Bella.

Nella scacchiera delle strategie c’è lo scalo veronese: infrastruttura che deve riaffermare la propria centralità con autonomia di progettazione e strategia, considerata la posizione geografica al centro naturale del sistema economico del bacino del Garda e della linea dell’Adige (da Bolzano a Verona fino a Mantova e Brescia con Montichiari). 

Sulla questione gli operatori economici del territorio devono avere voce in capitolo: «Nell’assemblea tenutasi a fine 2019, Apindustria Verona ha posto con forza il problema chiedendo alla politica di dare risposte sulle scelte da fare per l’immediato rilancio. Risposte che ad oggi non sono arrivate», segnala. A breve dovranno essere rinominati i componenti del Cda dell’aeroporto scaligero: «Apindustria auspica che, nell’effettuare tali nomine, la politica adotti criteri di scelta orientati verso soggetti di spessore e capacità tecnico progettuali che incarnino le aspettative di coloro che hanno a cuore lo sviluppo di Verona e soprattutto una visione e un progetto per il futuro dell’aeroporto che lo porti a superare la fase di stallo in cui si è trovato in questi anni», sottolinea.

Polemiche politiche e gestionali non sono una novità: «In passato i problemi economici hanno obbligato a ricercare accordi “gestionali” con Save, cioè con chi gestisce lo scalo di Venezia, per garantirne la sopravvivenza. Adesso è necessaria un’analisi seria di quanto avvenuto, o non avvenuto, per riprogettare il destino dell’aeroporto, promuovendo un confronto sistematico con le parti sociali al fine di ridare a questa infrastruttura quel ruolo di fondamentale motore per la crescita del sistema Verona: un grande aeroporto per una città che vuole definirsi tale». 

Al di là delle promesse fatte al momento di entrare nel capitale del Catullo, prosegue, Save ha attuato una politica che ha favorito più Venezia che Verona: «Vale la pena ricordare che nella società che gestisce il Catullo, Aerogest srl, la maggioranza è in mano a soci pubblici, nominati dalla politica – conclude –. Il partner industriale Save, vista la debolezza degli enti pubblici, è il vero stratega delle scelte dell’aeroporto Catullo e ha sempre avuto come primo pensiero lo sviluppo di Venezia. Altro che sistema aeroportuale del Nord-Est…».

 
 

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