Il 40% dei contribuenti veronesi dichiara meno di mille euro netti mensili

 
 

Cosa succederà nel territorio Veronese quando l’emergenza sanitaria sarà definitivamente archiviata e i cittadini dovranno fare i conti con la devastante crisi economica? Difficile prevederlo. L’unica cosa certa è che anche nel territorio scaligero le diseguaglianze sociali rischiano di ampliarsi a causa dell’epidemia, creando un gap sempre più insanabile fra diverse fasce sociali della popolazione residente.

A lanciare l’allarme è il sindacato dei pensionati (Spi) della Cgil di Verona che ha preso in esame l’indagine realizzata dallo Spi del Veneto sui dati diffusi di recente dal Ministero dell’Economia e della Finanza (dichiarazioni 2019 su anno di imposta 2018).

Secondo la ricerca – che verrà utilizzata dal sindacato nell’ambito della negoziazione sociale sul territorio regionale – è evidente come l’iniqua distribuzione della ricchezza e un eccessivo livello di evasione fiscale possano rappresentare un grande freno alla ripartenza post virus.

In provincia, il reddito medio si attesta sopra i 20.667 euro lordi annui in leggero aumento rispetto al 2017 quando l’importo era di 20.144 euro. Però circa due contribuenti su cinque (il 39,4% del totale, poco meno di 280 mila veronesi) dichiarano entrate inferiori ai mille euro netti mensili (15 mila euro lordi annui). A questo “esercito” appartengono soprattutto lavoratori dipendenti e pensionati. I primi hanno denunciato redditi medi di poco superiori ai 21 mila euro, corrispondenti a poco più di 1.200 euro netti mensili. Ai pensionati va peggio, con un assegno medio di 17.641 euro lordi annui, che al netto si trasforma in una cifra mensile inferiore ai mille euro.

Va meglio invece gli imprenditori in contabilità ordinaria, con un reddito medio di 41.446 euro lordi annui, contro i 38.678 dell’anno prima, e soprattutto gli autonomi che vedono la loro dichiarazione passare da 49.990 euro lordi annui a 52.656.

Le diseguaglianze sociali nel Veronese (ma anche il livello di evasione fiscale) sono ancora più evidenti se analizziamo la distribuzione della ricchezza che nel 2019 ammonta a 14 miliardi e 300 milioni di euro. Circa il 13% di questo importo viene suddiviso fra il 40% dei contribuenti scaligeri, quelli che dichiarano meno di 15 mila euro lordi annui. Un altro 16%, di contro, finisce nelle tasche di una esigua fascia di persone, quel 2,6% di contribuenti che denuncia oltre 75 mila euro lordi.

 
 

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